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Tra accuse e polemiche prosegue il dibattito su pedofilia e Internet

Il lato oscuro della Rete

· Il caso Torre Annunziata
· Le cifre del fenomeno pedofilia on line
· La risposta politica al pericolo pedofilia in Rete

Il caso Torre Annunziata

La polemica sul caso Torre Annunziata continua a mantenere viva l'attualità sul fenomeno pedofilia. E' di ieri la richiesta del ministro della Giustizia Piero Fassino di acquisire i materiali delle recenti dichiarazioni del procuratore Alfredo Ormanni su una presunta lobby di pedofili sostenuta a livello politico. Oggi la replica del procuratore che conferma in un'intervista al Giornale la sua tesi sull'esistenza di una lobby filo pedofili ma precisa che la sua polemica era contro l'"inerzia dei politici" e la "mancata reazione" del governo al fenomeno pedofilia. Stessa presa di posizione da parte del presidente di Telefono arcobaleno, don Fortunato di Noto, che rivela: "Mesi fa ho consegnato a Bianco (ministro degli Interni) un dossier con migliaia di siti pedofili. Non è stato fatto niente". La risposta del governo arriva dal sottosegretario agli Interni Massimo Brutti che ha annunciato inasprimenti di pena.

Ma cerchiamo di ripercorrere le tappe della vicenda La vasta indagine sulla pedofilia condotta dalla procura di Torre Annunziata ha origine due anni fa in seguito a una segnalazione di Telefono Arcobaleno. Presidente dell'associazione è don Fortunato Di Noto, sacerdote di Avola, in provincia di Siracusa, che da anni si dedica alla lotta contro la pedofilia e segnala alle polizie di tutto il mondo gli indirizzi Internet sospetti. Il primo indizio è un sito russo cui si accede a pagamento e mediante un sistema di parole chiave. Da questo punto di partenza si dirama un'inchiesta ad ampio raggio cui prendono parte i comandi di polizia delle telecomunicazioni di Napoli e Roma e don Di Noto in veste di consulente. Si ipotizza l'esistenza di un'organizzazione con base in Russia e una rete di contatti in Italia ma occorre un anno perché l'Interpol ottenga la collaborazione delle autorità locali.

Alla fine vengono individuati i gestori del sito: Dimitri Kuzentov, Dimitri Minaev e Andrei Ivanov. Capo dell'associazione a delinquere è Kuzentov, trentunenne uomo d'affari con precedenti penali, già arrestato per produzione e diffusione di materiale pornografico e rilasciato in seguito ad amnistia. L'organizzazione criminale è una vera e propria industria della violenza: rapisce bambini tra i due e i dodici anni, specialmente dagli orfanotrofi, e li filma mentre subiscono violenze o vengono addirittura uccisi. Individuati i responsabili si passa all'individuazione dei clienti attraverso i tabulati telefonici conservati dai server su richiesta della procura e la ricostruzione dei movimenti bancari. Nove persone, un russo e otto italiani, vengono arrestate, 400 ricevono un avviso di garanzia, 1690 sono indagate in tutto il mondo.

Dopo pochi giorni Kuzentov, rimasto in libertà perché i reati di cui è imputato sono coperti da amnistia, apre un nuovo sito in cui distribuisce gratuitamente le immagini pornografiche sequestrate. Tre degli arrestati italiani scelgono il patteggiamento e lasciano il carcere, con il parere favorevole della procura: le condanne non supereranno i due anni.

La procura di Torre Annunziata, guidata dal procuratore Alfredo Ormanni, si concentra sulla pista italiana, per accertare anche se esiste un collegamento tra questo commercio e la sparizione di alcuni bambini. Viene attivato un sito esca, una finta comunità virtuale di pedofili gestita da un "agente provocatore" della Guardia di Finanza, mentre Microsoft Italia elabora un sistema di identificazione degli iscritti.

Nonostante il successo dell'operazione le polemiche non tardano ad arrivare. Il procuratore Ormanni, prima di partecipare all'incontro del comitato della pubblica amministrazione sulla pedofilia a Napoli, dichiara che "in Italia esiste una vera e propria lobby pedofila, che potrebbe anche essere sostenuta a livello politico… Non si spiegherebbe altrimenti questo atteggiamento lassista da parte delle istituzioni di fronte a un problema così delicato". Don Fortunato Di Noto aggiunge che "qualcuno è piombato a bloccare le indagini"; dichiara di non voler più parlare con i magistrati e chiede un colloquio col presidente della Repubblica Ciampi. Sul ministero dell'Interno si scatenano le contestazioni politiche.

Le cifre del fenomeno pedofilia on line

Le polizie di tutto il mondo denunciano la comparsa di siti pedofili ad un ritmo impressionante: negli ultimi tre anni ne sono stati oscurati circa 23000 e continuano a crescere ad altissima velocità, oltre 3000 nel solo mese di gennaio di quest'anno. Dove si colloca l'epicentro del fenomeno? Secondo i dati forniti da Telefono Arcobaleno, gli Stati Uniti ospitano il 55% dei server provider con immagini pedofile, seguiti dal Giappone dai paesi dell'Est e da quelli europei. Praticamente inesistenti nei paesi mediorientali. Il giro d'affari che coinvolge la pedofilia on-line è di migliaia di miliardi l'anno.

Chi vuole acquistare fotografie o video via rete può spendere tra i 30 e i 100 dollari per i materiali più rari (sadomaso, animalismo e feticismo). Sconcertante l'età delle piccole vittime che varia tra i 3 e i 12 anni. Il 70% riguarda bambini tra i 4 e gli 8 anni. Purtroppo non vengono risparmiati neanche neonati di 15 o 20 giorni.

E in Italia? Le accuse di produzione e vendita di materiale pedo-pornografico sono contestate dalla Procura di Torre Annunziata a 660 persone di diversi Paesi europei ed extraeuropei. La Procura ha inoltre depositato 831 richieste di rinvio a giudizio per altrettanti italiani che hanno acquistato foto e video, senza rivenderli. Altri 105 indagati hanno ricevuto in questi giorni l'avviso di chiusura delle indagini preliminari nei loro confronti mentre per 54 posizioni e' stata chiesta l'archiviazione.

La risposta politica al pericolo pedofilia in Rete

Giro di vite su Internet. Il mondo politico, economico e legislativo contrattacca dopo le ultime vicende sulla pedopornografia. Oggi all'ordine del giorno delle grandi istituzioni europee e americane c'è la costituzione di gruppi stabili di "poliziotti cibernetici" per eliminare il crimine su Internet.

Il Consiglio d'Europa ha in mano una bozza d'accordo sulla lotta al crimine informatico che ha già fatto sussultare 28 associazioni internazionali che si battono per la libertà digitale. Negli Usa, dove si investe più di ogni altro paese nella lotta contro il crimine informatico, è stata annunciata la nascita della prima fabbrica di "cybercops"; in grado di sfornare professionalità capaci di operare sulla Rete per colpire la pedopornografia. Anche dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, in nome di mercati più sicuri e redditizi, si invoca un corpo di "cybercops" internazionale.

In Italia non si placa il clamore suscitato dagli arresti in Campania che hanno tragicamente legato pedofilia e Internet. Alla Commissione Infanzia del Senato è in discussione un decreto legge che lancia la censura preventiva dei contenuti digitali. Al centro della proposta: il divieto di diffusione di materiale che "possa ledere in qualsiasi forma i diritti della persona" e la responsabilità - che grava su provider e compagnie di telecomunicazioni - per quello che viaggia su Internet.