C'è del web in Danimarca
L'amministrazione danese all'avanguardia
nell'informatizzazione. Prossimi obiettivi: acquisti pubblici online
e piena integrazione dei servizi
di Georgia Garritano
Tutte le istituzioni hanno un sito Internet. Nell'82 per cento
delle amministrazioni pubbliche la posta elettronica è diventata un
mezzo di comunicazione ordinario. Il 70 per cento dei cittadini
possiede un computer e il 50 per cento dispone di un accesso a
Internet da casa. Tre quarti della popolazione si collega al web dal
posto di lavoro. L'81 per cento delle aziende con più di quattro
dipendenti ha accesso alla rete e la metà ha messo online un
proprio sito.
Tutto questo succede in Danimarca. Il piccolo paese nordico è
già una realtà dell'information society nel continente europeo.
Non a caso è lo Stato che nel 2000 ha fatto registrare la spesa pro
capite più alta per l'informatizzazione: 317 euro (contro i 78
dell'Italia), oltre 600mila lire (contro poco più di 150mila nel
nostro paese).
È quanto emerge dal seminario sull'e-Europe organizzato
nell'ambito del Global forum, che si sta rivelando anche una
costruttiva occasione di confronto tra i paesi membri dell'Unione,
un momento di verifica dei piani di azione nazionali rispetto al
programma e-Europe 2002 varato dalla Commissione europea.
A illustrare le strategie elaborate dall'amministrazione danese
per realizzare l'e-government e i progressi compiuti in questa
impresa è Kim Brinckmann, coordinatore nazionale delle politiche
dell'Itc. "Bisogna innanzitutto comprendere le ragioni di
questa rivoluzione" - afferma - "bisogna chiedersi:
perché costruire il governo elettronico?".
"Per erogare servizi migliori, cioè più facili da
ottenere, più aggiornati e più trasparenti e per ottenere
risultati più rapidamente e con minori risorse". Questa la
risposta, chiara e sintetica, che può valere come spiegazione
generale, al di là degli orizzonti locali, per far capire anche ai
più scettici di fronte a quale cruciale passaggio ci troviamo.
Nonostante i successi conseguiti, Brinckmann non nasconde che
c'è ancora molto lavoro da fare. Innanzitutto, come ha recentemente
osservato anche la Commissione europea, per i governi gli acquisti
elettronici non sono ancora una realtà. In Danimarca, benché molti
comuni, a cominciare dalla capitale Copenhagen, forniscano numerosi
servizi online, dal cambio di residenza all'attribuzione degli
assegni familiari, ancora pochi invece ricorrono alle transazioni in
rete per le spese dell'amministrazione. A questo proposito, il
governo ha varato un piano mirato, un portale per gli acquisti
pubblici, che sarà pronto nella seconda metà di quest'anno e che
servirà per l'approvvigionamento di ventidue categorie di merci. In
secondo luogo, il ritardo della firma digitale (già operativa,
invece, in Italia) ha frenato un ulteriore sviluppo della
telematizzazione dei servizi.
Infine, e anche questa questione ha una rilevanza globale,
l'esponente danese sottolinea la necessità di realizzare una vera
integrazione tra i diversi livelli amministrativi. L'obiettivo è
quello di trovare una convergenza verso soluzioni omogenee che non
costringano i cittadini a misurarsi con decine di sistemi
differenti.
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