Venerdi' 2 marzo 2001


Dissociare il webdesign dall'usabilità
di Franco "Bifo" Berardi

Partecipa alla discussione

Leggi     Scrivi


Per approfondire:

"Il Web e' un mass new media"

La parola agli utenti

Alla ricerca dell’usabilità migliore

Rete mia, quanto sei complicata

Dalla parte del consumatore

Visciola: un approccio “tecnico” ma “complesso”


Dalla parte della complessità


Personalmente, ho sempre amato le cose complicate. Mi interessano, mi attraggono, mi affascinano. Più sono difficili da capire e da affrontare, più mi tengono legata, per non dire inchiodata. Per me non esiste la possibilità di fare un percorso lineare, tipo: prima imparo le lettere dell'alfabeto e poi comincio a leggere. È piuttosto vero il contrario: comincio a leggere, e dal brano che ho davanti, ricavo - per deduzione - le regole. Non importa quanto questo processo può essere faticoso, e so benissimo che a volte è controproducente o addirittura disastroso. Ma è irresistibile: un antidoto certo contro la noia, la strada per una fruizione libera, per una visione personale della realtà.

Poi, a volte, la semplicità mi colpisce, quasi come una rivelazione, e mi accorgo che - dopo aver fatto una serie di giri improbabili - sono arrivata a quello che in realtà è un punto di partenza abbastanza scontato.

Al di là dell'autobiografismo (ma non è sempre da lì che in fondo partiamo?), riflettere sull' usabilità, mi suscita un movimento di questo genere. Istintivamente, non posso che schierarmi contro: come rinunciare alla bellezza, alla creatività, soprattutto alla libertà? Stabilire regole certe per siti facili e usabili? No, assolutamente no, e mille volte no!! È vero, mi capita di arrivare su siti "difficili", dove navigare non è uno scherzo. Ma penso sempre che dipende da me, che sono io che non capisco la logica che li guida. Mi si potrebbe sempre dire, che non ogni logica è interessante. Ma la risposta per me è ovvia, quasi scontata: "Lasciatelo decidere a me". Meglio perdere del tempo - fosse anche prezioso - e scoprire di aver fatto un buco nell'acqua, ma avere la possibilità - invece - di scoprire qualcosa di impensato, forse di fondamentale. È un po' come se si chiedesse agli scrittori di scrivere solo libri alla portata di tutti, dal significato chiaro e dallo stile lineare. Per quel che mi riguarda, non amo i libri volutamente ricercati, inutilmente complicati, dove la difficoltà diventa una sorta di compiacimento narcisistico. Ma c'è un livello di complessità "oggettivo", irrinunciabile, funzionale a una crescita esistenziale, prima ancora che intellettuale.

E lo vogliamo negare ad Internet? In nome di cosa? Forse bisogna avere ancora il coraggio di credere nell'intelligenza e nella sensibilità delle persone: se un sito è inutilmente complicato, non lo visiterò più. Se la grafica è ridondante, brutta, inutile, la giudicherò tale. E se poi mi piace così, alla fine è un problema mio, per non dire una scelta.

La facilità forse deve essere caratteristica irrinunciabile dei siti istituzionali, o di quelli che si pongono l'obiettivo di offrire un servizio. Allora sì, certo tipo di informazioni devono essere - per loro natura - accessibili a tutti.

Ma Internet è anche molto altro, e può diventare qualcosa che adesso neanche immaginiamo. Forse è pericolosa, ma non più di tante altre cose. E soprattutto chi lo può decidere, e in base a quali strumenti etici?

wanmar@libero.it