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Il ruolo del servizio pubblico tra convergenza digitale e e-government

di Rossella Romano


Ridurre il "digital devide" sembra l'obiettivo di fondo che accompagna i workshop di questo Terzo Forum Globale. Nell'era telematica, la produzione di contenuti diventa un aspetto cruciale perché il processo di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica si sviluppi in maniera democratica.

La convergenza digitale rappresenta una sfida positiva per i governi: potenziare le tecnologie della comunicazione significa, da un lato, offrire ai cittadini soluzioni che siano familiari e di facile uso e, dall'altro, aiutare i governi a raggiungere un numero di persone come mai in precedenza. I multimedia interattivi a banda larga e le tecnologie wireless sono un'importante opportunità per i governi per servire meglio i cittadini ed avvicinarli alle attività dello Stato.

Un nuovo scenario che è stato discusso nel workshop "ICT e convergenza: il ruolo di televisione, radio e Internet di prossima generazione", un interessante dibattito sulle prospettive tecnologiche della convergenza e i suoi risvolti economici e sociali, che ha visto la partecipazione di Enzo Cheli, presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Stefano Rodotà, Presidente del Garante per la Protezione dei Dati Personali, Sergio Antocicco, vice presidente Commissione Telecomunicazioni e IT della Camera di Commercio Internazionale, Bernard Spitz, docente di Economia delle Comunicazioni Digitali presso la Sorbona di Parigi, André Vitalis, docente presso il Centro Studi sui Media e l'Università M. de Montaigne di Bordeaux 3 e il presidente della RAI, Roberto Zaccaria.

Enzo Cheli ha voluto aprire il dibattito ponendo una serie di quesiti sui possibili modelli di sviluppo della convergenza, soprattutto nell'ambito del digitale terrestre. Primo quesito: "Quale tipo di approccio scegliere per veicolare i servizi? Gratuito e universale, oppure più orientato al profitto degli operatori? Può esistere una terza via?". L'altro interrogativo riguarda la disciplina normativa da adottare. "Dovrà essere di tipo soft e ridotta ai minimi termini oppure occorrerà privilegiare una strategia forte?". E ancora, "quale sarà la tecnologia di riferimento? La televisione, il computer, i sistemi wireless?"

"È difficile fare delle previsioni sugli scenari possibili", ha sottolineato il prof. Bernard Spitz, "ma possiamo immaginare la portata che tali cambiamenti avranno soprattutto a livello sociale". Non c'è dubbio che i produttori di contenuti, siano essi gli operatori della televisione, della telematica o delle telecomunicazioni, avranno un ruolo cruciale e, soprattutto, dovranno caricarsi di una grande responsabilità: garantire il pluralismo e la democrazia, offrendo contenuti e servizi in grado di soddisfare le esigenze dei diversi tipi di pubblico.

"Nello scenario della convergenza digitale e multimediale, il ruolo del servizio pubblico non può restare quello tradizionale che abbiamo conosciuto sino ad ora", osserva Roberto Zaccaria, "ed è fondamentale che i broadcaster pubblici siano competitivi perché il loro scopo è di rivolgersi al pubblico più ampio possibile". E aggiunge, "nessuna altra impresa, se non le media companies pubbliche, sono in grado di offrire in maniera equilibrata un mix di intrattenimento, cultura e informazione, esprimendo i bisogni di tutti".

In questa nuova prospettiva, il servizio pubblico quindi deve avere la responsabilità di garantire l'accesso alle informazioni al grande pubblico di massa, non nicchie riservate. Il divario tecnologico, d'altronde, è anche questo.