New economy, l'opportunità dei
telefonini di terza generazione
Umts: la rivincita tecnologica dell'Europa
Si stima un giro di affari di oltre 350 mila miliardi per l'Europa. 26
mila miliardi nelle casse dello Stato italiano e 750 mila nuovi posti
di lavoro. E già nel 2002 partiranno i primi progetti piloti
E' il cellulare di domani, l'oggetto dei sogni che ancora non
esiste ma intorno al quale consumatori, costruttori, ideatori, tecnici
e content provider stanno proiettando enormi aspettative. Il display
mobile che secondo gli esperti ci permetterà di essere "always-on"
sempre connessi. Una comunicazione multimediale a tutto tondo: per
parlare come i telefonini di oggi, ma anche per trasmettere dati, per
navigare ad altissima velocità su Internet e utilizzare una varietà
di servizi wireless che oggi si possono soltanto immaginare. Il suo
nome è una sigla: Umts (Universal mobile telecommunication system) un
nuovo standard di comunicazione che permetterà di usare l'etere per
trasmettere informazioni in formato digitale ad una velocità che
potrà raggiungere i 2 Mbps, cioè 200 volte quella disponibile con i
Gsm di oggi. Una sigla che si presenta come la svolta più
significativa della telefonia mobile - basti vedere le cifre degli
investimenti degli operatori di telecomunicazioni europei, delle lotte
per conquistarsi alleanze e assicurarsi le licenze - ma non priva di
molti interrogativi e ricadute possibili su tutti i media: dal vecchio
telefono di casa, alle infrastrutture, dai giornali a Internet. La
tecnologia che sta alla base dei telefoni Umts ha richiesto più di
dieci anni di sviluppo. Gli organismi internazionali di
standardizzazione delle telecomunicazioni hanno previsto che il
servizio dovrà essere lanciato entro l'anno 2004, ma gli operatori
stanno affrettando i tempi, tanto che si prevede che i primi progetti
pilota partiranno già nel 2002 con una prima sperimentazione di
British Telecom su cento mila abitanti dell'Isola di Mann. Difficile,
oggi, immaginare, se l'UMTS e in generale tutti i sistemi cosiddetti
di terza generazione potranno diffondersi sull'intero pianeta, o se
invece assisteremo ad una nuova frattura tra paesi ricchi e paesi in
via di sviluppo. Intanto la questione interessa soprattutto il vecchio
continente, dove l'Unione Europea ha dal 1998 introdotto una serie di
norme per l'adozione dei servizi UMTS negli stati membri e per
decidere quali aziende potranno offrirne i servizi. I principali paesi
europei hanno indetto delle gare ufficiali che si stanno svolgendo
proprio in questi mesi. In Italia, con una diffusione record di
telefonini, ma ancora bassa per Internet, il mondo Umts, potrebbe
significare una grande opportunità di sviluppo tecnologico e
economico. L'asta ha avuto inizio il 19 ottobre scorso e si è
conclusa ufficialmente lunedì 23. Disattese le aspettative del
Governo che ha reso noti i nomi dei vincitori, ma sperava che la gara
durasse il più possibile "più dura e più entrano soldi nelle
casse dello Stato" sosteneva ancora domenica il ministro delle
Comunicazioni Salvatore Cardinale. Ma i 50 miliardi che lo Stato
sperava di incassare, si sono ridotti, dopo l'uscita di Blu, a quasi
la metà: 26,750 miliardi. Del resto, le redini del gioco di gara sono
state tenute in mano dagli operatori che speravano, come è successo,
di concludere al più presto. Roberto Colannino, presidente di Telecom
Italia, era convinto che più l'asta si sarebbe mantenuta bassa,
meglio sarebbe stato per i gestori. Al di là delle polemiche di
questi giorni, non c'è dubbio che l'universo Umts creerà
occupazione, tanto che il ministro Cardinale prevede la nascita di 750
mila nuovi posti di lavoro. La gara italiana per l'Umts ha visto in
campo i quattro attuali gestori di telefonia cellulare (Tim, Omnitel,
Wind e Blu) più due cordate di nuova costituzione (Andala e Ipse).
Ognuno di essi doveva fare un offerta non inferiore ai 4 mila miliardi
e impegnarsi a coprire entro 30 mesi dalla gara i capoluoghi di
provincia con la nuova rete. Gli analisti prevedono che nella pratica
i cinque operatori che si aggiudicheranno la gara dovranno spendere da
5 a 10 mila miliardi aggiuntivi in infrastrutture per tenere fede
all'impegno preso con il Governo. E' comunque il segno di un rilancio
per l'economia italiana agli esordi di una possibile rivoluzione non
solo nel campo delle tecnologie ma soprattutto nel nostro modo
lavorare e comunicare. l'Umts racchiude in sé il fascino di un'idea:
trasformare il telefono in un oggetto dei desideri, tramite il quale
sarà possibile fare praticamente di tutto a costi contenuti. Questo,
almeno, è quanto affermano i diretti interessati, ovvero i gestori di
telefonia e le aziende che stanno progettando la rete Umts, come
Ericsson, Nokia, Siemens e tante altre. Ma non è affatto scontato che
l'Umts di domani manterrà le promesse di oggi. In due anni, possono
subentrare nuove tecnologie oggi non prevedibili. Inoltre prima dell'Umts,
ci sarà il prossimo anno il lancio del telefonino GPRS. Nessuno può
dire come reagirà il mercato: se i consumatori saranno disposti a
passare da un telefonino all'altro, nel giro di così breve tempo. In
ogni caso è difficile ricordare un evento tecnologico per il quale
siano stati investiti capitali così ingenti. Questo telefono sarà
davvero utile, o semplicemente un gadget iper-tecnologico per maniaci
dell'high-tech? Lo sapremo con certezza fra due anni. Ma nel frattempo
vale la pena di capire il perché di tanta eccitazione.
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