L'e-government come occasione per reinventare il governo
Nella relazione introduttiva al Global Forum,
Amato e Bassanini hanno dato ampio spazio al caso italiano
di Wanda Marra
"Things have to be done differently". La governance,
prima ancora di avere una e- davanti, deve seguire gli interessi
collettivi e non quelli di coloro che governano". Alla presenza
di 120 delegazioni di governi di tutto il mondo, 15 organizzazioni
internazionali, molti tra i massimi esperti di Ict, rappresentanti
delle più importanti Organizzazioni non governative, così il
Presidente del Consiglio Giuliano Amato ha aperto stamattina a
Napoli il Global Forum dedicato all'e-government.
Al centro del vertice, la discussione e il confronto su come
rendere le nuove tecnologie e il governo elettronico, strumento di
democrazia, crescita, sviluppo. Il compito di illustrare i temi, i
problemi, le motivazioni dell'incontro è stato svolto da Franco
Bassanini nella sua relazione introduttiva.
Il governo elettronico, nelle parole del ministro, si è
delineato come un'occasione unica e insostituibile di reinventare il
governo, tenendo conto della vera e propria rivoluzione causata
dalle tecnologie e soprattutto da Internet a livello economico,
sociale, politico. L'e-government, infatti, "non è più
soltanto il rinnovamento tecnologico del più corposo tra i settori
della vecchia economia, quello della pubblica amministrazione. Deve
essere invece considerato come l'insieme di quelle nuove azioni di
governo che consentono di rispondere adeguatamente, e
tempestivamente, alla richiesta di governo da parte degli attori
sociali ed economici - vecchi e nuovi - che cooperano e competono
sulle reti dei mercati globali".
Oggi per nessun Paese al mondo è possibile concepire un
programma di "reinventing government" senza legarlo ad una
precisa strategia di e-government, che permette "di realizzare
pienamente l'obiettivo di porre davvero l'amministrazione al
servizio del cittadino, di avvicinare l'amministrazione al
cittadino".
Al centro della conferenza intenazionale c'è la sfida al digital
divide, la speranza di stimolare un confronto e un'interazione tra
Paesi avanzati nell'uso delle nuove tecnologie e Paesi in via di
sviluppo.
Bassanini ha messo l'accento sui problemi da risolvere per
arrivare ad una società più democratica: la disparità nella
diffusione delle tecnologie e nell'alfabetizzazione informatica,
prima di tutto. Inoltre, il ministro ha insistito sulla necessità
di reinventare i modi di fare politica, costruendo alcuni livelli di
comunità politiche in grado di svolgere in un nuovo modo la
funzione di mediazione e di rappresentanza propria degli organismi
politici tradizionali.
Il caso italiano è stato al centro dell'analisi, come esempio di
un percorso possibile: il ministro ha sottolineato come il nostro
Paese abbia basato sulle nuove tecnologie una strategia d'azione
massiccia per reagire all'inefficienza delle amministrazioni
pubbliche, alla macchinosità delle procedure, alle asfissianti
procedure burocratiche. Infatti, il piano italiano per l'e-government
si propone di realizzare entro il 2002 la interoperabilità
telematica tra tutte le amministrazioni, introducendo strumenti come
la carta di identità elettronica per l'accesso ai servizi e la
firma digitale per la completa equivalenza giuridica dei documenti
informatici.
Esempio di merito e di metodo, la relazione di Bassanini ha
aperto la tre-giorni dedicati al governo elettronico: al centro dei
dibattiti, analisi teoriche e esempi concreti.
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