Dalla parte del consumatore
Tecnologie "calme" e strumenti più
semplici da usare: ora i produttori scommettono sull'Usability
di Eleonora Giordani
Snellire la tecnologia non significa diventare tutti più
stupidi, perché arrivare alla semplicità richiede "tempo,
energia mentale, sforzo progettuale e danaro". E' la tesi
espressa in "Semplicity", uno degli ultimi lavori di Edward
de Bono, pubblicato in Italia da Sperling & Kupfer. De Bono
è conosciuto come il guru del pensiero "laterale", il
pensiero creativo che preferisce seguire la percezione piuttosto che
la logica. Rendere semplice, accessibile a tutti, un'idea o un
meccanismo complesso comporta uno sforzo intellettuale e pratico
elevatissimo. Bisogna essere completamente padroni della materia,
riuscire ad estrarre i concetti fondamentali, capire come e perché
questa cosa "semplice" possa essere vendibile sul mercato.
"La spinta o la motivazione a semplificare devono nascere da un
vero e proprio atteggiamento mentale, che dovrebbe essere
incoraggiato da tutto il complesso dell'organizzazione, o quanto
meno dalla persona che ha stabilito gli orientamenti generali di
quel progetto", spiega de Bono.
Un lavoro enorme, che i principali gruppi informatici sono
disposti a pagare quasi a peso d'oro. Non è un caso infatti che
Macromedia, produttore di Flash e Dreamweawer, due software che
permettono di fare cose bellissime ma che alcuni accusano di essere
troppo complicati, abbia lanciato un'iniziativa sull'Usability.
Raggiungendo Microsoft, Ibm, Siemens ed altri grandi, che hanno
creato nei loro siti delle aree "utente-centriche",
dedicate proprio alle esigenze degli utilizzatori.
Questa è certo una novità importante, anche se alcuni
specialisti del web mettono in guardia dai rischi di ghettizzazione:
l'usabilità potrebbe così essere venduta come un elemento
distinto, opposto a quelli che nascono da uno sviluppo integrale
della Rete.
Guardando però all'evoluzione dei prodotti sul mercato, ci accorgiamo
che le industrie seguono sempre di più la strada dell'usabilità.
Per tutto il mese di febbraio l'inserto CorrierEconomia del Corriere
della Sera ha dedicato una rubrica al tema "Semplificare
Internet", proponendo un panorama pratico e teorico. Molte
aziende stanno scommettendo su soluzioni di interazione vocale
tra uomo e macchina: c'è il filone della dettatura automatica,
con prodotti come Via Voice di Ibm o Naturally Speaking di Dragon
Systems, ci sono le interfacce vocali per controllare automobili
ed elettrodomestici e nella telefonia prendono piede i portali
vocali di Internet e i servizi di segreteria intelligente. E anche
a livello di ricerca si punta su tecnologie "calme",
che dovrebbero offrire un'alternativa meno stressante al pc. E'
la soluzione proposta tra l'altro da Donald Norman, professore
di scienze cognitive all'università di California e autore
del libro "Il computer invisibile", tradotto in Italia
da Apogeo: "una tecnologia fatta di 'appliance', di elettrodomoestici
dell'informazione, umani, centrati sulle esigenze delle persone".
Meno sofisticati forse, ma più utili.
Ritorniamo quindi a De Bono e alle sue regole per la Semplicità,
un valore che si ottiene solo con grande determinazione e, a livello
produttivo, ricchi investimenti. Prima di tutto, progettare,
padroneggiando il campo in cui si opera e sapendo cosa si vuole
ottenere, perché "la semplicità senza comprensione non ha
alcun valore". E poi, mettere tutto in discussione: non è
detto che tutto quello che esiste sia veramente necessario.
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