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Un 'codice perfetto' per la criptografia del futuro

Cristina Pini

Si apre un'era per la comunicazione globale sicura e indecifrabile, grazie al sistema di sicurezza satellitare di trasferimento dei dati costruito dagli scienziati del National Laboratory di Los Alamos?

Crackers di tutto il mondo, attenzione! Gli scienziati del National Laboratory di Los Alamos nel New Mexico rivendicano il diritto di avere costruito un nuovo, completo e sicuro, sistema di trasferimento satellitare dei dati: il sistema satellitare di crittografia quantistica, che, basandosi sull'uso di particelle di luce in differenti stati quantici, arriva a trasmettere messaggi criptati indecodificabili.

Il problema della vulnerabilità delle chiavi elettroniche - siano esse a 56, 128 o 256 bit - e della loro "crackabilità", ha portato a ipotizzare l'applicazione della meccanica quantistica nel campo della crittografia, le cui ricadute potrebbero, in un futuro non troppo remoto, risultare assolutamente rivoluzionarie; arrivando così alla generazione di una sorta di "codice perfetto" e inviolabile.

La forma di scrittura quantistica "nascosta", si fonda sul principio di indeterminazione di Heisemberg (il quale sostiene che non è possibile conoscere simultaneamente e con assoluta precisione alcune delle caratteristiche fondamentali di un oggetto quantistico) e sulla particolare interpretazione che di quel principio fanno i fotoni, i quanti di luce. Infatti le leggi della meccanica quantistica, tra le tante cose, dimostrano lo sguardo posato su un oggetto microscopico, interferisce in tal modo da disturbarlo irrimediabilmente. Così, nel caso in cui qualcuno provasse a decifrare la chiave quantistica, arriverebbe a modificarla rendendola definitivamente inutilizzabile.

Tutto questo in teoria? Ma nella pratica? E' dalla fine degli anni '60 che si cerca di concretizzare un sistema di crittografia quantistica e molto peso si è cominciato a dare a queste applicazioni proprio nel National Laboratory di Los Alamos, nel New Mexico. Molto recentemente i ricercatori del Los Alamos National Laboratory - che da tempo dedica studi ed esperimenti di crittografia, attraverso la polarizzazione casuale di fotoni in atmosfera - hanno dichiarato di essere riusciti a sperimentare un apparecchio che permette una nuova, sicura e completa trasmissione di dati attraverso il satellite. Il sistema di crittografia quantistica satellitare, che usa le particelle di luce - i fotoni - in differenti stati quantici, arriva così a rilasciare messaggi criptati in atmosfera. La sfida rimane quella di sviluppare una tecnologia "free-space" capace di formare una rete di comunicazione globale, attraverso la creazione di migliori metodologie da applicare a una circolarità di informazioni - criptate quantisticamente -dalla terra ai satelliti, il cui potenziale risulta essere quello di rendere le molteplici forme di comunicazione elettronica assolutamente sicure, affidabili e indecifrabili.

A parte gli sviluppi futuristici e quantistici della crittografia, constatazione necessaria è che la perfetta segretezza nelle comunicazioni è inseguita da tempi alquanto antecedenti all'invenzione dei computer. Se è vero, come riportano scritti storici, che uno dei primi esempi di crittografia risale ai tempi di Lisandro e all'uso della "scitala lacedemonica" - un bastone a spire elicoidali su cui si avvolgeva un nastro di cuoio ottenendo così un messaggio a colonne, in cui il solo riposizionamento su un bastone uguale dava accesso al testo scritto - ci riferiamo al 400 a.C. Stesso periodo in cui Enea il Tattico compila il primo trattato di cifre e stesso periodo in cui vennero ideati codici cifrati indiani ed ebraici, allo scopo prevalente di celare nomi propri, innominabili o sacrileghi. Ma anche i due Cesari, durante l'Impero Romano, ambivano all'invio di messaggi cifrati. Da sempre considerata di importanza vitale in campo diplomatico e militare, alla criptazione dei messaggi si è aperta oggi una nuova era.
La nuova frontiera da qualche tempo è il suo utilizzo per fini civili ed economici. E' diventato quotidiano il problema della tutela della comunicazione nelle reti aperte, in Internet, attraverso cui si scambia di tutto, compreso il denaro. Un'era in cui si acquista tramite carta di credito e si dialoga on-line con la propria banca, un'era in cui le nuove frontiere delle tecnologie domotiche ci permettono di gestire informazioni direttamente con la nostra casa attraverso l'uso di un telefono cellulare. Il messaggio cifrato è entrato a far parte prepotentemente della nostra vita e pur non rendendocene conto, abbiamo bisogno sempre più di affidarci a comunicazioni sicure, non intercettabili e soprattutto non modificabili. La dimostrazione che nessun crittogramma sia inviolabile è accettato storicamente, da Cesare Augusto ad Alan Turing (il quale contribuì a decifrare i codici Enigma, generati dalla omonima macchina inventata dai tedeschi durante la seconda Guerra Mondiale).

In tempi più recenti abbiamo cominciato a sentire parlare di codici a chiave - DES e RSA piuttosto che PGP - basati su algoritmi matematici utilizzati per cifrare e decifrare i dati. Il postulato necessario a ciò, è che la sicurezza di un sistema cifrato aumenta con la lunghezza della sua chiave, per cui la tesi è che la vulnerabilità delle chiavi deriva dalle applicazioni matematiche e, il corollario che ne consegue, è che computer di elevatissima potenza arrivino a violare i "lucchetti" in un certo, se pur lungo, tempo. Recente - ma non quanto la circolarità delle informazioni in questa era imporrebbe - la notizia della sostituzione dello storico algoritmo DES, Data Encryption Standard (datato 1971) a 56 bit, con l'innovativo codice Rijndael, capace di supportare chiavi di lunghezza fino a 256 bit.