Venerdi' 2 marzo 2001


Dissociare il webdesign dall'usabilità
di Franco "Bifo" Berardi

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Per approfondire:

"Il Web e' un mass new media"

La parola agli utenti

Alla ricerca dell’usabilità migliore

Rete mia, quanto sei complicata

Dalla parte del consumatore

Visciola: un approccio “tecnico” ma “complesso”


Incanto della Rete versus Rete all'incanto

Non si tratta di un semplice elogio della navigazione lenta o complicata, giacché anche l'idea semplicità non si contrappone alla complessità. Direi che si tratta di tessere l'elogio dell'oscurità, della difficoltà, della vitalità che scaturisce dall'"usabilità" messa alle strette dall'espressione. La rete non conosce (che) se stessa. Nella sua autoreferenzialità dimora il principio di perenne "inciampo" della comunicazione. Essa presuppone un salto nel vuoto e il problema è cercare di definirlo, di cristallizzarlo, di renderlo permeabile: non di riempirlo! la spiegazione è semplice (questa si): il vuoto è una congettura, cioè qualcosa. Il vuoto, allora non va riempito: deve essere com-preso, ovvero bisogna appropriarsene rendendolo attivo. Senza darwinismi tecnocratici e senza sterili tecnofobie.

Appigli. Il mercato non vuole appigli, desidera solo che vi si scivoli sopra con quella speciale tavoletta surf che si chiama credit card;

Segnali. Che tutto diventi segnale d'acquisto! ecco la vera involuzione rivoluzionaria. Puo' esistere, sembra sentire da più parti, solo un web intessuto di seduzioni onnimonetarie e filo-market. Vedremo ovunque segni come fili di Arianna verso le svariate banche.

Web-insostenibilità. Dati esperibili e consumo stabile: ecco un altro monito incipiente (o già, forse, realizzato).Tra le infinite tipologie di esposizione di dati prevale quella dell'esperibilità dopo navigazione, del consumo dopo la conoscenza (o dell'incoscienza prima del consumo!). La merce ci chima per nome e noi avviamo il processo di scambio, il baratto di bit.

Contra dogmaticos. si ha necessità di attraversare la rete senza esserne consumati. Se consumo ci deve essere che sia conoscenza. La semplicità non è direttamente proporzionale a velocità e velocità non è l'alter ego del "meglio". Ci sono zone del nostro immaginario che si alimentano solo di oscurità per snidare la chiarezza alla fine del punto di domanda. L'usabilità è un ombrellone ideologico, uno scudo contro l'estetica e le poetiche. Lasciateci abbrustolire sotto il taglio che ci è più consono. E poi di quale uso si parla? Se pensiamo all'e-commerce, il discorso è finito e la logica pietrificata dal raggio micidiale di "Paris qui dort". Ma se pensiamo alla grafica-web come possibilità di espressione, allora non capisco bene (e perché prendersela con un programma come Flash!?). Un mezzo, appunto, si usa. Ma io posso usare la scrittura per scrivere l'orario dei treni (in modo monosemico) o per imbrattare la carta con la Divina Commedia. Se Dante avesse seguito i principi della "webusabilità" forse avrebbe scritto qualcosa di meno interessante. Non sono secoli che cantiamo la sua "oscurità" e polisemia? Bene, allora, se la strada è quella indicata da dai web-semplificatori perchè non applicare questi principi anche alla grafica delle riviste, dei libri, dei format etc...Qualcuno dirà che questa è diversa cosa, ma allora perché proprio il web dovrebbe abdicare le sue potenzialità estetiche all'usabilità commerciale? Forse web non fa rima con arte, ma web non deve far rima con niente: è uno strumento. E nient'altro. Una certa precettistica tende a produrre solo "cataloghi" e repertori di merci. Forse anche qualche acquirente in più. Poi, come al solito, ci sarebbe la crisi e la rivalutazione dell'estetica. Ma perché perdere questo tempo? l rizoma ha già fagocitato il centro: per alimentare la proliferazione indefinita del nucleo nell'alveo dell'instabilità, che è un non-luogo scomodo ma necessario.

bisaccia@philo.unibo.it

 


 



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