E-book, fine del libro?

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E-book: gli editori italiani sono pronti

Feltrinelli, Laterza, Vitale e Singer presentano a Francoforte le prossime collane di libri elettronici

Tra i libri della Fiera di Francoforte quelli elettronici sono sempre più numerosi e considerati, tanto che quest'anno la prestigiosa manifestazione ha istituito un premio per il miglior e-book. Anche se le opinioni sfavorevoli non sono mancate, l'iniziativa dimostra come il libro elettronico da oggetto misterioso stia diventando, sempre di più, un prodotto su cui puntare.

Tra i critici Franco Carlini, giornalista esperto di nuove tecnologie, che sottolinea la mancanza di criteri di giudizio realmente innovativi: "la giuria ha valutato il contenuto dell'opera, come si deve fare, ma la condizione era che fosse pubblicato solo in formato digitale: un po' come se si premiassero i libri stampati su carta verde o quelli scritti sui muri o su carta di riso". La sua conclusione è che "se questo premio è stato lanciato, in realtà è perché si voleva spingere una nuova categoria di prodotti: i lettori, i 'girapagine' elettronici che cercheranno di piazzarci e di venderci nelle prossime vacanze".

Ma il libro elettronico può davvero scuotere il mercato e gli editori stanno davvero investendo in questa direzione?
Sono già un centinaio gli operatori di editoria elettronica, grandi e piccoli, presenti alla Buchemesse 2000, su un totale di 6900 editori provenienti da 107 paesi e anche l'Italia ha una rappresentanza significativa.

Il ministro per i Beni e le attività culturali Giovanna Melandri, presente a Francoforte, si dichiara ottimista sulle capacità di risposta della nostra industria editoriale all'evoluzione tecnologica in corso: "Io credo che l'editoria italiana è a buon punto. Non possiamo parlare dell'editoria italiana come di un'editoria in crisi" anche se "è un'editoria che risente dei problemi contemporanei e del rapporto con l'elettronica e i nuovi media". Il punto più critico, secondo il ministro, è che l'editoria italiana "ha una spina nel fianco da sempre: cioè il basso tasso di lettori forti nel nostro Paese. I lettori forti, affermano gli esperti, sono diminuiti perché oggi sono impegnati in altre attività intellettuali. Resta il fatto che nel nostro Paese i giovani tra i 15 e i 25 anni leggono meno".

A questo proposito è interessante il parere degli editori su quanto il libro elettronico possa rilanciare la lettura e quali settori potranno essere maggiormente influenzati dallo sviluppo dell'editoria elettronica.

Per Carlo Feltrinelli si tratta di un "cambiamento grande" e, naturalmente, di un appuntamento da non mancare: "Noi ci stiamo orientando sia sul print on demand sia sull'e-book con dei progetti che vedranno la luce l'anno prossimo e che dovranno tener conto di come sta cambiando negli Stati Uniti questo tipo di tecnologie e supporti".

Per Alberto Vitale, presidente dell'International e-book foundation, una fondazione nata per promuovere il libro elettronico, questo strumento ha "potenzialità enormi" sia nel settore dell'intrattenimento che in quello dell'apprendimento e si può prevedere che "tra pochissimo tempo si useranno delle versioni di e-book dal giardino d'infanzia fino all'università".

Per quanto riguarda la natura del nuovo libro, l'editore Alessandro Laterza sottolinea che non è sufficiente il mero trasferimento del libro, così com'è, su supporto elettronico, per realizzare un e-book. Il libro elettronico deve essere "uno strumento che rende attivo e interattivo il rapporto del lettore con i testi", un luogo in cui il lettore possa raccogliere materiali e crearsi "un suo libro personalizzato". Non si può tralasciare, ovviamente, l'aspetto economico.

Puntare sull'e-book significa per gli editori affrontare investimenti piuttosto alti, come in tutti i progetti industriali di tecnologia avanzata. Quanti editori possono sostenere questo sforzo? Danco Singer, fondatore di Opera Multimedia, concorda sul fatto che gli investimenti siano molto onerosi ma sottolinea che è un passo irrinunciabile per rispondere alle esigenze del mercato: "È chiaro che quanto più uno vuole essere innovativo, tanto più bisogna investire in settori di avanguardia per essere all'altezza di quello che il mercato richiede e per offrire dei contenuti diversi da quelli che altri strumenti offrono oggi".