"Digital hacking": come ti dirotto sul mio web
di
Umberto Contasta
L' operazione chiamata "digital hijack",
mette a nudo alcuni dei punti critici del rapporto tra informazione
e controllo dell'informazione in rete
Quanto
c’e’ di vero e di falso in quello che leggiamo sulla rete?
E-toy, un gruppo di artisti attivisti in rete, per molti una banda
di hackers, ha condotto sul web nel ’96, una serie di operazioni
che si sono rivelate abbastanza illuminanti per capire meglio cosa
significa porsi il problema di vero o falso per quanto riguarda la
comunicazione su Internet.
Base di partenza del digital hijack è un gesto quotidiano,
ripetuto ogni giorno da milioni di navigatori del mondo, come la
ricerca di una parola dentro un motore di ricerca. "L'idea - ci
spiega il giornalista Nico Piro - "si basava su un meccanismo
particolare, venivano selezionate un centinaio di parole chiave tra
le piu' diffuse, come Playboy, Microsoft, sesso, calcio e cosi' via,
e nelle hit list inserire degli agenti software che riuscivano ad
arrivare nei primi cinque posti. I navigatori quando sceglievano una
pagina web finivano per trovarsi nel sito di digital hijack, dove li
accoglieva un faccione molto bellicoso che diceva loro: "non
fare una mossa, sei stato rapito digitalmente". Il browser
risultava bloccato, era impossibile andare avanti o tornare
indietro, era impossibile tentare una via di fuga, potevi solo
sorbirti il sermone sulla liberazione di Kevin Mitmick, il piu'
grande hacker della storia della pirateria informatica, all'epoca in
carcere, e solo dopo questa serie di passaggi potevi riprendere la
navigazione. L'operazione digital hijack ci ha regalato un
contributo al pensiero critico nel rapporto con Internet e ha
inaugurato una stagione, quella dell'attivismo online, che da e-toy
a Artmark, passando per tutta un'altra serie di iniziative, ha
aperto un nuovo orizzonte nel quale si concentrano nuovi fenomeni di
liberazione del pensiero, di pensiero critico, che fanno di Internet
un mezzo di grande democrazia."
A ben vedere un invito a ripensare un atteggiamento dogmatico nei
confronti della rete, a non pensare a Internet come un elemento
dato, intoccabile, come la grande biblioteca di Alessandria d'Egitto
dove si trova tutta la verità. La rete è un ambiente nel quale
possono succedere cose non necessariamente rispondenti a un
paramentro di verità.
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