E-government, il sud del mondo a Napoli per imparare che cos'è
Di Mario Ferrari
Non è ancora cominciato ufficialmente il terzo forum sull'e-government,
ma già a Napoli si è cominciato a parlare di digital device,
democrazia elettronica e nuove frontiere della politica digitale.
Ieri hanno, infatti, preso inizio una serie di seminari, la parte
forse meno appariscente di questo forum, ma senz'altro la più
concreta e che forse proprio per questo evita le luci della ribalta
e della polemica. Quattro seminari, dei ventuno previsti fino a
domani, nei quali era forte la presenza di delegati dei paesi del
cosiddetto "terzo mondo", a cui è diretto in massima
parte questo terzo Global Forum.
Imparare a collegarsi ad Internet anche senza infrastrutture di
tipo terrestre (satellite), ambasciate virtuali, requisiti morali
prima ancora che logistici per un e-government efficace, esempi
concreti che provengono dal nord del mondo: di questo si è parlato
in questi primi seminari di ieri. Il primo, molto tecnico, dal
titolo "la realizzazione dell'e-government" si è basato
sulle conoscenze, le qualifiche e le infrastrutture necessarie per
arrivare ad offrire servizi telematici e garantire a tutti l'accesso
alle reti della pubblica amministrazione.
Più politico il secondo, "Le strategie e le priorità dell'e-government
nei paesi in via di sviluppo" che ha puntato l'accento sulle
qualità morali, prima ancora che tecniche, necessarie per questo
salto tecnologico nel mondo della pubblica amministrazione: si è
parlato quindi di trasparenza, di responsabilità ed efficienza come
di requisiti fondamentali per questa rivoluzione per il momento solo
annunciata. Infine, "Collaborazioni tra il settore pubblico e
privato", dove sono stati presentati alcuni esempi concreti
come la carta elettronica di Venezia che permette anche ai turisti
di effettuare pagamenti e accedere ai servizi on line. Tutto questo
per rimarcare ancora una volta che nell'epoca dell'e-government
molte barriere tra pubblico e privato sono destinate a cadere; in
realtà, è sempre più spesso lo stato che si pone come azienda
privata, con vere e proprie strategie di marketing e delegando ai
privati la concreta realizzazione dei servizi offerti.
Forti contraddizioni, dunque, tra una globalizzazione
"buona", che mette al suo centro i paesi del sud del
mondo, e una, almeno a sentire i contestatori, "cattiva",
dove a globalizzarsi sono solo i profitti delle solite
multinazionali e dei grandi colossi delle telecomunicazioni alle
spalle dei paesi più poveri. I seminari proseguono oggi e domani,
incentrandosi sul territorio (cartografia elettronica), sul
patrimonio artistico e sui problemi legati agli enormi flussi di
dati che la digitalizzazione prevede. Nell'attesa che cominci il
forum, una considerazione: una volta tanto, l'Italia ha qualcosa da
insegnare agli altri paesi, e non solo a quelli del sud. Il nostro
paese, infatti, risulta all'avanguardia nelle applicazioni di
e-government, dal fisco on line alle prime concrete sperimentazioni
di carte d'identità elettronica.
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