Mercoledi' 3 gennaio 2001
Revisione testi a cura della redazione internet di MediaMente

Webcam, un palcoscenico per tutti?

Severgnini: "Ma questa non è una killer application"

Tutti pazzi per Jenni

Bifo: "Un magnifico occhio aperto sul nulla"

In 5 anni tutti in videoconferenza

EarthCam, il mondo che guarda se stesso

Ghezzi: "la webcam è democratica"

Dallo Shuttle all'Etna, le webcam della scienza

Dalla redazione del sito del "Grande fratello"

Occhio alla videoconferenza


Ghezzi: la webcam è democratica

Intervista al critico Enrico Ghezzi, ideatore di "Blob"

In cosa consiste il fascino delle webcam?

Le immagini delle webcam sono la cosa più affascinante che oggi si possa vedere su uno schermo. Questa "cosa" è più avanzata, più interessante, intensa, nella sua bassa intensità, di tutto quello che si vede in tv. Non perché lo azzeri ma perché di colpo fa diventare più importante quello che non si vede di quello che si vede. Il senso delle webcam è di aver riportato a una scala meno immaginario-tecnologica, più domestica, la constatazione che siamo in diversi miliardi. Visivamente, quindi in modo più sensibile, ci fanno sentire addosso il fruscio di 50 mila, 5 milioni, 5 miliardi di "webvite". Di fatto, quello di cui ci parla il webcasting è che, in un certo senso, ognuno di noi, semplicemente vivendo, scrive. È ciò che i più grandi scrittori filosofi dell'ultimo secolo, da Kafka a Proust a Joyce a Benjamin, dicono: siamo scrittura, visione, d'altri o nostra.

Qual è il rapporto tra webcam e tv?

La possibilità per chiunque di andare in rete, di essere visto da 50 mila o 50 milioni di persone, credo che semplicemente riporti a quello che è la tv, un mezzo banalmente democratico. Vediamo apparire in televisione meteore, effimere eternità, gente che conosciamo, telecronisti, psicologi che diventavano "lo Psicologo", persone miracolate: tutta la tv che conta si basa su questo, sul fatto del comune, del medio, che diventa importante.