Com'è difficile la semplicità
Creatività e Usability non sono inconciliabili
Riflettendo sull'usability e sul fatto se sia giusto o meno
rendere estremamente semplici le tecnologie, ho cambiato idea almeno
dieci volte. Semplificare troppo non rischia di atrofizzare alla
lunga la nostra capacità di ragionare? Come l'uso delle
calcolatrici ha fatto dimenticare a molti le tabelline, dare a voce
istruzioni alle macchine più sofisticate senza sapere cosa c'è
dietro, senza avere la possibilità di "agirle" potrebbe
renderci completamente dipendenti e ottusi. D'altro canto, se per
accendere la luce o per far partire l'automobile ogni volta
dovessimo iniziare dall'innesco della prima scintilla, la vita
diventerebbe impossibile.
Resta il fatto che alcune tecnologie ci risultano davvero
ostiche: siamo veramente così poco dotati? Viene spontaneo pensare
con invidia ai bambini piccolissimi e alla loro stupefacente
capacità di capire come funzionano i giocattoli più arzigogolati
senza bisogno di libretto per le istruzioni. E' anche vero però che
i bambini non hanno nient'altro da fare tutto il giorno. Cioè sono
concentrati e fanno un grande sforzo per interpretare tutto ciò che
li circonda, ma il loro fine ultimo è comunque il gioco. Le cose
già si complicano quando tutto questo impegno deve essere mirato al
conseguimento di un risultato scolastico, anche perseguito con
sistemi didattici che permettono di imparare divertendosi.
Avanzando nella vita la dimensione ludica dell'apprendimento si
riduce sempre di più lasciando il posto a quella molto meno
allettante della necessità. Se a cinque anni imparo l'inglese per
parlare con gli amichetti di tutto il mondo o capire Topolino se i
miei genitori mi portano a Disneyland, a diciotto o a venticinque,
se non l'ho già fatto, lo devo imparare altrimenti poi non trovo
lavoro. Lo stesso accade con il computer e con gli apparecchi
hi-tech in generale. Perché a 60 anni mio padre deve sottrarre
tempo agli incarichi di responsabilità per impazzire dietro un pc e
imparare a redigere e spedire circolari in posta elettronica, se
prima gli bastava chiederlo alla segretaria? E questo certo non
rende più gratificante il lavoro del personale amministrativo.
Insomma, la nostra vita è già abbastanza complicata perché lo sia
anche il funzionamento degli strumenti che invece dovrebbero
semplificarcela.
A meno di essere hacker o professionisti superspecializzati o
semplici appassionati, chi può trarre soddisfazione o beneficio da
un sistema che funziona al massimo delle sue capacità solo se si
attivano una serie di funzioni macchinosissime? Posso sentirmi
intellettualmente soddisfatto se per sfida personale, o in quanto
studioso e recensore, dopo un enorme impegno riesco a capire un
trattato filosofico difficile. Ma se faccio un lavoro burocratico e
tutti i giorni devo perdere più ore per interpretare i testi
fondamentali allo svolgimento della mia attività, accumulo soltanto
stress inutile.
C'è chi pensa che un po' di complessità renda comunque più
stimolante l'uso di strumenti altrimenti passivi e noiosi: un
pizzico di sale esalta il sapore dei cibi. Dipende però dai cibi
(il sale nel caffè sarebbe deleterio), dai gusti e soprattutto
dalle esigenze dei commensali. Forse allora anche nella ricetta di
un software o di un sito bisognerebbe selezionare e dosare gli
ingredienti a seconda delle circostanze: una maionese all'olio
d'oliva per i creativi e una maionese "light", ugualmente
saporita ma più leggera per i semplici utenti.
Quindi il problema è: le nuove tecnologie, Internet, sono un
mezzo o un fine? Uno strumento veloce e facile da usare che deve
rendere la vita confortevole, o una categoria sempre più complessa
in virtù della sua continua evoluzione, dove trovare il proprio
appagamento narcisistico? Le due cose non sono necessariamente
inconciliabili: evidentemente dipende da che parte stiamo. Come
utente preferirò un apparecchio "stupido" che riesce a
farmi fare cose intelligenti e cercherò fuori dal posto di lavoro
un modo di complicare piacevolmente il mio tempo libero. Come
informatico, creatore e amatore potrò sviscerare e domare tutti i
segreti di questa moderna religione, sudando sette camicie e
spremendomi le meningi per renderla alla portata di tutti. Rendendo
felice me stesso e la comunità.
pipola@libero.it
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