"L'e-government è la giusta strada per una corretta
globalizzazione"
La strategia Onu per l'e-government secondo
Nitin Desai, Sottosegretario Generale del Dipartimento di Economia e
Affari Sociali delle Nazioni Unite
di Rossella Romano
Quali sono le applicazioni dell'e-government?
Sappiamo che il governo esiste per fornire servizi ai
cittadini. L'e-government sostanzialmente utilizza le nuove
tecnologie, ed in particolare la rete Internet, per migliorare le
funzioni dello Stato. Facciamo un esempio: per richiedere la patente
o la carta di identità, un cittadino deve rivolgersi allo Stato. L'e-government
permette di usufruire di questi servizi senza essere costretti a
passare da un ufficio all'altro. Ma questo è solo un aspetto. Molto
più importante, è il fatto che l'e-government sia in grado di
concretizzare la democrazia perché consente alle persone di
organizzarsi e confrontarsi, divenendo in qualche modo una forza
molto più potente.
In che modo le tecnologie dell'informazione ed Internet
applicate all'amministrazione possono essere strumento di progresso
civile, economico e sociale per la crescita e lo sviluppo dei
popoli?
L'e-government può amplificare la loro voce, la voce dei
deboli: Internet ha il grande potere di mobilitare l'opinione
pubblica. In più d'una circostanza, i cittadini hanno potuto
influenzare le azioni dei governi perché si sono organizzati
attraverso la Rete. Ma prendiamo il caso dell'India: io sono di
Gujarat, la città colpita dal terribile terremoto nel gennaio
scorso: in quella circostanza, la potenza di Internet ha consentito
di sapere, nell'arco di 24 ore, cosa era successo in ogni singolo
villaggio dell'area colpita. Inoltre, ci ha aiutato ad organizzarci
in modo da contribuire alla ricostruzione: sono bastati pochi click
per spedire soldi. Questo è solo un esempio: più in generale, l'e-government
può aiutare i cittadini a partecipare in maniera più efficace e
diretta ai processi di governo.
L'e-government può garantire un corretto sviluppo del
processo di globalizzazione?
Rispetto alle problematiche poste dalla globalizzazione,
dobbiamo distinguere i rischi dell'e-government dai rischi della
globalizzazione. Secondo il mio punto di vista, l'e-government è
uno strumento che dà più potere ai cittadini, mentre la
globalizzazione è un fenomeno molto più complesso perché esiste
effettivamente il rischio di favorire i Paesi già ricchi o le
aziende già affermate. Ciò che dobbiamo fare in questi giorni a
Napoli è indirizzare l'attenzione verso coloro che sono rimasti
indietro e che ancora subiscono profondi conflitti sociali: l'e-government
può essere lo strumento per orientare il processo di
globalizzazione verso la direzione giusta.
Come pensate di affrontare il problema della "barriera
digitale"?
La "barriera digitale" è principalmente la differenza
che sta emergendo tra paesi ricchi e paesi poveri rispetto
all'accesso alle nuove tecnologie dell'informazione e della
comunicazione, anche se esiste una barriera all'interno dei singoli
paesi, ad esempio tra uomini e donne o tra ricchi e poveri. Ma
l'attenzione delle Nazioni Unite sulla "digital divide"
deve avere una ricaduta a livello globale. Computer, comunicazione e
sviluppo dei contenuti sono i tre aspetti che devono essere
affrontati per colmare la barriera digitale. Bisogna far in modo che
i paesi in via di sviluppo abbiano le infrastrutture e le conoscenze
necessarie per avviare l'alfabetizzazione informatica, i processi di
comunicazione e la formazione dei contenuti in maniera autonoma
rispetto ai paesi più avanzati. Nessuno di questi aspetti deve
essere trascurato, altrimenti falliremmo comunque il nostro
obiettivo perché favoriremmo uno sviluppo diseguale. Anche se i
paesi del Terzo Mondo avranno l'accesso ad Internet, c'è il rischio
che i contenuti verranno ancora da una sola parte, ovvero dai paesi
ricchi. Quando parliamo di barriera digitale, quindi, dobbiamo
riferirci a questi tre aspetti fondamentali e i paesi ricchi hanno
la responsabilità di creare le condizioni necessarie perché ciò
avvenga.
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