Blu, il concorrente che non c'era
di Georgia Garritano
Sull'asta per l'assegnazione delle cinque licenze Umts, il
cellulare di terza generazione, cala un sipario blu. È il quarto
gestore di telefonia mobile, infatti, sesto dei concorrenti in gara, a
far sfumare, col suo improvviso ritiro, l'affare del secolo, che
avrebbe dovuto far guadagnare all'erario almeno 50 mila miliardi e
frutterà invece allo Stato solo la metà del previsto. Blu è un
consorzio industriale che ha per azionisti principali la Società
Autostrade, detentrice di una quota del 32 per cento, e la compagnia
telefonica inglese British Telecom, titolare del 20 per cento. I
gruppi Mediaset, Edizione Holding e Distacom sono proprietari di un
pacchetto del 9 per cento ciascuno. Le rimanenti azioni, suddivise in
quote del 7 per cento, appartengono, infine, a Bnl, Italgas e
Caltagirone. Il Gruppo Benetton, con la presenza in Autostrade e il
controllo di Edizione Holding, raggiunge il 41 per cento ed è
pertanto l'azionista di maggioranza. Chi ha deciso il ritiro dalla
gara? Chi ha voluto la rinuncia alla competizione dopo i primi
rilanci? Chiusa l'asta si aprono subito le polemiche sull'attribuzione
delle responsabilità e si scambiano accuse all'interno del consiglio
di amministrazione del gruppo. L'amministratore delegato di Autostrade
Vito Gamberale non ha incertezze nell'affermare che il ritiro è da
addebitare al partner tecnologico British Telecom. Secondo Gamberale,
infatti, all'inizio del mese gli inglesi avevano avanzato un'offerta
per rilevare quote azionarie e assumere la guida della cordata ma
pochi giorni dopo la proposta è stata ritirata. Un cambiamento di
rotta che può essere spiegato dalla difficile situazione di
indebitamento e dall'instabilità del vertice. British Telecom
reagisce all'accusa con un comunicato ufficiale in cui assicura che la
compagnia "era pronta a sostenere l'offerta per Blu per un
ammontare superiore rispetto a quello a cui si è ritirata" ma il
rilancio di 500 miliardi per il quale Bt era disponibile non sarebbe
stato comunque sufficiente ad assicurare a Blu la licenza: sarebbero
serviti, infatti, almeno 2 mila miliardi per i rilanci e ulteriori
investimenti per migliaia di miliardi in seguito. Sembra, inoltre, che
British Telecom avesse assunto l'impegno di aumentare la propria quota
oltre il 50 per cento del capitale di Blu e che Benetton spingesse per
cedere agli inglesi le proprie quote ed è chiaro, quindi, che la
rottura dei rapporti tra i due protagonisti del consorzio é
all'origine della clamorosa uscita di Blu dall'asta. Al di là degli
interrogativi sui retroscena, tuttavia, il brusco epilogo della
vicenda lascia aperti anche altri dubbi, primo fra tutti se il ritiro
di Blu dalla competizione sia avvenuto o meno legittimamente. Il
Comitato responsabile dell'asta - composto dal Presidente del
Consiglio e dai ministri della Comunicazione, del Tesoro,
dell'Industria, della Funzione pubblica e della Difesa - ha ritenuto
la rinuncia di Blu "irrituale e comunque inidonea a precludere il
potere del Comitato di estromettere la società stessa per la
reiterata violazione degli obblighi di riservatezza". Le regole
della gara impongono, infatti, ai concorrenti di non rivelare alcuna
informazione riguardante le loro strategie. L'asta viene dichiarata
chiusa quando i partecipanti che non hanno presentato le cinque
migliori offerte esauriscono le tre pause a disposizione per i
rilanci. I rappresentanti di Blu, invece, alla prima tornata hanno
passato la mano senza rilanciare, come era loro diritto, ma,
contestualmente, hanno comunicato l'intenzione di ritirarsi. Su questo
elemento si basa la rivendicazione del governo che ha trattenuto come
penale la cauzione di 4 mila miliardi e probabilmente muoverà causa
per danni. E' altrettanto probabile che Blu presenterà ricorso contro
l'escussione della fideiussione. In questo momento, infine, non ci si
domanda solo se la vicenda avrà un seguito giudiziario ma anche quale
sarà il futuro di Blu senza Umts. Si moltiplicano, a questo
proposito, le voci di un possibile accordo tra il quarto gestore e uno
dei vincitori della gara, forse Ipse. Per il momento i vertici
smentiscono la fondatezza di tale ipotesi ma sia il presidente di Blu,
Giancarlo Elia Valori, che l'amministratore delegato, Enrico Casini,
ostentano ottimismo sulle prospettive di sviluppo dell'azienda.
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