Mercoledi' 31 gennaio 2001
Revisione testi a cura della redazione internet di MediaMente

Il falso in Rete

Bifo: "In Rete verità e falsità, le creiamo noi"

Il falsario del web

"Digital hacking": come ti dirotto sul mio web

Un web art al servizio del verosimile

Carlini: "il digitale può essere facilmente alterato"

Bufale cibernetiche

Autenticamente Falsi

Il mercato dei documenti


I falsi in rete

Internet è sinonimo di informazione, ma non sempre di verità e veridicità delle fonti. Un problema spesso sollevato ma che ha monte una questione più ampia: che cos'è nell'epoca del digitale, dove una copia è uguale all'altra, il concetto di falso? E come si fa a distingue l'originale dal falso? E' successo ad esempio che si spacciasse per un documento inedito, un trailer del nuovo film di Star Wars di George Lucas che dovrebbe uscire nelle sale solo nel 2002. A vederlo, ha tutte le caratteristiche del movie di guerre stellari, in realtà è un falso, un "damn' good fake", che tuttavia funziona per musica, stilemi narrativi e montaggio. Non si tratta, del resto, di un unicum. La rete è un buon posto dove trovare falsi, finzioni e ricostruzioni, copie e manipolazioni. Anche quando Internet era poco più che un ritrovo per accademici e scienziati il gioco era già iniziato, circolavano bizarri documenti in cirillico che venivano spacciati come documenti segreti del KGB.

La falsificazione, quindi, non è mai stata estranea alla rete. Perché? In primo luogo il mezzo si caratterizza, per sua natura come un linguaggio universale: manipolare, copiare, trasportare informazione digitale è enormemente più semplice di trattare informazioni analogiche. Tradurre ogni cosa in bit, in sequenze di 0 ed 1 cioè in catene numeriche dalla materialità molto effimera mette in crisi il binomio falso-vero e spinge a ripensare le nostre idee sull'autenticità e la falsità. Per comprendere il concetto di falso nel mondo digitale, non basta, contrapporlo ad autentico: è invece, necessario verificare se i concetti che tradizionalmente associamo al falso in ambiti come quello dell'informazione, dell'arte o della documentazione, trovino una nuova attestazione ontologica nel contesto digitale e telematico.

La prima idea che tradizionalmente colleghiamo al concetto di falsità è la mancata corrispondenza di qualcosa con la realtà dei fatti. Quando Orson Wells ripropose per radio il suo celebre scherzo sull'invasione extraterrestre basato sulla Guerra dei mondi, giocava su questo registro e molto più tardi disse che se l'operazione aveva funzionato era dipeso sostanzialmente da due fattori: da un lato il fatto che la radio fosse un medium giovane, (con l'aggiunta di essere l'unico medium di massa in grado di diffondere informazione in tempo reale). Dall'altro che il pubblico non aveva modo di verificare le fonti dell'informazione che riceveva. Ora per Internet, valgono un po' entrambe queste considerazioni.

La rete, essendo un mezzo di comunicazione giovane vive de facto in un regime di maggiore autenticità, sembra cioè che sia un canale privilegiato, meno legato alle gerarchie che dominano il mondo della comunicazione e quindi più in grado di parlarci delle cose così come sono o meglio di svelare cose alle quali non avevamo pensato. Anche l'idea dell'orizzontalità della comunicazione in rete che funziona sulla creazione di lunghe catene di attribuzione di fiducia viene spesso legata ad un senso di autenticità che altri mezzi hanno smarrito. Del resto, oggi, è più facile credere ad un individuo che ad un'istituzione o ad un marchio.

Il secondo aspetto di cui ci parlava Orson Wells vale a dire la non verificabilità delle fonti in un tempo in cui la sola radio dominava la scena sembra non persistere più. Oggi di fronte alla proliferazione dei mezzi di comunicazione di massa un'operazione come quella della guerra dei mondi non avrebbe possibilità di prendere campo, men che meno su Internet. Tuttavia, Internet detiene ancora un primato sull'informazione non ufficiale, rivelatoria cioè di notizie estremamente preziosa ma molto poco verificabili. La comunicazione, per fare un esempio, dei gruppi di studenti a Belgrado nei giorni della contestazione. Quindi, per il tipo di informazione originale che la rete è in grado di diffondere, anche la non verificabilità delle fonti sembra un carattere assolutamente congeniale ad Internet.

Una seconda idea che tradizionalmente colleghiamo al falso ci viene dall'arte ed è quella di copia, di riproduzione che segue una produzione che consideriamo, invece, originale. Nel regno del digitale ogni copia è assolutamente identica all'originale, anzi la distinzione stessa copia originale perde di valore, un'opera digitale può essere tecnicamente riprodotta all'infinito senza perdere nulla della sua natura. Allo stesso modo la copia pirata di un programma può essere ritenuta un falso?

La rete sembra, dunque, sfuggire ai metodi tradizionali di distinzione dell'originale dal falso. Ne' l'idea di verificabilità ne' quella di riproduzione sembrano aiutarci. Se l'idea di copia in un mondo digitale non è più in grado di distinguere l'originale dal falso e se non abbiamo strumenti per operare questa scelta da soli, per distinguere l'autentico dall'inautentico bisogna rivolgersi altrove. Bisogna rivolgersi ad un'autorità garante, un ente, un'istituzione o una persona che ci garantisca dell'autenticità di qualcosa. Ma se questo è vero, c'è da chiedersi se la proliferazione del falso su internet può essere considerata come una resistenza del mezzo alle forme di autorità.