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Il decennio della sicurezza

Marta Mandò

Il mercato italiano dell'info-security varrà un miliardo e mezzo di dollari nel 2005

Dopo l'11 settembre la sicurezza informatica sarà uno dei nodi sui cui si giocherà lo sviluppo del settore IT per il prossimo decennio. Questo il dato emerso dalla ricerca IDC sulle nuove strategie e tecnologie per la sicurezza nel settore Information technology. Secondo i primi risultati, la maggiore fonte di preoccupazione proviene dal mondo Internet (86 percento degli intervistati), seguita dalle Intranet (75per cento) e dall'accesso remoto ai database aziendali (69 per cento). La maggiore preoccupazione riguarda il timore di attacchi di hacker e di infezioni da virus presenti in rete (citati come pericoli molto importanti dal 90 per cento degli intervistati). Una preoccupazione che "dopo l'instabilità Internazionale determinata dagli eventi dell'11 settembre - ha detto Masiero presidente IDC - è diventata una priorità soprattutto per il futuro del sistemi aperti di Internet e in particolare per lo sviluppo dei settori business, wireless e mobile. E non è un caso che all'ultimo posto tra le preoccupazioni legate alla sicurezza vi siano le transazioni online e i pagamenti sicuri (che preoccupa molto "solo" il 58 per cento degli intervistati): dovuto al fatto che da una parte il settore e-commerce e trading on line ha una diffusione si crescente ma ancora limitata dall'altra al fatto che queste aree hanno già investito nel settore della sicurezza.
Nessuno sembra sentirsi al riparo: la sicurezza sembra essere una priorità importante presso tutte le tipologie di utenti, a prescindere da settore di appartenenza e dimensioni. Alcune differenze però emergono: in particolare per le aziende che basano il proprio business sul trattamento di grandi quantità di informazioni (ad es. le public utilities) e dati riservati (ad esempio, la pubblica amministrazione) che mostrano un elevata paura di intrusioni informatiche, anche per quanto riguarda potenziali attacchi terroristici, mentre altri settori (ad es. il mondo finanziario) già da tempo hanno affrontato questo problema e quindi sembrano sentirsi relativamente meno scoperti.

Dalla ricerca emerge che le aree più critiche riguardano i pericoli relativi alle infrastrutture hardware, software e di rete (circa l'80 per cento). Basti pensare che tra le aziende italiane il 40 per cento non ha sufficienti politiche per la security, spesso non ha neanche un responsabile e un team per la sicurezza.
In quanto tempo e con quali costi, infatti, ci si riprende dopo un attacco informatico o dopo un epidemia da virus? Quanto una politica di sicurezza è determinante - per dare fiducia al cittadino e per il diffondersi delle tecnologie, pensiamo alla carta d'identità elettronica - per i comparti della Pubblica Amministrazione? Nel 2001 virus come Nimda e CodRed hanno causato danni -secondo Paolo Ardemagni della Symantec - "per cifre quasi pari a quelle che occorreranno per ricostruire le infrastrutture ICT distrutte dopo l'attentato dell'11 settembre".
Ecco perché i prossimi cinque anni dell'IT saranno caratterizzati dalla crescita del mercato a livello mondiale per il settore sicurezza quasi del 50 %, soprattutto per l'adozione di software e di sistemi di certificazione. Per l'Italia si prevede una crescita della domanda da 260 milioni di dollari nel duemila, sempre secondo le stime IDC, a circa un miliardo e mezzo di dollari nel 2005. Convinti, ha ripetuto Masiero, "che il mercato security sarà il settore trainante dell'IT oggi in secca". Nel nostro Paese si tradurrà, secondo Ugo Guelfi consigliere del ministero per l'Innovazione e le Tecnologie, in un piano normativo per l'info-security basato sulla formazione e sull'adozione di standard per la certificazione di qualità.

C'è tuttavia un punto dell'adozione di sistemi di sicurezza che può diventare molto critico: quanto peseranno sulla privacy? (Si pensi, ad esempio ai sistemi di controllo dei file o sull'e-mail). Quanto un eccessivo controllo se da un lato metterà al riparo dai pericoli, dall'altro rischia di sacrificare il diritto a tutelare la riservatezza dei dati? Secondo Masiero, infatti, l'equilibrio tra sicurezza e privacy non è affatto scontato e si potrebbe porre l'esigenza di dovere "accettare inconvenienti a fronte di più sicurezza".