Carlini ha ragione, ma il punto non e'questo
Carlini ha ragione, quando dice che flash è un linguaggio
proprietario. Ma il punto non è questo. Questi sono dettagli
relativi alla storia della economia della rete, nella quale la
lotta fra tentativi di colonizzazione proprietaria e proliferazione
di processi open source dura da sempre e (credo, spero) continuerà
in eterno (parlo dell'eternità di Internet, è quasi
un'allitterazione). Flash, java script.
Okay okay, il punto è un altro. Il tema della web usability
non pone solo un problema di economia della rete. Pone un problema
semiotico, o forse poetico. Pone un problema di metodo essenziale:
In che direzione la rete modifica il linguaggio? (voglio proprio
dire: il linguaggio come funzione cognitiva, come modalità
primaria di accesso al mondo come mondo umano). Possono accadere
cose molto diverse. Il linguaggio è il campo di una lotta
tra prospettive, strategie, interessi, intuizioni.. Può
andare per esempio nella direzione indicata da Nielsen: per lui
la rete è quel congegno che rende i percorsi comunicativi
così facili da essere automatici.
All'inizio la rete fu una campagna desolata piena di viuzze che
conducevano a isolati casolari nella steppa. poi venne netscape,
poi explorer. Tutto divenne più facile. Ma fin dove? Fino
alla predisposizione di percorsi semiautomatici (il metodo America
online, per intenderci), la predisposizione di un imbuto gigantesco
attraverso il quale veicolare una melassa unificata di immagini
stili consumi? Laddove vi era una campagna desolata ci dovrà
essere una Infobahn con tutti i suoi caselli di entrata e uscita
predisposti? Questo è il sogno della web usability. Il
linguaggio diventi INFORMAZIONE. Ma la rete (che non è
mai una cosa sola e mai lo sarà) è anche produzione
di ambiguità. Ambiguità significa pluralità
di esiti possibili della comunicazione, allargamento del campo
semantico, creazione di scenari imprevedibili di senso. Non c'è
ancora nessuno (che io sappia) che abbia elaborato una semiotica
della comunicazione connettiva.
IMHO quando qualcuno se ne occuperà scoprirà due
cose:
1. la rete tende ad appiattire il linguaggio umano fino a farne
sistema di automatismi ineludibili psicotecnicamente consequenziali.
2. la rete tende ad arricchire il linguaggio umano fino a farne
processo aperto di scivolamento, di proliferazione semantica,
di continua apertura di possibilità. La rete infatti non
c'è.
franco berardi
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