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Un computer, il piatto forte di un furto illustre

Wanda Marra

Ai calcolatori vengono affidati dati riservati spesso preziosi, come quelli rubati al ristorante Camponeschi di Roma

Un salotto internazionale nel quale si concludono accordi politici, si tessono trame diplomatiche, si intrecciano relazioni d'affari: il ristorante romano Camponeschi è il ritrovo abituale di statisti, finanzieri, vip. Con una certa dose di mistero e le sale arredate in stile rinascimentale, questo locale costituisce un angolo d'eccezione di Piazza Farnese, che con le due fontane di Girolamo Rainaldi e l'imponente Palazzo, sede dell'Ambasciata di Francia, emana un fascino sottile, fatto di composta eleganza e signorile riservatezza.

La magica e discreta quiete di questo ristorante è però stata disturbata qualche notte fa da un furto, quanto meno insolito: sono stati rubati un paio di milioni, alcune bottiglie di vino pregiato e soprattutto un computer. "Sono quasi sette o otto anni che in modo metodico riporto sui vari file le cene fatte qui, con un tabloid dei vari tavoli riservati per le cene in arrivo o già avvenute - dice Alessandro Camponeschi, contitolare del ristorante insieme al padre, Marino - tra i nostri clienti, noi abbiamo capi di Stato, personaggi della politica e dell'alta finanza. Riavendoli qui, magari dopo alcuni mesi, è importante sapere cosa hanno mangiato e bevuto, conservare una sorta di memoria delle loro abitudini".

Esigenza professionale ineccepibile e meritoria. Ma certo il computer sottratto sembra un menù favoloso servito su un piatto d'argento. D'altra parte che cos'altro poteva spingere dei ladri senza dubbio professionisti a sfidare la porta blindata del locale e la navetta della polizia costantemente a guardia dell'Ambasciata?

Probabilmente non solo i contatti (numeri di telefono, di cellulare, indirizzi di posta elettronica) di alcuni protagonisti della scena internazionale, ma soprattutto l'agenda: chi ha il computer di Camponeschi ora ha anche la registrazione per tutto il 2002 dei clienti in arrivo nella capitale dal mondo intero, il jet set internazionale della politica e del mondo della finanza.
Basta guardare la lista degli ospiti della sera del furto, per capire che certo non si scherza: invitati dalla stilista Curiel, c'erano l'ambasciatore di Francia, il ministro Girolamo Sirchia, gli onorevoli Maccanico e Sansa, per dirne solo alcuni, oltre a una consistente rappresentanza della nobiltà romana.

Sui motivi della rapina, per adesso, non esistono che supposizioni. I carabinieri che stanno indagando sul caso dicono che i furti di computer (soprattutto portatili) dagli uffici sono all'ordine del giorno, perché si rivendono e permettono di realizzare facili guadagni.

Ma sarà veramente solo questa la motivazione che spinge a rubare un Pc? Oppure si deve pensare che almeno alcuni di questi furti siano in realtà mirati a conquistare i dati, spesso assolutamente riservati e preziosi, affidati alle macchine?

In tema di sicurezza, se si dovesse confermare una simile tendenza, ci sarebbe da riflettere molto: basta pensare ai dati sensibili e alle notizie riservate che possono essere archiviati nei computer di un grande albergo, di un'agenzia di viaggio di un certo livello, di atélier di moda esclusivi, di palestre frequentate da soli vip. Per non parlare delle informazioni contenute nei computer di uffici governativi.

Non si tratta di fantacronaca o di facile allarmismo: solo poche settimane fa il sito della Bbc ha reso noto che dal Ministero della Difesa del Regno Unito sono spariti negli ultimi cinque anni circa 600 computer portatili.

Tutta opera di ladruncoli pronti a violare le misure di sicurezza di un ministero solo per ottenere qualche facile spicciolo?