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Un vulcano di idee

Georgia Garritano

200 imprese locali, 23 internazionali, 60 nuovi insediamenti in un anno, il 10 per cento della forza lavoro impiegata nel settore hi-tech: Catania, capoluogo dell'Etna Valley, è in continua evoluzione

Sessanta aziende hi-tech insediate l'anno scorso e 5000 posti di lavoro creati. Il 27 per cento della forza lavoro cittadina assorbito dall'industria, il 10 per cento del quale impiegato nei settori della new economy. La città italiana che può vantare questi risultati è Catania, una realtà ben diversa da quella del resto della Sicilia, dove la percentuale di occupazione nell'industria non supera il 19 per cento. A tracciare il bilancio del 2001 è l'incubatore siciliano Global communications, che ha appena pubblicato il Dossier Etna Valley.

Fanno impressione i dati sulla localizzazione delle imprese della filiera microelettronica nella regione: la provincia di Catania conta, infatti, 200 imprese locali e 23 internazionali, una densità senza confronti nell'isola dove la seconda "classificata", Siracusa, ne ha solo 27, e la terza, Palermo, 18; seguono Messina con 6 e Caltanissetta, Enna e Ragusa con 2.

Se la svolta per il territorio catanese arriva nel 1997, quando la multinazionale dei chip StMicroelectronics decide di fare della sua sede locale un centro di ricerca avanzata, le origini del fenomeno risalgono a molto tempo prima. Ancora nel '93 il comune risultava ultimo nella graduatoria italiana dei luoghi più vivibili ma c'erano delle risorse da sfruttare, in particolare quel caratteristico "insieme pluriforme di rapporti relazionali" che ne costituiva un elemento distintivo. L'attività di rete nel comprensorio etneo tra amministrazione pubblica, università e industria comincia, infatti, addirittura a metà degli anni Sessanta quando i dipartimenti di fisica e chimica dell'ateneo cittadino avviano progetti di collaborazione coi laboratori industriali del territorio.

Per questo, nell'orizzonte temporale 1994-98, periodo di espansione della new economy, Catania reagisce con tempestività alle sollecitazioni di un'economia sempre più dinamica: più della metà delle imprese presenti nell'area realizza, infatti, processi di innovazione, sia per quanto riguarda gli aspetti finanziari e organizzativi, sia dal punto di vista produttivo.

Attualmente l'area ospita compagnie del calibro di Olin, Nokia, Ibm, Omnitel, Alcatel, Telespazio. Senza contare che, accanto ai colossi, l'imprenditoria locale ha generato una moltitudine di micro-imprese - la stessa Global communication ha contribuito a lanciare molte start-up - che sono riuscite a conquistarsi uno spazio di mercato e che, probabilmente, daranno un impulso decisivo alla ripresa del settore che si sta preparando dopo il ridimensionamento seguito al boom degli ultimi anni Novanta.

Tutti hanno puntato soprattutto sull'opportunità di trovare giovani preparati a basso costo: "un ingegnere" - è scritto nel Dossier - "in America costa 80mila dollari contro i 28mila di Catania". Una convenienza confermata anche dal recente studio The competitive alternatives realizzato dall'autorevole società di consulenza finanziaria internazionale Kpmg, secondo il quale il comune siciliano è la città dell'area euro dove è più vantaggioso investire. Non sta, però, esclusivamente nel basso costo del lavoro la ragione di questo notevole sviluppo ma nel "complesso rapporto sinergico tra le diverse figure che agiscono sul territorio" che ha dato luogo a una serie di iniziative per incentivare gli investimenti.

La sospensione dei contributi sociali per i primi sei anni, la presenza di un contratto d'area, cioè di un piano integrato di investimenti con finanza pubblica per il sostegno ai nuovi insediamenti produttivi, l'applicazione degli incentivi previsti dalla legge per l'industria nell'Italia meridionale e l'approvazione del "Patto territoriale Catania-Sud" che semplifica le procedure di autorizzazione e prevede un accordo quadro sul costo del lavoro a sostegno dell'imprenditoria che investe, sono alcune delle misure istituzionali registrate dal Dossier.

La mossa vincente, tuttavia, è l'impegno per la promozione della ricerca, realizzata soprattutto mediante la costituzione di partnership tra l'università e le aziende. Oggi a Catania sono presenti, oltre all'Università, varie strutture avanzate di prestigio internazionale: l'Istituto di metodologia e tecnologia per la microelettronica (Imetem) e il SuperLab (Laboratorio superfici e interfasi) ospitati da St; l'Area della ricerca del Cnr; i Laboratori del Sud dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e la Conphoebus, società di ricerca e consulenza specializzata nel settore delle energie rinnovabili. E proprio lo sfruttamento e la formazione di competenze hi-tech - che ha innestato un circolo virtuoso in cui all'insediamento di soggetti stranieri si è affiancata la crescita dei fornitori locali, la nascita di nuove imprese attraverso processi di spin-off e l'attrazione di altri operatori - potrà offrire a questo polo tecnologico le risorse di conoscenze necessarie a superare anche gli inevitabili momenti di difficoltà.

Sono questi, dunque, gli ingredienti di una ricetta di successo, che si aggiungono a una posizione geografica privilegiata in cui insistono infrastrutture portuali e aeroportuali che servono varie province e per il cui potenziamento sono stati fatti programmi ambiziosi, a cominciare dall'avveniristico progetto per il nuovo aeroporto dell'architetto francese Serge Salat che prevede enormi vetrate affacciate sul paesaggio, unico al mondo, dell'Etna.