|
la battaglia della poesia
L’intervento di mauriziousabileit è cortese e molto ben informato. Le sue considerazioni sulla democrazia sono giuste, se ci fermiamo a un discorso sul diritto all’accesso, ma IMHO non lo sono quando si riferiscono ai linguaggi. La democrazia significa forse uniformazione? Io credo di no. Democrazia significa soprattutto creazione di ambienti linguisticamente differenti, moltiplicazione delle autonomie culturali, e anche delle autonomie sociali, economiche.
La filosofia del making things easy non è democrazia, ma imposizione di modelli uniformati che acquistano il carattere di automatismi, e quindi è abitudine al conformismo. Non si tratta solo di standardizzazione delle procedure tecniche, ma della standardizzazione dei linguaggi, degli stili di vita e di consumo.
La poesia non è un lusso per una piccola minoranza di viziosi, la poesia è l’irriducibilità del linguaggio al suo uso sociale uniformato, il proliferare dell’ambiguità oltre e fuori i limiti della comunicazione codificata.
E la filosofia di Nielsen (come quella di Bill Gates, per intenderci) punta a fare della rete la griglia tecnolinguisticamente predefinita per una standardizzazione degli stili di vita, subordinati al consumo.
Io non temo che la rete possa essere definitivamente colonizzata da questa filosofia, perché la rete è fatta in maniera che nessun progetto di colonizzazione può realizzarsi in maniera esaustivo (perché la rete è un non territorio).
Però la poesia può sopravvivere solo grazie a una lotta, che è la lotta perché l’ironia non muoia, e perché proliferino le ambiguità.
bifo
|
|
|
|