"Qui ci vogliamo tutti bene"
Street parade, tra festa e protesta. E Napoli
diventa come Seattle
di Mario Ferrari
Comincia il forum, comincia la contestazione. Tremila secondo la
questura, cinquemila secondo gli organizzatori, sono scesi in
piazza, a pochi metri dai luoghi ufficiali del global forum, per
protestare contro "lo strapotere delle multinazionali
dell'informazione".
Cominciamo con la cronaca: gli incidenti tanto temuti alla
vigilia non ci sono stati. Imponente lo spiegamento delle forze
dell'ordine che, tra Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza,
hanno strettamente pattugliato il percorso del corteo. Solo qualche
attimo di tensione, quando una pattuglia dei carabinieri è
sfrecciata a tutta velocità tra la folla rischiando di investire
alcuni manifestanti, provocando la reazione di qualche testa calda.
"Ci stanno intimidendo" Stefania, mano nella mano del suo
fidanzato, è spaventata. "Migliaia di poliziotti come se
fossimo dei criminali. Non hanno capito che qua ci vogliamo tutti
bene". Per il resto, la manifestazione è stata una vera e
propria festa, tra carri allegorici (dove, per esempio, l'Ocse era
raffigurata come un ragno nero), tamorre e potenti altoparlanti che
pompavano musica a tutto volume.
La sinistra napoletana è scesa in piazza per protestare contro
il terzo forum sull'e-government, e soprattutto contro tutto quello
che esso rappresenta: una società, ci spiega Marcello, uno degli
organizzatori della manifestazione, "dove globalizzare
significa concentrare nelle mani di pochi soggetti (Ocse, Banca
Mondiale, le solite multinazionali) il controllo dei momenti
decisionali che appartengono ai popoli". Non credono neanche al
patrocinio dell'Onu, né tantomeno che la presenza dei delegati di
numerosi paesi del terzo mondo sia un segnale di reale
interessamento ai loro problemi: "non è così: basti pensare
che la maggior parte delle delegazioni è composta dai
rappresentanti delle multinazionali. Chi ha delegato i
delegati?" Ma allora, queste nuove tecnologie sono davvero
pericolose per la democrazia? "Più che di pericoli, io
parlerei di opportunità".
Francesco, che del movimento è un po' l'anima teorica, è
stanco dopo una giornata intensa, fatta di trattative con le forze
dell'ordine, comunicati ai giornali e lunghe discussioni con le
altre anime della manifestazione. Stanco, ma visibilmente felice per
la buona riuscita dello "Street Parade" "Noi non
siamo contro l'innovazione tecnologica, tutt'altro. Siamo stati i
primi ad usare le Reti, ai bei vecchi tempi delle Bbs, crediamo
fortemente nell'uso di Internet per l'attivismo politico: basti
pensare all'Esercito zapatista di liberazione nazionale, o
l'utilizzo che se ne è fatto da Seattle in poi per l'organizzazione
della protesta. Siamo a favore del Free Software, dell'open source,
perciò stiamo manifestando stasera. Fino a quando la Rete sarà
controllata da Microsoft non sarà possibile parlare di libertà: le
multinazionali hanno sostituito all'anarchico net-surfing il più
sicuro net-ferryng, attraverso il quale l'utente viene diretto verso
i lidi dorati dell'e-commerce". Analoghe perplessità nei
confronti dell'e-government: "ancora una volta, bisogna parlare
di rischi e di opportunità: l'opportunità è molto grande, ma non
in questo contesto politico. Il rischio è che ci sia un potere
della domanda, ma non della risposta. Mi spiego meglio: chi decide
quali sono i temi all'ordine del giorno? Cosa realmente chiedere ai
governi? Si corre il rischio di un plebiscitarismo on line, per non
parlare delle carte d'identità elettroniche che saranno al tempo
stesso carta di credito e strumento di controllo sociale".
Altre manifestazioni di protesta sono previste fino a
sabato, dove un altro corteo si snoderà per le strade di Napoli,
questa volta con la partecipazione anche dei disoccupati
organizzati, mentre oggi è in programma un Net-strike, ossia un
"blocco telematico" al sito di Fineco, uno dei simboli
della finanza italiana e mondiale. Due treni di manifestanti sono in
arrivo da Milano e da Palermo, proprio mentre finalmente il forum è
ufficialmente cominciato. Da ieri, Seattle è all'ombra del Vesuvio.
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