Giornalisti di fatto ma non di nome
Diminuisce il numero dei professionisti, mentre
aumentano i "content producer", mediatori
dell'informazione dei new media
di Marta Mandò
I giornalisti sono tra le figure professionali più coinvolte
dall'avanzare di Internet. La diffusione della Rete spinge verso
un'innovazione radicale nel modo di fare informazione e di
conseguenza nell'identità culturale e contrattuale del giornalista.
Secondo i dati dell'ultimo Rapporto
Censis, la differenza canonica tra giornalisti professionisti
dipendenti di un'azienda editoriale e pubblicisti o collaboratori
saltuari, sta diventando sempre più obsoleta e di fatto negli
ultimi anni corrisponde sempre meno alla realtà del settore
dell'informazione. I mutamenti di questo scenario che ha retto per
oltre trent'anni, sono ancora in parte indefiniti, tuttavia fanno
intravedere nuove fisionomie della professione. A cominciare
dall'aumento vertiginoso della popolazione dei giornalisti
pubblicisti e dei lavoratori autonomi del settore, di pari passo con
una sostanziale diminuzione del numero dei giornalisti
professionisti: all'Ordine nazionale dei giornalisti a fine 1999
risultavano iscritti 18.438 professionisti, mentre i pubblicisti
erano 47.652. Molto marcata la differenza tra giornalisti
professionisti iscritti all'Inpgi 1, l'ente previdenziale dei
giornalisti e i pubblicisti. Durante il 1999 infatti i nuovi
iscritti alla gestione principale sono stati 606, mentre gli
iscritti alla gestione separata 1.239, cioè più del doppio. Di media su quattro neo-giornalisti, uno è iscritto all'Ordine
come professionista, tre sono iscritti come pubblicisti. Il trend di
sostanziale aumento dei lavoratori autonomi del settore è
confermato da una stima ufficiale del ministero delle Finanze che
prevede un ulteriore aumento dei possessori di Iva iscritti alla
categoria pubblicisti e affini pari al 5% entro la fine del 2000. Al
forte aumento della popolazione dei pubblicisti si affianca anche
un'altrettanto marcata crescita di una generazione di produttori di
informazione che a tutti gli effetti svolgono un lavoro
giornalistico, sebbene non appartengano all'Ordine di categoria. Le
forme contrattuali sono le più eterogenee: "autore testi"
"collaboratori con ritenuta d'acconto" "lavoratori
autonomi con partita Iva", "coordinati",
"consulenti", "agenzie di service". Per quanto concerne poi le aziende dei new
media, si nota un fenomeno ancora più eclatante: la nascita di
nuove tipologie di mediatori dell'informazione. La domanda e
l'offerta del mondo dei new media non si riferisce ai giornalisti
professionisti se non in numero molto limitato, chiede invece figure
che lavorino per veicolare contenuti attraverso i media digitali. Su
Internet è prassi contrattualizzare anziché il giornalista il
"content producer", cioè colui che produce contenuti da
immettere sui siti Internet o sui dispositivi digitali (ad esempio
notizie sms sui cellulari o sui display dislocati in aeroporti e
stazioni). Si tratta per lo più di giovani che si sono formati una
professionalità, senza passare per i canali tradizionali del
giornalismo. Sono sperimentatori in prima linea dell'informazione
digitale, con forte propensione all'uso delle tecnologie. Il loro é
un lavoro "multi-tasking": chi lavora on line deve
valutare il "peso" di una fotografia, di un file audio o
video, della leggibilità e fruibilità complessiva del prodotto
multimediale. Del resto, l'organizzazione della giornata lavorativa
del giornalista multimediale è sempre più simile a quella del
giornalista autonomo: diversamente dai ritmi e orari di lavoro da
ufficio tipici dei media tradizionali, i ritmi di chi lavora on line
sono molto intensi durante tutto l'arco della giornata, con un
continuo affacciarsi alla Rete per leggere o per pubblicare. Ritmi
intensi e serrati fin dalle prime ore della mattina, dedicate, per
chi lavora su siti e portali di informazione all'aggiornamento delle
pagine. Cambia, dunque, la figura del giornalista, non senza segni
visibili di conflittualità, come dimostra la vicenda del mancato
rinnovo contratto dei giornalisti a livello nazionale che riguarda
in modo diretto la posizione dei giornalisti che lavorano in
Internet.
Rapporto
Censis
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