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Wanda Marra

Secondo l'Amministratore Delegato di e.Biscom, l'unione della fibra ottica e del protocollo IP (Internet Protocol), è la chiave del successo di FastWeb. Per una rivoluzione tecnologica ancora in corso

49mila clienti business e residenziali, una media di 400 abbonamenti al giorno, il 10 per cento della quota di mercato raggiunta con picchi del 25 per cento. I dati della diffusione della rete Fastweb parlano chiaro: nel 2001 c'è stato un fortissimo incremento. Ci può spiegare secondo lei qual è stata la strategia vincente di FastWeb soprattutto in un momento di crisi - quantomeno strisciante - del settore delle telecomunicazioni?

La crisi del settore delle telecomunicazioni è tutt'altro che strisciante: se si guarda a quello che è successo in Europa, dai nomi più grossi fino ai nuovi entranti, ci si rende conto che è stato un disastro, del quale abbiamo letto solo in parte sui giornali, perché c'erano tantissime piccole aziende che non sono arrivate all'attenzione dei media e che adesso non ci sono più. Effettivamente, la concorrenza si è ridotta in Italia e in Germania, un altro Paese in cui siamo attivi, da qualche centinaio di operatori a un numero di operatori che si contano sulle dita di una mano, quando si va a vedere sul mercato chi veramente c'è. Noi fin dall'inizio abbiamo fatto delle scelte particolari: e.Biscom, e in particolare FastWeb, è nata su una nostra convinzione tecnologica che fosse possibile creare una rete completamente diversa, che tutti si aspettavano fattibile non prima del 2005-2010. Da un punto di vista tecnologico, è nata dall'applicazione del protocollo IP, cioè la trasmissione a pacchetto delle comunicazioni, che consente di mettere insieme la voce con i dati e il video, e dall'utilizzo di una rete in fibra ottica, portata in modo estremamente capillare nelle grandi città. Noi nelle città entriamo letteralmente via per via, palazzo per palazzo. Quello che si ottiene in questo modo è una rete dalla flessibilità immensa e dalla capacità praticamente infinita, che consente di rispondere a tutti i tipi di esigenze, da quelle più sofisticate di una grande azienda, a quelle delle famiglie, portando oltre alla voce, oltre ai servizi più sofisticati sui dati, anche una piena interattività video. Si apre una nuova dimensione, diventa possibile entrare in contatto video-interattivo davvero tutti con tutti, cosa che non era mai successa prima e che consente di sviluppare tutta una serie di nuovi servizi.

Qual è il tipo di utenza con il quale principalmente lavorate?

Lavoriamo per tutti, dalle aziende di tutte le dimensioni fino alle famiglie. È difficile dire chi risponda meglio. Normalmente noi, quando entriamo in una città, iniziamo dalle aziende, quindi c'è una risposta forte da queste che deriva da una nostra prima localizzazione sulle aziende, perché sono più facili da raggiungere nell'ambito delle città; si crea la cosiddetta "MAN" (Metropolitan area network). Si pensi che il nostro fatturato nell'anno 2002 sarà costituito circa all'80 per cento dalle aziende e al 20 per cento dalle famiglie; ma se guardiamo ai numeri, la proporzione si inverte e le famiglie clienti sono numericamente di più delle aziende. Se andiamo a vedere le quote di mercato che raggiungiamo nelle zone in cui siamo presenti, vediamo che dopo sei mesi siamo tra il 10 e l'11 per cento, dopo un anno intorno al 20 per cento. Si tratta di cifre di penetrazione impressionanti per una nuova tecnologia. Io ricordo benissimo il caso di Omnitel, che ho vissuto in prima persona: per arrivare a quote del 20 per cento, la telefonia mobile ci ha messo più di tre anni, quasi quattro per la sua partenza reale.

C'è chi dice che non è vero che la diffusione di Internet è frenata da una insufficiente capacità di trasporto dei dati e che quindi l'attenzione destinata alla banda larga è eccessiva, anche perché si stima che oggi sia utilizzato circa il 2 per cento della banda disponibile. Lei che cosa ne pensa?

Una prima risposta è nei numeri appena citati. C'è una risposta prontissima del mercato dove arriviamo. Se le famiglie rispondono così velocemente a un'offerta di banda larga, questo vuol dire che la domanda c'è. Però la banda larga deve essere veramente larga. A volte in Italia si fa l'errore di definire banda larga qualsiasi cosa che sia marginalmente più veloce del doppino telefonico. Un altro dato interessante è quello relativo al servizio di Video on Demand che viaggia sulla stessa rete che poi si usa per il telefono e per i dati: circa il 17 per cento delle famiglie nostre clienti passano almeno un'ora al giorno sul Video on Demand. Riguardo al discorso del 2 per cento di capacità utilizzata, questo è vero sulle dorsali a lunga distanza, perché c'è stata una grossissima duplicazione, anzi triplicazione, forse quadruplicazione di investimenti per collegare le grandi città. Nel mondo, oggi, sono state fatte le arterie (queste dorsali) ma mancano i capillari (a parte il caso di e.Biscom e FastWeb), cioè manca il modo di mettere veramente in contatto i clienti con dei servizi a banda larga. Con l'esperienza che stiamo vivendo, riscontriamo che quando si può portare un vero servizio a banda larga, il mercato risponde e risponde prontamente.

Secondo lei è vero che le connessioni veloci servono probabilmente più per servizi video, che per servizi Internet?

Le connessioni veloci servono per tutto, noi pensiamo a una connettività totale. Quello che offriamo noi è una connessione del cliente, che sia famiglia o impresa, attraverso la quale il cliente può comunicare come più gli interessa comunicare. Se sono i dati che interessano, allora i dati possono passare a una velocità limitata solo dalla velocità dei computer che si allacciano alla rete. E così per il video, con la banda larga si possono ottenere prestazioni fino a ieri impensabili, in tempo reale e con qualità video altissima. Per le aziende si aprono anche delle applicazioni di bandwith on demand, da dove la rete immediatamente alloca tutta la capacità che un computer chiede senza dover predimensionare dei collegamenti in genere molto costosi alla telefonia, al video. È il concetto di connettività totale quello che viaggia di pari passo con la banda larga.

A suo parere, c'è stato davvero un rallentamento nella diffusione della Rete in questo ultimo anno? E a che cosa è stato dovuto?

A livello globale, sicuramente sì e dipende dalla stretta finanziaria che c'è stata. Due anni fa era facilissimo sviluppare moltissimi progetti, a distanza di due anni molti progetti sono naufragati perché erano basati su dei presupposti che si sono rivelati eccessivamente ottimistici. Per esempio, tutti i progetti di creazione di rete lunga distanza che hanno creato un moltiplicarsi di capacità inutilizzata. Nell'ultimo periodo è diventato impossibile o quasi impossibile reperire dei capitali per progetti di questo tipo. Credo che l'industria delle telecomunicazioni abbia una parte di responsabilità in questo, nel senso che due anni fa ha creato delle aspettative, che poi non si sono rivelate neanche lontanamente all'altezza dell'attesa creata. Pensiamo a quanti soldi sono stati sprecati per l'Umts. Tutto ciò ha rallentato evidentemente la crescita in questo periodo. Non è un rallentamento dovuto a difficoltà tecnologiche o mancanza di mercato: la tecnologia o il mercato ci sono, quindi la rivoluzione tecnologica che era in corso continua ad andare avanti, anche se un po' più lentamente di prima. Sono certo che tra dieci anni vedremo delle reti di comunicazione che saranno radicalmente diverse da quello che siamo abituati a pensare, cioè diventerà possibile, per esempio, un' interattività video piena, oppure delle reti aperte dove da qualunque presa diretta si possono inserire contenuti video messi a disposizione di tutti gli altri, collegati alla rete. Penso alle università che possono mettere in rete la loro formazione, a scuole collegate per condividere dei momenti significativi di formazione, a ospedali. Ci sono tutta una serie di applicazioni che sicuramente daranno un vantaggio ai Paesi che riusciranno ad applicare queste tecnologie prima di altri.

Quindi la crisi di Internet e della new economy è sostanzialmente un riassestamento necessario?

Questa crisi è una conseguenza dell'eccessivo ottimismo che c'era stato un paio d'anni fa. Così come oggi viviamo in un momento di eccessivo pessimismo. Quando la andremo ad analizzare tra qualche anno, la vedremo semplicemente come una fase necessaria di una rivoluzione tecnologica. Chi studia la storia dell'economia dice che è stato così con ogni rivoluzione tecnologica: è stato così quando sono apparsi i primi computer, quando sono apparse le prime automobili, persino quando sono apparse le prime ferrovie. Si parte in tantissimi e alla fine sopravvivono solo i progetti migliori, le aziende più forti, chi sa fare il passaggio da un'imprenditorialità immediata a una strutturazione industriale. La crescita viene guidata da meno imprese, però continua, creando le rivoluzioni tecnologiche che abbiamo vissuto nel corso degli anni.

Ci sono state delle conseguenze dirette di questa crisi sui vostri progetti?

Noi abbiamo focalizzato di più il nostro progetto sulle grandi città, in moda da consentirci di arrivare a una generazione di cassa sulle grandi città italiane e su Amburgo, prima di riprendere lo sviluppo sulle città medie. In una situazione di mercato dei capitali più aperto avremmo potuto anticipare questo sviluppo sulle città di dimensioni medie. Si sarebbe forse risparmiato qualche anno, ma sostanzialmente sul medio periodo non cambia nulla. Oggi sappiamo che tra qui e il 2005 avremo raggiunto la possibilità di generare cassa nelle città in cui siamo presenti e reinvestendo, potremo sviluppare la nostra rete nelle città medie.

Nel Rapporto della Task Force sulla larga banda fatto dalla Commissione Interministeriale istituita dal ministero per l'Innovazione e le Tecnologie e dal ministro delle Telecomunicazioni, si individuano varie tecnologie per lo sviluppo della larga banda, ma viene accentuata l'importanza della fibra ottica. Secondo lei perché?

Perché è l'unica tecnologia future proof adatta a creare un concetto di banda infinita. Tutte le altre hanno dei limiti o di durata prevedibile nel tempo o di capacità: possono essere usate solo in casi limitati, per esempio in centri piccoli o non raggiungibili dalla fibra ottica, che ha di contro bisogno di una certa densità applicativa per essere economica.

A più di due anni dal lancio del vostro servizio, potrebbe riassumerci i vantaggi e gli svantaggi emersi nell'uso della fibra ottica?

La fibra ottica ha il grande vantaggio di costare poco di per sé e di portare una capacità infinita. Non si vede nessuna tecnologia che possa competere con la fibra ottica in termini di capacità e di costo nel breve. Il punto di svantaggio della fibra ottica è che bisogna scavare per posarla. Quindi se non si lavora in ambito metropolitano, dove c'è una densità di clienti sufficiente, la fibra ottica diventa molto costosa e adatta a raggiungere solo dei grandi clienti. Quando si esce dalle città, bisognerà pensare a tecnologie diverse, oppure a differenti aspetti normativi; per esempio a posare dei cavi vuoti dove posare anche la fibra ogni qual volta ci siano altri lavori concomitanti che interessano le strade, per rendere poi più semplice e fattibile l'offerta di servizi basati su fibra ottica a città anche piccole. Io personalmente sono convinto che il vero differenziale tecnologico non è dato dalla fibra ottica in sé, ma dall'accoppiata fibra ottica più protocollo IP, con la commutazione a pacchetto. Solo la commutazione a pacchetto dà questa enorme flessibilità per portare voci, dati e video insieme con una rete sola, che non ha più bisogno di centrale di commutazione, non ha bisogno di tutti gli apparati video e di una rete di televisione via cavo, ma è fondata solo su routers che veicolano tutto insieme.

Voi fornite i servizi integrati di telefonia fissa, TV on demand e Internet video. Qual è il settore che appare più in espansione?

Credo che la chiave sia sempre nell'abbinamento di tutte e tre le cose. Adesso la domanda prevalente è ancora quella di una Rete molto veloce, anche per applicazioni come lo scambio di file pesanti, musica ecc. Il Video on Demand che in realtà noi abbiamo lanciato relativamente di recente sta crescendo molto anche come motivazione di acquisto. Continuo a credere che la vera chiave del successo sia nel combinare servizi diversi con connettività unica.

Quali sono i vostri prossimi progetti?


Tra qui e il 2005 abbiamo abbastanza da fare nello sviluppare le città sulle quali siamo focalizzati. Dal 2005, l'attenzione sarà sulle medie città italiane e sulle grandi città tedesche. Presto lanceremo la video telefonia sulla televisione, senza l'utilizzo del computer, dunque a qualità televisiva. Videotelefonia e videoconferenza, dunque, ancora una prima volta al mondo.