New economy, l'opportunità dei telefonini di terza generazione

A colloquio con il sottosegretario alle Poste e Telecomunicazioni, Michele Lauria, principale sostenitore della telefonia mobile di terza generazione

L'Editoriale "Umts: una tecnologia a prova di idiota"

Blu, il concorrente che non c'era

Dietro le quinte, chi sono i concorrenti in gara Una volta ottenute le licenze, i futuri gestori dovranno investire e formare nuove alleanze

Viaggio dentro I-mode, a metà strada tra il Gprs e l'Umts Un successo giapponese che piace agli operatori italiani

I siti dell'Internet mobile: una realtà da non confondere con la grande Rete

Gli UMTS: la situazione europea tra aste al rilancio e "beauty contest"

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Blu, il concorrente che non c'era
di Georgia Garritano

Sull'asta per l'assegnazione delle cinque licenze Umts, il cellulare di terza generazione, cala un sipario blu. È il quarto gestore di telefonia mobile, infatti, sesto dei concorrenti in gara, a far sfumare, col suo improvviso ritiro, l'affare del secolo, che avrebbe dovuto far guadagnare all'erario almeno 50 mila miliardi e frutterà invece allo Stato solo la metà del previsto. Blu è un consorzio industriale che ha per azionisti principali la Società Autostrade, detentrice di una quota del 32 per cento, e la compagnia telefonica inglese British Telecom, titolare del 20 per cento. I gruppi Mediaset, Edizione Holding e Distacom sono proprietari di un pacchetto del 9 per cento ciascuno. Le rimanenti azioni, suddivise in quote del 7 per cento, appartengono, infine, a Bnl, Italgas e Caltagirone. Il Gruppo Benetton, con la presenza in Autostrade e il controllo di Edizione Holding, raggiunge il 41 per cento ed è pertanto l'azionista di maggioranza. Chi ha deciso il ritiro dalla gara? Chi ha voluto la rinuncia alla competizione dopo i primi rilanci? Chiusa l'asta si aprono subito le polemiche sull'attribuzione delle responsabilità e si scambiano accuse all'interno del consiglio di amministrazione del gruppo. L'amministratore delegato di Autostrade Vito Gamberale non ha incertezze nell'affermare che il ritiro è da addebitare al partner tecnologico British Telecom. Secondo Gamberale, infatti, all'inizio del mese gli inglesi avevano avanzato un'offerta per rilevare quote azionarie e assumere la guida della cordata ma pochi giorni dopo la proposta è stata ritirata. Un cambiamento di rotta che può essere spiegato dalla difficile situazione di indebitamento e dall'instabilità del vertice. British Telecom reagisce all'accusa con un comunicato ufficiale in cui assicura che la compagnia "era pronta a sostenere l'offerta per Blu per un ammontare superiore rispetto a quello a cui si è ritirata" ma il rilancio di 500 miliardi per il quale Bt era disponibile non sarebbe stato comunque sufficiente ad assicurare a Blu la licenza: sarebbero serviti, infatti, almeno 2 mila miliardi per i rilanci e ulteriori investimenti per migliaia di miliardi in seguito. Sembra, inoltre, che British Telecom avesse assunto l'impegno di aumentare la propria quota oltre il 50 per cento del capitale di Blu e che Benetton spingesse per cedere agli inglesi le proprie quote ed è chiaro, quindi, che la rottura dei rapporti tra i due protagonisti del consorzio é all'origine della clamorosa uscita di Blu dall'asta. Al di là degli interrogativi sui retroscena, tuttavia, il brusco epilogo della vicenda lascia aperti anche altri dubbi, primo fra tutti se il ritiro di Blu dalla competizione sia avvenuto o meno legittimamente. Il Comitato responsabile dell'asta - composto dal Presidente del Consiglio e dai ministri della Comunicazione, del Tesoro, dell'Industria, della Funzione pubblica e della Difesa - ha ritenuto la rinuncia di Blu "irrituale e comunque inidonea a precludere il potere del Comitato di estromettere la società stessa per la reiterata violazione degli obblighi di riservatezza". Le regole della gara impongono, infatti, ai concorrenti di non rivelare alcuna informazione riguardante le loro strategie. L'asta viene dichiarata chiusa quando i partecipanti che non hanno presentato le cinque migliori offerte esauriscono le tre pause a disposizione per i rilanci. I rappresentanti di Blu, invece, alla prima tornata hanno passato la mano senza rilanciare, come era loro diritto, ma, contestualmente, hanno comunicato l'intenzione di ritirarsi. Su questo elemento si basa la rivendicazione del governo che ha trattenuto come penale la cauzione di 4 mila miliardi e probabilmente muoverà causa per danni. E' altrettanto probabile che Blu presenterà ricorso contro l'escussione della fideiussione. In questo momento, infine, non ci si domanda solo se la vicenda avrà un seguito giudiziario ma anche quale sarà il futuro di Blu senza Umts. Si moltiplicano, a questo proposito, le voci di un possibile accordo tra il quarto gestore e uno dei vincitori della gara, forse Ipse. Per il momento i vertici smentiscono la fondatezza di tale ipotesi ma sia il presidente di Blu, Giancarlo Elia Valori, che l'amministratore delegato, Enrico Casini, ostentano ottimismo sulle prospettive di sviluppo dell'azienda.