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La voce dell'indipendenza

Georgia Garritano

Case automatizzate dove tutto risponde a comandi vocali perché i disabili abbiano una vita più autonoma. Il progetto di domotica di Spilimbergo, un esempio da seguire

Aprire e chiudere porte e finestre, accendere e spegnere le luci, azionare gli elettrodomestici, regolare il riscaldamento e la temperatura dell'acqua, attivare e disattivare i sistemi di sicurezza semplicemente usando la voce faciliterebbe la vita a chiunque, figuriamoci alle persone con disabilità.

Almeno alcune di loro potranno presto avvalersi delle tecnologie informatiche per vivere in modo più autonomo. A Spilimbergo, infatti, un comune della provincia di Pordenone dove da anni esiste il centro di riabilitazione "Progetto Spilimbergo", Centro per L'autonomia dei paratetraplegici, frequentato, a turni di tre settimane, da circa un centinaio di mielolesi provenienti da tutto il Friuli, è stato concepito un complesso residenziale completamente automatizzato destinato ai disabili.

Questo ambizioso progetto di domotica è frutto dell'attività dell'associazione Idea Onlus che da tempo lavora per coinvolgere nell'impresa finanziatori pubblici e privati.
"La vita indipendente delle persone con disabilità" è il diritto fondamentale intorno al quale si è costituita l'associazione, il cui nome, Idea, sta, infatti per "Indipendenza, Disabilità E Autodeterminazione" e "lo studio e la divulgazione di tutte le tecnologie che possano integrare e sostenere il raggiungimento della vita indipendente" dei disabili all'interno delle loro case è uno degli obiettivi specifici stabiliti nel suo manifesto.

I primi 400 milioni sono stati stanziati, in parte dalla Regione Friuli Venezia Giulia, in parte da banche e imprese. L'operazione, però, è stata tutt'altro che agevole: una vera e propria "lotta" come la definisce chi ha lavorato per ottenere questo risultato.
"Ancora non si comprendono pienamente i vantaggi di queste tecnologie" - spiega Roby Margutti, presidente di Idea Onlus - "Grazie a questi ausili una persona disabile può diventare autonoma e socialmente produttiva", con evidenti benefici per la collettività intera.

La carenza di interlocutori, d'altra parte, ha fatto sì che il progetto fosse curato direttamente da chi conosce di persona le esigenze di coloro che abiteranno gli appartamenti hi-tech, da chi ha come formazione specifica "la formazione del bisogno".
"Abbiamo ottenuto l'appoggio di enti pubblici e imprenditori" - racconta Margutti - "ma soprattutto ci siamo aiutati da soli: per mesi abbiamo cercato su Internet i produttori italiani e stranieri specializzati nei singoli strumenti (computer, televisore, lavatrice.) da modificare per essere resi accessibili, chiesto preventivi, sottoposto proposte alle autorità competenti.".

"Appena saranno superati gli ultimi ostacoli burocratici, in primavera, i lavori potranno cominciare ed essere portati a termine nel giro di poco tempo" - precisa il segretario di Idea Sergio Raimondo - "Le strutture, infatti, esistono già (un gruppo di case donate dalla Germania in seguito al terremoto del 1976 e solo parzialmente usate dal centro) e le modifiche che proponiamo non sono affatto invasive". "In prospettiva" - conclude - "questo centro potrebbe diventare un laboratorio per testare nuove tecnologie al servizio dei disabili".
Ora, insieme alla realizzazione del progetto, si aspetta che in qualche altro luogo l'esempio di questa iniziativa venga seguito.