Violentata a 13 anni da un adulto infiltrato in una chat per
adolescenti
Caccia al mostro nelle chat
Il caso che ha portato alla nascita di un sito Internet per
denunciare e prevenire altri simili abusi
di Eleonora Giordani
E' successo a febbraio di quest'anno in Gran Bretagna. Jenny, ma
il nome è inventato, 13 anni, è stata brutalmente violentata da un
adulto conosciuto in una chat per teen ager. Il caso è raccontato
sul sito inglese www.chatdanger.com
che mette in guardia dai pericoli cui bambini e ragazzi possono
andare incontro nelle chat room, i gruppi di discussione su Internet
dove ci si incontra virtualmente per scambiare quattro chiacchiere.
Accade spesso infatti che comunicando attraverso il computer si
instauri subito con gli altri una forte confidenza, che i più
piccoli non sono abituati a gestire e di cui i malintenzionati
riescono facilmente ad approfittare. E' quello che è accaduto a
Jenny e proprio in seguito a questo inquietante fatto di cronaca è
nato il sito, per iniziativa di un'organizzazione no profit e dei
genitori della ragazza. L'organizzazione è Childnet International
(http://www.childnet-int.org/) che opera dal 1995 per proteggere i
bambini dai pericoli che possono nascondersi nel web. Quando Jenny
ha denunciato la violenza e il criminale è stato arrestato e
condannato, la famiglia, sconvolta, si è rivolta anche a Childnet.
Insieme hanno lanciato il sito Internet, non tanto per pubblicizzare
la storia ma, dicono gli stessi genitori, "per far si che
qualcosa di buono esca fuori da questo tragico episodio" e
faccia prendere coscienza che il problema esiste. Su Chatdanger è
aperto un forum di discussione per affrontare questi problemi, anche
con l'aiuto di uno staff di psicologi.
Ed ecco la storia di Jenny. Il mostro si era intrufolato in una
chat room di adolescenti fingendosi uno di loro. Qui inizia a
chiacchierare con la ragazza, che si fida subito di lui e crede di
aver trovato un vero amico. All'inizio sembra una simpatia virtuale
come le altre, i due si scambiano battute insieme a tutti i
partecipanti alla chat. Poi piano piano viene a crearsi una
complicità, che sfocia in un rapporto sempre più esclusivo, tanto
che Jenny dà all'uomo il suo indirizzo di posta elettronica. A
questo punto lui per due settimane la sommerge di e-mail con lo
scopo di incontrarla da sola. Coinvolta emotivamente in un tipo di
relazione che non riesce più a controllare, Jenny accetta di
incontrare l'uomo e gli da appuntamento in un luogo pubblico. Lui,
33 anni, arriva in macchina, scherza un po', la convince a salire,
la porta nel suo appartamento a molti chilometri di distanza e qui
la violenta ripetutamente. Dopo qualche giorno la ragazza crolla e
racconta tutto ai genitori, che cadono dalle nuvole e rimangono
sconvolti. Subito denunciano l'accaduto alla polizia che arresta lo
stupratore. Il suo computer di casa viene sequestrato: conteneva
numerosi file con foto pornografiche di bambini. Dopo pochi giorni,
in attesa di ulteriori prove, la polizia lo rilascia su cauzione. Il
mostro si rimette subito all'opera. Stavolta usa il computer
dell'ufficio per realizzare i suoi piani. La tattica è la stessa,
ma per fortuna i suoi colleghi scoprono il traffico di e-mail e lo
denunciano alla polizia che lo tiene sotto controllo e lo arresta di
nuovo proprio mentre sta facendo salire in macchina la prossima
giovane vittima. La domanda è lecita: era giusto farlo uscire di
prigione sotto cauzione?
|