Leggi gli altri articoli

"Verso l'architettura del métissage"

"La città estendibile di Fuksas"

"Leonardo vive a Seattle"

"La voce dell'indipendenza"

"Home smart home"

"La dissoluzione della forma"

"La memoria, che affare!"
"Dove vanno i dati?"








Leonardo vive a Seattle

Cristina Pini

Viaggio nella cyberdomus di Bill Gates


Quali sono gli ingredienti che un estimatore della tecnologia - con un fondo monetario praticamente illimitato - utilizza per trasformare la sua casa in un gioiello tecnologico di alto livello, rendendolo inoltre luogo deputato alla conservazione di uno dei manoscritti dell'ingegnere rinascimentale più conosciuto al mondo?

Legno di abete odoroso, vetro, pietra e silicio gli ingredienti impiegati per la realizzazione della casa intelligente per eccellenza, il sogno tecnologico dell'uomo più ricco del mondo: la villa di Bill Gates. Edificata sulla sponda ovest del fiume Washington che affaccia sui monti Olympic, la casa è per metà interrata all'interno della collina circostante - non certo per sfuggire all'ufficio delle tasse (sic) ma al solo scopo di rispettare l'ambiente circostante - e circondata da un bosco considerato patrimonio dei nativi d'America. I numeri che vi ruotano attorno sono quantomeno eccessivi: 24 bagni, sei cucine e sette camere da letto, 6 caminetti, piscina riscaldata, una parete che incassa 24 monitor video da 40 pollici (rigorosamente dotati di tubi catodici) e un estuario artificiale dal quale si possono pescare trote e salmoni. Immancabili la sala cinematografica in stile art-decò e la sala da ricevimento - capace di ospitare fino a 200 persone-, l'ala destinata agli ospiti, i tre garage sotterranei e una piscina dotata di un impianto di diffusione musicale, che consente l'ascolto della musica prescelta anche quando si è sott'acqua.

Ma ciò che fa della domus di uno degli uomini più ricchi del mondo una vera cyberdomus è il sistema di cavi a fibra ottica che si snodano lungo tutta l'abitazione e collegano diversi server gestiti da un sistema operativo centrale - ovviamente Windows NT - e il sistema di spille elettroniche di cui chiunque entri nella casa viene immediatamente dotato.
Ogni ambiente reagisce così alla presenza dei suoi abitanti, ricorda le loro preferenze riguardo luce, temperatura, gusti musicali; si può transitare nella casa e continuare ad ascoltare la musica che più si desidera ed essere accompagnati dall'intensità della luce che si preferisce. Le chiamate telefoniche vengono smistate all'apparecchio più vicino alla posizione del ricevente, e se non si vuole essere disturbati nessun problema, esse non vengono inoltrate affatto.
L'impianto di riscaldamento transita attraverso la pavimentazione interna ed esterna alla casa e garantisce il massimo comfort ovunque, niente più piedi freddi e niente più ghiaccio e neve da spalare in inverno sul vialetto di casa. Tutto ciò rispecchia una visone abitativa futurista e megalomane.

Visione abitativa simile a quella di William Randolph Hearst, il magnate della stampa americana (le cui avventure editoriali ispirarono la sceneggiatura del film di Orson Welles, Citizen Kane) che pretese nel suo castello di Santa Lucia, sulla West Coast, il meglio che la tecnologia potesse offrire a quei tempi. Altro aspetto che accomuna i due "paperoni" americani è la medesima "smania" di accumulare opere d'arte, ma con finalità sicuramente differenti. E mentre Rudolph Hearst si accontentò di collezionare antichità varie - provenienti dalla Grecia antica piuttosto che dall'Italia o dalla Spagna - per adornare la sua modesta abitazione, il magnate dell'informatica sta cercando di raccogliere più opere possibile con il magnanimo scopo di renderle accessibili a tutti, attraverso - naturalmente - la loro diffusione digitale.

E il pezzo forte della collezione Gates, nonché vero gioiello custodito all'interno della biblioteca - che nemmeno a dirlo è dotata di sistemi di sicurezza che farebbero impallidire anche le diavolerie tecnologiche uscite dalla fantasiosa penna di Ian Fleming - non è un gioiello elettronico e intelligente ma il frutto di una sola intelligenza. Uno degli studi manoscritti del più grande genio visionario rinascimentale di tutti i tempi, il codice Hammer - o Codice Leicester o Gates che dir si voglia -, il trattato di Leonardo da Vinci sulle acque e sull'astronomia, acquistato da Gates nel 1996 per una somma superiore ai 31 milioni di dollari. E gelosamente custodito nel cuore della casa.

Chissà se, in un ipotetico viaggio nel passato Bill Gates incontrando il genio di Leonardo alle prese con lo studio delle correnti fluviali, si trovasse a spiegargli i prodigi tecnologici della casa intelligente. E se lo stesso Leonardo trovandosi a realizzarli concretamente, come nel paradossale film "Non ci resta che piangere" riuscisse a costruire non più un treno a vapore ma la casa del futuro? Chissà come ci resterebbe l'"homo Gates"?