Venerdi' 2 marzo 2001


Dissociare il webdesign dall'usabilità
di Franco "Bifo" Berardi

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Per approfondire:

"Il Web e' un mass new media"

La parola agli utenti

Alla ricerca dell’usabilità migliore

Rete mia, quanto sei complicata

Dalla parte del consumatore

Visciola: un approccio “tecnico” ma “complesso”


Com'è difficile la semplicità

Creatività e Usability non sono inconciliabili

Riflettendo sull'usability e sul fatto se sia giusto o meno rendere estremamente semplici le tecnologie, ho cambiato idea almeno dieci volte. Semplificare troppo non rischia di atrofizzare alla lunga la nostra capacità di ragionare? Come l'uso delle calcolatrici ha fatto dimenticare a molti le tabelline, dare a voce istruzioni alle macchine più sofisticate senza sapere cosa c'è dietro, senza avere la possibilità di "agirle" potrebbe renderci completamente dipendenti e ottusi. D'altro canto, se per accendere la luce o per far partire l'automobile ogni volta dovessimo iniziare dall'innesco della prima scintilla, la vita diventerebbe impossibile.

Resta il fatto che alcune tecnologie ci risultano davvero ostiche: siamo veramente così poco dotati? Viene spontaneo pensare con invidia ai bambini piccolissimi e alla loro stupefacente capacità di capire come funzionano i giocattoli più arzigogolati senza bisogno di libretto per le istruzioni. E' anche vero però che i bambini non hanno nient'altro da fare tutto il giorno. Cioè sono concentrati e fanno un grande sforzo per interpretare tutto ciò che li circonda, ma il loro fine ultimo è comunque il gioco. Le cose già si complicano quando tutto questo impegno deve essere mirato al conseguimento di un risultato scolastico, anche perseguito con sistemi didattici che permettono di imparare divertendosi.

Avanzando nella vita la dimensione ludica dell'apprendimento si riduce sempre di più lasciando il posto a quella molto meno allettante della necessità. Se a cinque anni imparo l'inglese per parlare con gli amichetti di tutto il mondo o capire Topolino se i miei genitori mi portano a Disneyland, a diciotto o a venticinque, se non l'ho già fatto, lo devo imparare altrimenti poi non trovo lavoro. Lo stesso accade con il computer e con gli apparecchi hi-tech in generale. Perché a 60 anni mio padre deve sottrarre tempo agli incarichi di responsabilità per impazzire dietro un pc e imparare a redigere e spedire circolari in posta elettronica, se prima gli bastava chiederlo alla segretaria? E questo certo non rende più gratificante il lavoro del personale amministrativo. Insomma, la nostra vita è già abbastanza complicata perché lo sia anche il funzionamento degli strumenti che invece dovrebbero semplificarcela.

A meno di essere hacker o professionisti superspecializzati o semplici appassionati, chi può trarre soddisfazione o beneficio da un sistema che funziona al massimo delle sue capacità solo se si attivano una serie di funzioni macchinosissime? Posso sentirmi intellettualmente soddisfatto se per sfida personale, o in quanto studioso e recensore, dopo un enorme impegno riesco a capire un trattato filosofico difficile. Ma se faccio un lavoro burocratico e tutti i giorni devo perdere più ore per interpretare i testi fondamentali allo svolgimento della mia attività, accumulo soltanto stress inutile.

C'è chi pensa che un po' di complessità renda comunque più stimolante l'uso di strumenti altrimenti passivi e noiosi: un pizzico di sale esalta il sapore dei cibi. Dipende però dai cibi (il sale nel caffè sarebbe deleterio), dai gusti e soprattutto dalle esigenze dei commensali. Forse allora anche nella ricetta di un software o di un sito bisognerebbe selezionare e dosare gli ingredienti a seconda delle circostanze: una maionese all'olio d'oliva per i creativi e una maionese "light", ugualmente saporita ma più leggera per i semplici utenti.

Quindi il problema è: le nuove tecnologie, Internet, sono un mezzo o un fine? Uno strumento veloce e facile da usare che deve rendere la vita confortevole, o una categoria sempre più complessa in virtù della sua continua evoluzione, dove trovare il proprio appagamento narcisistico? Le due cose non sono necessariamente inconciliabili: evidentemente dipende da che parte stiamo. Come utente preferirò un apparecchio "stupido" che riesce a farmi fare cose intelligenti e cercherò fuori dal posto di lavoro un modo di complicare piacevolmente il mio tempo libero. Come informatico, creatore e amatore potrò sviscerare e domare tutti i segreti di questa moderna religione, sudando sette camicie e spremendomi le meningi per renderla alla portata di tutti. Rendendo felice me stesso e la comunità.

pipola@libero.it