Occhio alla videoconferenza
E' partita da una studentessa americana l'idea
di mostrare la propria vita in diretta su Internet. E da allora si
sono moltiplicati in Rete i siti dedicati alle webcam domestiche.
Di Michele Alberico
Prendete un computer attaccateci una videocamera, un microfono e due
casse, scaricate un programma di gestione e siete pronti per
partire. Queste sono le basi della videoconferenza su IP o
webconference. Di che si tratta? Il termine nella sua forma più
semplice indica la trasmissione di video e audio tra due o più
luoghi separati tramite Rete. Secondo stime commerciali il mercato
della videoconferenza cresce del 37 per cento ogni anno e si stima
che nel 2002 raggiungerà un volume di 39 miliardi di dollari. Chi
controlla questo tipo di comunicazione sono poche agguerrite
società che aspettano in trepidante attesa l'avvento dell'alta
velocità per esplodere.
Il pioniere è stato Cuseeme (si legge "see you see me"
e significa più o meno "ti vedo, guardami"), fondato
addirittura nel 1984 ma passato alla ribalta della cronaca solo nel
1996 quando la Itu (International Telecommunication Union) l'ente
che si occupa del controllo delle tecnologie di comunicazione, creo'
il primo standard ufficiale per la webconference: l'H323 (che
sebbene abbia subito diverse modifiche è ancora usato). Per un
momento scoppio' l'euforia delle webcam: tutti volevano Cuseeme, ma
la velocità di trasmissione in Rete era tale che anche i primi
fortunati utenti poterono godersi poco più che immagini sfocate e
ascoltare voci tremule che ricordavano le trasmissioni degli
astronauti dalla luna.
Ma sebbene la moda si passata in fretta, la webconference ha
continuato a trovare accoliti. Tanto che anche Microsoft è entrata
nella partita con il suo Netmeeting. Su Netmeeting come su Cuseeme
si fa videochat, si incontrano altri utenti, si scambiano due
parole, ma, dicono gli esperti, la comunicazione è completamente
diversa da quella di una chat tradizionale. Laddove su una chat si
gioca sull'assenza del volto e sul mascheramento dell'identità, in
videochat si lavora o si incontrano parenti ed amici già
consolidati ed il fascino della scoperta viene meno. Non mancano
tuttavia quelli che usano le webcam per incontri del tutto
estemporanei o per cercare emozioni forti con il gusto di sbirciare
nel buco della serratura di qualche camera da letto.
Gli allarmismi sulla minaccia alla privacy qui sono fuori luogo.
Tutto è volontario, nessuno spia: è solo un gioco delle parti. Chi
accende la camera accetta di essere guardato e se pensate che siano
in pochi vi sbagliate.
Ivisit
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Netmeet
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