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Il futuro delle tecnologie e del mercato secondo Peter Cochrane, Co-fondatore di Concept-Labs ed ex direttore ricerca tecnologica British Telecom

Cosa sono i Concept-Labs e in cosa consiste la sua ricerca?

I Concept-Labs sono stati formati da un gruppo della Apple Research, e la nostra missione è creare nuove compagnie. Andiamo alla ricerca di persone con idee, altre con capacità imprenditoriali, denaro, clienti, per creare delle nuove compagnie. Dal 1999 abbiamo creato sette compagnie che vanno dall'India agli Stati Uniti, da Hong Kong all'Australia.


In considerazione dell'attuale sviluppo di Internet e delle comunicazioni, in quale settore c'è maggior spazio per le nuove compagnie?

Noi abbiamo obiettivi e modalità di azione che obbediscono a quattro principi fondamentali. In primo luogo, non entriamo in nessuno spazio in cui già esista competizione. Secondo, avviamo una nuova società solo se siamo in grado di portarla sul mercato nell'arco di nove mesi. Terzo, non creiamo una società se questa non diventerà o non entrerà a far parte di una compagnia da mezzo miliardo di dollari. Quarto, lavoriamo soltanto con amici e con questo voglio dire che, per quanto riguarda l'aspetto economico e la conduzione di queste compagnie, lavoriamo solo con persone che conosciamo molto bene.


Date queste premesse, è incredibile che siate riusciti a creare sette società. Di cosa si occupano?

La più divertente tra queste sette società è probabilmente la Magically. Il suo prodotto si chiama Magical Desk. Il principio di fondo che ha portato alla sua costituzione è stato: mettiamo che vivi in Brasile o in America del Sud, in India o nel Sud-Est asiatico e ti piacciono i colori molto vivaci, i cibi piccanti, i taxi di Bangkok, cose di questo genere. Cosa ti offre Microsoft? In sostanza ti permette di scegliere tra una serie di grigi. Perciò abbiamo creato un desktop, una scrivania, che potesse essere personalizzata in base ai gusti di qualunque cultura specifica. È la prima volta che sia stato possibile fare una cosa del genere. All'altra estremità dello spettro abbiamo una società che si occupa di vita artificiale che risolve problemi estremamente complessi per i quali non esiste un modello matematico o fisico. Un esempio classico è quello del problema del commesso viaggiatore. È una cosa un po' complicata ma rappresenta il tipo di problema che devono affrontare quotidianamente tutte le aziende che hanno squadre di riparazione con attrezzature e competenze specifiche e desiderano ottimizzarne l'impiego.


Nonostante i grandi sviluppi avvenuti nel campo delle applicazioni, il suo lavoro dimostra che c'è ancora molto da fare. Quali sono a suo parere i settori più interessanti riguardo Internet e le comunicazioni?

Se consideriamo le infrastrutture fisiche, un'incredibile opportunità è data da quella che viene chiamata 802.11.b o Wi-Fi o Wireless LAN. Una volta connesso al computer, questo dispositivo permette di comunicare con un altro computer entro un raggio di un centinaio di metri. Questo significa che è possibile creare una nuova forma di rete, una rete di individui e il segnale può saltare da un computer all'altro fino a che non trova l'accesso in banda larga. Il software per rendere possibile tutto ciò, che lo crediate o no, non è affatto complicatissimo. Il tallone d'Achille è l'individuazione dei guasti, scoprire perché la rete non funziona adeguatamente in mancanza di compagnia telefonica, senza un operatore di rete e un'autorità centrale. Il caos è magnifico, ti dà libertà, ma pone un genere nuovo di problemi.


Da questo punto di vista in Italia abbiamo una situazione estremamente avanzata negli aeroporti, per esempio Roma ce l'ha, come Milano. Crede che le aziende e le infrastrutture impiegheranno molto tempo per adeguarsi? O sarà un processo molto rapido? Cosa prevede?

Voglio farle un paio di esempi per spiegare perché sia così entusiasta in proposito e perché consideri questa una grande opportunità. Nel 1999 sono andato negli Stati Uniti e per la prima volta in un'intera settimana non ho dovuto utilizzare una compagnia telefonica per connettere il mio computer online. Questo perché in tutti gli alberghi c'era una linea LAN, una rete locale, e in ogni azienda che ho visitato ho potuto accedere alla LAN; lo stesso nelle università. Anche in aeroporto era possibile immettersi in una LAN. L'anno scorso, per la prima volta in vita mia sono andato negli Stati Uniti e non ho mai dovuto collegare il computer con un cavo per andare online. Infatti era possibile avere una connessione 802.11.b WI-FI in ogni coffee shop, hotel o azienda in cui sono stato. E questa ormai non è più considerata un'eccezione - sta diventando la norma.


Esistano vaste regioni del pianeta in cui si deve ancora combattere oltre che con il potere anche con connessioni a Internet estremamente lente. Non vede una specie di baratro tra questi due mondi? Una delle tante barriere digitali che esistono?

C'è sempre stata una barriera e in qualche misura credo che esisterà sempre. Ma non sono soltanto gli Stati Uniti ad essere avanzati; se lei va in Scandinavia, ha l'accesso wireless in buona parte del territorio nazionale. Persino a Londra è possibile connettersi con 802.11.b lungo tutta Oxford Street. E stranamente questo sta arrivando anche in India e il motivo è che la tecnologia è più economica rispetto a quella a rete fissa. A mio parere il punto di forza per il Secondo e il Terzo Mondo è che questo potrebbe ovviare alla mancanza di un'infrastruttura fisica. Potrebbe essere meno costoso installare queste reti wireless rispetto a quanto abbiamo fatto in Occidente con le reti fisse ossia scavare a terra e posare cavi di rame.


Più o meno è quello che sta succedendo in quelle che consideriamo le regioni meno sviluppate come l'America del Sud, con i telefoni wireless rispetto alla telefonia fissa, vero?

Giustissimo. Il processo dovrebbe andare in questo modo: installando queste reti si crea maggiore ricchezza, e a quel punto puoi cominciare a trovare i fondi per installare le fibre ottiche di cui non potrai fare a meno nel momento in cui ci sarà un consistente aumento del traffico. Infatti il wireless da solo non può bastare a soddisfare tutte le esigenze delle aree ad alta densità di popolazione e di traffico.


Lei ha detto: "Senza ampiezza di banda non c'è progresso". Che cosa intende?

Prendiamo la comunicazione umana e la creatività. La comunicazione è un problema di estensione, di superficie - riguarda quello che arriva agli occhi, alle orecchie, alla pelle, alla bocca, al naso. La creatività, il pensiero, invece ha più a che fare col volume, riguarda quello che avviene nella materia grigia. Se si limitano input e output ad un essere umano, si restringe notevolmente anche la sua capacità di essere creativo. Ormai siamo diventati un mondo incredibilmente interconnesso. Le persone non lavorano più da sole, operano in squadra, collaborano a progetti, sono distribuite in tutto il pianeta. Se non possono comunicare non possono creare. Gli scambi, il commercio, la creatività, sono tutti fattori collegati tra loro. Senza ampiezza di banda non ci sarà nessun progresso. L'ampiezza di banda deve assolutamente aumentare - è un'esigenza che abbiamo noi come specie ma che hanno anche le macchine che creiamo.


D'altro canto esiste un dato molto interessante secondo cui il 97% delle fibre ottiche attualmente installate nel mondo è buio e non funziona. Perché allora aumentare l'ampiezza di banda se quella già esistente non funziona?

Ci sono due risposte. In primo luogo quelle fibre ottiche sono state installate perché non costavano niente. Quando si interrano dei cavi, i costi sono solo di tipo ingegneristico, non riguardano il costo del cavo o della singola fibra. Il principio di base quindi era: "Visto che scavare un buco costa un mucchio di soldi, già che ci siamo mettiamoci le fibre ottiche - le useremo in futuro". Il problema è che nessuna di quelle fibre fa parte del loop locale che collega me e lei alla rete globale. Bisognerebbe arrivare allo switch, al commutatore. Se si riuscisse ad arrivare allo switch si avrebbe un'incredibile ampiezza di banda. Ma tra lo switch e l'utente non c'è nulla. C'è solo il vecchio doppino di rame. Se però guardiamo al tasso di crescita dell'attività su Internet, vediamo che siamo tra il 55% e l'85%. Attualmente in Europa le fibre ottiche "accese", ossia effettivamente utilizzate, lavorano a circa il 67% della loro piena capacità. Ma posso garantire che tutta questa capacità sarà divorata nel giro di 12-18 mesi. E a quel punto saremo costretti ad "accendere" altre fibre "buie".


Quindi il problema sta nella connessione tra l'utente e il punto più vicino in cui la fibra arriva. È quello il settore da migliorare?

Non c'è dubbio. Le faccio un esempio semplice. In Gran Bretagna, dove vivo, ho una connessione a 56 Kbs. Se fossi così fortunato da vivere a Roma o Milano, riuscirei ad averne una a 11 Mb al secondo. Se dividiamo questi valori e moltiplichiamo per la popolazione, cominceremo a parlare di una velocità richiesta dalla rete miliardi di volte superiore.


Lei ha detto che l'ADSL non è la soluzione, ma per molti utenti in attesa di una rete completamente a fibre ottiche, come ad esempio è il caso dell'Italia, l'ADSL rappresenta una soluzione intermedia accettabile, non crede?

Qualunque soluzione ADSL è un rimedio temporaneo, per resistere prima che arrivino soluzioni migliori. Cosa c'è che non va nell'ADSL? In primo luogo il fatto che sia asimmetrica. Noi non siamo comunicatori asimmetrici. È un modello di trasmissione in base al quale si inviano pochi bytes e si scaricano film interi e brani musicali. Le garantisco che ai ragazzi piace anche inviare filmati e pezzi musicali. E tante persone che possiedono una macchina fotografica digitale vorrebbero inviare informazioni che non possono inviare perché l'up-link è troppo lento. Questo è il primo motivo. In secondo luogo, ha un raggio d'azione limitato. Devo dire che l'Italia rappresenta un caso piuttosto insolito perché la distanza tra lo switch e l'utente è tutto sommato breve. In altri paesi come la Gran Bretagna, la distanza media è di due chilometri, ma nei casi peggiori ci sono utenti distanti anche nove chilometri. Questo significa che ad essere svantaggiati in genere sono coloro che vivono più lontani dallo switch e che, ironia della sorte, sono gli individui più abbienti e più influenti. Infine, per le compagnie di telecomunicazioni che stanno installando questi sistemi si prepara un brusco risveglio perché quando installi apparecchiature sul campo, la richiesta di interventi di manutenzione non segue un modello lineare, ti serve un numero quattro volte maggiore di personale per la manutenzione e alla fine questa soluzione si rivelerà estremamente costosa.


Osserviamo tutti con molta curiosità la procedura della concessione delle licenze UMTS che in alcuni paesi è stata un po' turbolenta e caotica, specie in Germania e Gran Bretagna. Tutto questo è avvenuto in un momento in cui le compagnie di telecomunicazioni sembravano quelle in possesso di un potenziale di crescita illimitato. Ora la situazione è molto più fosca. Cosa pensa di questa fase e come vede il futuro - diciamo - da qui a tre, cinque anni nel settore delle telecomunicazioni per quanto riguarda sia l'andamento in borsa sia le prospettive, i profitti?

Quando si parla di 3G dobbiamo a mio avviso fare una distinzione sulle diverse stupidità. In primo luogo ci sono stati dei governi che, si stenterebbe a crederlo, hanno rapinato ben oltre 100 miliardi di dollari all'intero settore in Europa. Poi abbiamo la stupidità delle compagnie di telecomunicazioni che hanno fatto offerte per delle licenze gettandosi da un burrone. E poi ci sono i banchieri che hanno fatto da arbitro sull'intero processo e che dovevano realizzare grossi guadagni. La situazione è sfuggita di mano. La domanda adesso è: c'è un modo per uscire dalla confusione che è stata creata? Non credo neanche per un momento che i singoli governi o la CEE restituiranno un soldo. Ma cerchiamo di capire la portata di questa catastrofe. In Gran Bretagna, ad esempio, sono stati spesi oltre 20 miliardi da tutti gli operatori e servivano solo 15 miliardi per portare le fibre ottiche in tutte le case. Quindi abbiamo speso 22 miliardi per niente. Le società sono tutte più o meno sull'orlo del fallimento, arrancano e non abbiamo le fibre ottiche fino alle nostre case. Esiste un rimedio a questo? L'unico rimedio sensato sarebbe: primo, regalare il 3G. In questo modo si darebbero immediatamente 64 Kb di capacità per la voce ed un tasso complessivo di trasferimento dati superiore a quello dell'ADSL. A quel punto si potrebbe chiudere il loop locale, mandare a casa il 50% dei dipendenti delle società delle telecomunicazioni, quindi occuparsi del rame, della plastica e del piombo che sono nelle condutture e concedere in affitto o vendere lo spazio delle condutture (lo scavo e le tubature)in modo che le società possano immettere le fibre nel loop locale... e tutti vissero felici e contenti. Ma questo è l'unico modello che potrei mettere in cantiere.

Sembrerebbe un bel piano ma quasi impossibile da attuare per problemi politici e aziendali?

Lei ha perfettamente ragione. Non credo che lo accetterebbero. Sono troppo intralciati dal fatto di dover far funzionare per forza il 3G. Ma adesso gli azionisti si stanno ribellando contro le grandi compagnie che cercano di impiantare il 3G: non ha senso mettere in cantiere nuove infrastrutture per qualcosa che non sarà remunerativo. Due o tre anni fa ho studiato il modello economico e ho scoperto alcuni dati impressionanti: la spesa media di un utente britannico per un cellulare è di circa 50 dollari al mese. Affinché il 3G fosse remunerativo tutti gli utenti avrebbero dovuto cominciare a spendere di punto in bianco quattro o cinque volte di più. Io non credo che lo farebbero mai. In nessun mercato è possibile creare soldi dal nulla; tutto quello che si può fare è dirottare soldi da un mercato a un altro. Pensando al 3G, degli operatori vincenti avrebbero potuto essere Napster e Music. Ma nemmeno questo pare che possa verificarsi.


Questo significa che la crisi delle telecomunicazioni, specie nel settore dei cellulari, continuerà ancora a lungo?

Probabilmente ci vorranno ancora intorno ai tre anni perché gli operatori nel settore della telefonia e delle telecomunicazioni riescano a scrollarsi di dosso questa compressione dei mercati, ad uscire dallo stato fallimentare delle loro società e il motivo è che devono creare nuove entrate. L'unica domanda attualmente forte è quella per la banda larga: le persone e le aziende hanno grande bisogno di connessioni ad alta velocità. Ma non sarà possibile realizzare ingenti guadagni in tempi rapidissimi. Per crescere occorre del tempo. Esiste tutta una serie di nuovi servizi che la gente chiede e per i quali è disposta a pagare. Ma è un processo estremamente difficile ed estremamente lento.


Il mercato cinese riuscirà a modificare qualcuna delle recenti previsioni? Potrebbe essere un possibile catalizzatore di un vero cambiamento nel mondo delle telecomunicazioni?

Non penso che qualunque cosa avvenga in Cina possa produrre il più lontano effetto in Europa per quanto riguarda il problema della contrazione economica, il rovescio subito dalle società di telecomunicazioni e degli operatori di telefonia mobile. La Cina non è esattamente un mercato chiuso, ma è un mercato che risucchia denaro piuttosto che spenderlo.

Quindi non ci sono speranze per l'immediato futuro?

I produttori potrebbero avere successo in Cina ed è altamente improbabile che vi riescano anche gli operatori. Ma anche nel settore produttivo dobbiamo tenere a mente che, qualunque cosa inviamo in Cina, di lì a poco riusciranno a costruirlo anche loro.

Cosa intende con "suggerimenti per un viaggiatore nel tempo"?

Percorro una media di oltre 400.000 miglia aeree all'anno. Dirigo una catena di aziende sparse in quattro continenti, quindi, per condurre una vita sopportabile, devo assolutamente usare al meglio il tempo e la tecnologia. Ecco un suggerimento per i viaggiatori del tempo: quando aprite il vostro computer portatile o vi sedete al PC e dite a vostra moglie: "Guardo solo la posta elettronica. Arrivo tra dieci minuti", di solito finisce che vi alzate dopo due ore. Se avete la possibilità di avere qualcuno che vi accompagna all'aeroporto e il viaggio dura un paio d'ore, voi aprite il portatile e il viaggio durerà appena dieci minuti. Quando salite su un aereo che sorvolerà l'Atlantico, il pilota vola otto ore, voi solo un'ora. La tecnologia permette un mucchio di trucchetti. Uno di questi è viaggiare nel tempo.


Quale scenario tra dieci anni? Cosa prevede per il 2010 per quanto riguarda le comunicazioni, Internet, e così via? Secondo lei sopravviveranno alla crisi del wireless?

Nel 2010 ci saranno computer mille volte più potenti di quelli attuali. Avranno enormi capacità di memoria, nell'ordine di circa un terabyte, ossia mille gigabyte. Disporranno di 10 giga di RAM, e velocità di clock 5-10 volte superiori rispetto a oggi. Ma avremo anche la tecnologia da indossare. Le faccio un paio di esempi. Immagino che sarà possibile parlare a qualunque schermo. Possiamo pensare ad un comunicatore mobile in stile Star Trek per il quale basterà appoggiare la mano e parlare perché sarà attivato vocalmente. Credo che ci saranno dei sistemi di telepresenza che aiuteranno ad effettuare operazioni chirurgiche a distanza e a riparare macchine.
Voglio farle un esempio di un sistema molto semplice di telepresenza. Questi sono i miei occhiali. Immaginiamo che io metta qui, sopra gli occhi, due telecamere e due microfoni. Poi le do un paio di occhiali con due piccoli schermi e degli auricolari alle stanghette. D'un tratto lei si trova nella mia testa, osserva come osservo io. Questo significa che posso effettuare un'operazione chirurgica su un essere umano e che un migliaio di persone possono condividere questa esperienza.


Quindi tutti guarderanno nella vita degli altri?

Chi lo vorrà potrà farlo. Con un sistema simile sono stati eseguiti impegnativi interventi chirurgici attraverso l'Atlantico. È stata sviluppata una tecnologia chiamata "la testa surrogata". Quindi tutti potremo stare seduti al medesimo posto in uno stadio e assistere ad una partita di calcio in qualunque parte del mondo ci troviamo.