|
Semplificare il linguaggio non vuol dire impoverirlo
Nell'ideazione iniziale del nuovo sito di MediaMente ci siamo posti subito
il quesito: è bello ma è facile da navigare? È ricco ma è facile da
consultare? Le informazioni contenute riescono ad essere patrimonio di
tutti o solo di chi sa andare oltre il messaggio estetico? I colori sono
tanti ma servono? Il segno (grafico) deve rappresentare il nostro segno o
è solo uno specchietto per attirare attenzione?
Non so se siamo riusciti a rispondere a tutte queste domande. Di certo
abbiamo semplificato il segno ed abbiamo arricchito il messaggio. Una
delle più importanti correnti del design (dell'arte e dell'architettura)
si rifà al concetto di minimale.
Ridurre, ridurre, ridurre, lasciando inalterata la forza espressiva. Tutti
i maestri del movimento moderno dell'architettura si rifanno a questo
concetto. I loro oggetti sono i più esposti e i più usati al mondo. Sono
senza tempo.
Solo da poco tempo, dopo un lungo e faticoso passaggio, i maestri del
razionalismo riemergono più forti che mai, le loro linee essenziali, i
monocolori, i caratteri decisi, sono di nuovo punto di riferimento per chi
voglia pensare alla progettazione con occhi puntati al futuro. Molti hanno
gridato è la fine dell'ornamento, è la fine della personalizzazione ma è
solo un passaggio al Bello collettivo. Del resto il tema è sempre stato
molto dibattuto, il critico Adolf Loos agli inizi del novecento nel suo
noto manifesto paragonava l'ornamento ad un crimine.
Il web design, per molti anni, dopo una prima acerba sperimentazione di
forme e di sostanza, si è sviluppato con l'equivoco formale che web uguale
futuro, quindi via con la fantascienza, via con cose al limite dell'
illeggibilità ma tanto trendy,
Ma la strada è semplicità. Minimum, come necessità di mantenere la
perfezione insita di un oggetto, cui non è possibile sottrarre oltre. È
arrivare alla qualità intrinseca dell'oggetto, lì ogni componente, ogni
dettaglio, ogni particolare è stato ridotto o condensato all'essenziale. È
il risultato dell'assenza del superfluo.
La semplicità, ha detto John Pawson è una dimensione morale, racchiude in
sé altruismo e spiritualità. O ancora il progettista tedesco Dieter Rams,
la nostra unica possibilità è di ritornare alla semplicità.
Il computer, l'editing digitale, l'accesso facile alle informazioni ha
fatto si che molti in prima persona iniziassero a produrre in proprio, ma
sapete che differenza c'è tra giocare a pallone al campetto sotto casa o
essere in prima fila in un incontro internazionale. Bene il libero accesso
ha fatto si che tutti giocassero sullo stesso campo, vecchi scarpini di
cuoio e suole polifunzionali, campioni e dilettanti, geni e improvvisati
sportivi: sul web, sull'autostrada del web questo accade con libertà e
senza controllo.
Ridurre, ridurre, scoprire l'essenza, per poi personificarla, renderla
viva, è la cosa che ho chiesto ai registi e ai grafici che collaborano con
MediaMente, semplificare le immagini, ridurre gli sprechi, andare dritti
al cuore dell'argomento, snellire le procedure, per capire meglio quello
che si vuol dire. È la stessa cosa che faccio ogni settimana con l'editing
del programma, alla fine hai la consapevolezza di aver buttato solo il
superfluo, di aver lasciato la ricca essenza di quello che volevamo dirvi.
malabruzzi@mclink.it
|
|
|
|