Riuscito il netstrike contro il Comune

Storia di una censura

Ancora polemiche e interrogativi dopo l'oscuramento di alcuni siti della Rete Civica romana

Di Wanda Marra e Antonia Moro

Prosegue la polemica intorno all'oscuramento delle pagine di alcuni siti della Rete Civica romana, voluta dal Comune di Roma. D'altra parte la partita non è ancora finita: le pagine sono ancora tutte censurate e le associazioni coinvolte non hanno preso una decisione su come e se chiudere la campagna. Ma non è solo polemica. In realtà l'intera vicenda pone un interrogativo sul significato da dare a un'operazione del genere: limitazione della libertà d'espressione o difesa della natura e degli obiettivi di una Rete civica? Per tentare di fare chiarezza, innanzitutto un po' di storia. Il 2 ottobre scorso giunge al Comune di Roma la segnalazione della presenza di materiali con contenuto pedofilo all'interno della sua Rete Civica. I siti, indicati da Don Fortunato di Noto, il sacerdote siciliano presidente di Telefono azzurro, sono gestiti da due associazioni molto attive: AvaNa Net e The Thing Roma. In base a questa segnalazione, la vice direttrice del Comune di Roma, Mariella Gramaglia, decide di oscurare alcune pagine. Perché? La Gramaglia sottolinea il forte legame tra il sito del Comune di Roma e la comunità educativa: "Per noi è una preoccupazione grave avere tra le associazioni della Rete civica alcune che ritengono naturale mettere in Rete delle pagine in cui ci sono delle affermazioni filo-pedofile o delle immagini erotiche molto pesanti". Le associazioni si difendono da queste accuse. AvANa colpevole di aver ospitato la versione digitale del libro-inchiesta "Lasciate che i bimbi. Pedofilia un pretesto per la caccia alle streghe" di Luther Blissett edito da Castelvecchi, fa presente che il libro è regolarmente distribuito in tutte le librerie e disponibile anche su alcuni siti web. Si tratta di una controinchiesta del 1997 sull'uso strumentale dell'emergenza pedofilia e sugli errori/orrori giudiziari che ne derivano. Le citazioni segnalate da Don Fortunato di Noto, in particolare, provengono da uno studio clinico dedicato anche ad esperienze sessuali fra adulti e minori, "Child and Sex", edito dalla Little Brown & Company, casa editrice che fa capo a una multinazionale. Allo stesso modo l'associazione TheThing Roma ribatte che le immagini contestate - due animazioni che riproducono alcune illustrazioni del Marchese de Sade - sono tratte da un lavoro di Web Art dell'artista australiana Doll Yoko, finanziato dall'Australia Council, vincitore di due premi internazionali, e acquistato dall'Università di Westminster. La rivista Namir, curata dalla Biblioteca Comunale Raffaello, chiarisce, infine, che la lettera di un handicappato grave firmata Airone Pazzo e intitolata "Sono un pedofilo" era in realtà soltanto una provocazione. Ma secondo la Gramaglia, una Rete Civica non è lo spazio più adatto per fare sperimentazione culturale.

La frattura tra il Comune e le associazioni oscurate si fa con il passare dei giorni più profonda. L'associazione The Thing Roma e l'Osservatorio Diritti della Comunicazione Telematica ripubblicano il libro di Blisset per protestare contro le operazioni censorie: anche queste pagine vengono oscurate dal Comune di Roma, rispettivamente il 9 e l'11 ottobre. Come risposta, le due associazioni abbandonano la Rete Civica.

La protesta si allarga a macchia d'olio. Viene indetto un netstrike telematico contro il sito del Comune di Roma per il 23 ottobre tra le 15.00 e le 18.00. L' appello è lanciato da alcuni gruppi vicini ai centri sociali capitolini, diffuso da Isole nella Rete e promosso dalle associazioni oscurate insieme ad altre. Il Comune di Roma è accusato di aver violato l'accordo con le associazioni no- profit per lo sviluppo della Rete Civica romana, che esclude ogni potere di veto e che lascia al Comune la possibilità di sospendere le pagine solo in caso di violazioni palesi dell'accordo e di mancato rispetto di leggi in vigore. Violazioni che appaiono tutte da dimostrare. Ma la Gramaglia, anche in questo caso ha una risposta chiara: "Tutto questo probabilmente non è reato, e comunque non sta a me dire se è reato. A noi, Comune di Roma, spetta dire che queste posizioni non sono omogenee alla missione di una Rete civica, legata ai principi dello statuto comunale". E ricorda come le associazioni che partecipano alla Rete Civica sono state tenute a firmare un protocollo d'intesa nel quale si impegnano al rispetto del pieno sviluppo della persona umana, che include anche il rispetto della crescita dei bambini e della loro autonoma ricerca di una identità sessuale.

Intanto il netstrike ha avuto successo. L'alto numero di collegamenti al sito del Comune di Roma nelle ore prestabilite ha reso lo stesso sito inutilizzabile. Ed è tuttora in corso la prima competizione internazionale di Net.Protest HTTP://WWW.0100101110101101.ORG/PROTEST=PROFIT
lanciata da The Thing Roma: tutte le e-mail di protesta inviate al Comune di Roma, agli indirizzi dei responsabili della censura, verranno valutati in base alla loro forza polemica e al loro valore artistico. Come risposta, il sito del Comune di Roma ha inserito un avviso, in cui ribadisce che, anche se le pagine consultabili sul sito di Roma Civica sono pubblicate sotto la responsabilità diretta delle associazioni e non sottoposte a controlli preventivi, il Comune di Roma, deve tutelare l'intera comunità: "per questo le pagine e le immagini di questo sito - prosegue la Gramaglia -non possono esprimere contenuti non adatti a tutti i cittadini. Per questo di recente sono state sospese alcune pagine che, pur non avendo rilevanza penale, erano inadatte ad essere lette dai bambini". La vicenda apre una serie di questioni su temi delicati quanto scabrosi e importanti, rispetto alla censura della Rete, ma anche rispetto al significato e al ruolo delle Reti Civiche, che vivono di una stretta collaborazione tra istituzioni e associazioni. Dunque, quale il limite tra censura e tutela? Ancora una volta è Internet che pone la necessità di riscrivere le regole.

Venerdi' 3 Novembre 2000

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