Venerdi' 2 marzo 2001


Dissociare il webdesign dall'usabilità
di Franco "Bifo" Berardi

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Visciola: un approccio “tecnico” ma “complesso”




Semplificare il linguaggio non vuol dire impoverirlo

Nell'ideazione iniziale del nuovo sito di MediaMente ci siamo posti subito il quesito: è bello ma è facile da navigare? È ricco ma è facile da consultare? Le informazioni contenute riescono ad essere patrimonio di tutti o solo di chi sa andare oltre il messaggio estetico? I colori sono tanti ma servono? Il segno (grafico) deve rappresentare il nostro segno o è solo uno specchietto per attirare attenzione? Non so se siamo riusciti a rispondere a tutte queste domande. Di certo abbiamo semplificato il segno ed abbiamo arricchito il messaggio. Una delle più importanti correnti del design (dell'arte e dell'architettura) si rifà al concetto di minimale. Ridurre, ridurre, ridurre, lasciando inalterata la forza espressiva. Tutti i maestri del movimento moderno dell'architettura si rifanno a questo concetto. I loro oggetti sono i più esposti e i più usati al mondo. Sono senza tempo. Solo da poco tempo, dopo un lungo e faticoso passaggio, i maestri del razionalismo riemergono più forti che mai, le loro linee essenziali, i monocolori, i caratteri decisi, sono di nuovo punto di riferimento per chi voglia pensare alla progettazione con occhi puntati al futuro. Molti hanno gridato è la fine dell'ornamento, è la fine della personalizzazione ma è solo un passaggio al Bello collettivo. Del resto il tema è sempre stato molto dibattuto, il critico Adolf Loos agli inizi del novecento nel suo noto manifesto paragonava l'ornamento ad un crimine. Il web design, per molti anni, dopo una prima acerba sperimentazione di forme e di sostanza, si è sviluppato con l'equivoco formale che web uguale futuro, quindi via con la fantascienza, via con cose al limite dell' illeggibilità ma tanto trendy, Ma la strada è semplicità. Minimum, come necessità di mantenere la perfezione insita di un oggetto, cui non è possibile sottrarre oltre. È arrivare alla qualità intrinseca dell'oggetto, lì ogni componente, ogni dettaglio, ogni particolare è stato ridotto o condensato all'essenziale. È il risultato dell'assenza del superfluo. La semplicità, ha detto John Pawson è una dimensione morale, racchiude in sé altruismo e spiritualità. O ancora il progettista tedesco Dieter Rams, la nostra unica possibilità è di ritornare alla semplicità. Il computer, l'editing digitale, l'accesso facile alle informazioni ha fatto si che molti in prima persona iniziassero a produrre in proprio, ma sapete che differenza c'è tra giocare a pallone al campetto sotto casa o essere in prima fila in un incontro internazionale. Bene il libero accesso ha fatto si che tutti giocassero sullo stesso campo, vecchi scarpini di cuoio e suole polifunzionali, campioni e dilettanti, geni e improvvisati sportivi: sul web, sull'autostrada del web questo accade con libertà e senza controllo. Ridurre, ridurre, scoprire l'essenza, per poi personificarla, renderla viva, è la cosa che ho chiesto ai registi e ai grafici che collaborano con MediaMente, semplificare le immagini, ridurre gli sprechi, andare dritti al cuore dell'argomento, snellire le procedure, per capire meglio quello che si vuol dire. È la stessa cosa che faccio ogni settimana con l'editing del programma, alla fine hai la consapevolezza di aver buttato solo il superfluo, di aver lasciato la ricca essenza di quello che volevamo dirvi.

malabruzzi@mclink.it