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flash, interface design e semantica del web
Prima ancora che si parlasse di usabilità erano considerati conoscenza comune e imprescindibile di chiunque si spacciasse per designer, progettista o consulente per la realizzazione di qualsiasi "interfaccia con gli utenti", libri quali "user interface guide lines" della Apple Computer, o gli scritti di Tognazzini. Ovvero la usabilità non dovrebbe essere una regola applicata a posteriori ai danni causati da un'eccessiva fiducia nella "semplicità del mezzo internet".
ma tant'è che oggi ci troviamo a dover ricostruire una solidità della comunicazione, una comunicazione che abbia cioè dei punti fissi (interface design, content design, studio di alberi coerenti, schemi entità relazione, ecc.). Questi punti fissi se applicati con freddezza creano quei mostri scarni e iper semplificati che sono i siti proposti dal vecchio Jacob Nielsen.
Questa lunga premessa per sottolineare come l'utilizzo di tecnologie flash, streqaming video, shockawave, ecc, non può essere considerato di per se "un male". Quello che è un male è diversamente la mancanza di fondamenta e di progetto e di volontà narrativa.
Le fondamenta necessarie sono, a mio parere, quelle sropra citate, il progetto è necessario proprio per cercare di prevedere e per cercare di inserire in un corretto flow tutte le lavorazioni e tutte le teste di un progetto.
Il punto successivo è la necessità di narrazione. Ad un movimento, ad un'azione, ad un click del mouse oltre che il rispetto dei normali e imprescindibili effetti di ritorno previsti dall'interface design, si deve poter sentire un effetto narrativo. Perché solo la narrazione può dare quel qualcosa in più che distingue un sito da un altro (oltre ovviamente ad una corretta e potente identità on line coniugata al meglio con uno studio degno del content design).
Per questi motivi trovo stupida l'idea che flash "uccida la rete". Niente uccide la rete se non l'incapacità di capirla.
Per quanto riguarda l'ultima delle considerazioni, il fatto cioè che flash proponga dei contenuti "incapsulati" di cui non è possibile leggere il contenuto. Questo è in parte vero, comè in parte vero che la mancanza di semantica renda la maggior parte dei dati non riconoscibile e quindi persa. Credo che si stia lavorando proprio in questa direzione tra molti gruppi di lavoro nel mondo. Anche noi in xmedia abbiamo progetti e idee di sviluppo che vanno proprio nella direzione di una semantica dei dati. Quali essi siano.
Spero di aver dato un minimo di contributo alla discussione. Un saluto, Massimo Scognamiglio (xmedia.net co-founder & interactive consultant)
scognamiglio@xmedia.net
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