Leggi gli altri articoli

"Verso l'architettura del métissage"

"La città estendibile di Fuksas"

"Leonardo vive a Seattle"

"La voce dell'indipendenza"

"Home smart home"

"La dissoluzione della forma"

"La memoria, che affare!"
"Dove vanno i dati?"









Il videostraming dell'intervista
Per vedere il filmato è necessario il plugin di RealPlayer. Clicca qui per installarlo.

Il sito


La città estendibile di Fuksas

Wanda Marra

In "Frames" il grande architetto racconta il suo percorso artistico ed esistenziale degli ultimi cinque anni

Edifici che sono "elementi forti di accumulazione e organizzazione, dove commercio, cultura e museo diventano una stessa cosa, edifici che sono quasi la simulazione di un'altra città". Gli ultimi cinque anni di lavoro di Massimiliano Fuksas, raccontati come un diario nel libro appena uscito Frames (Actar, 2001, a cura di Doriana O. Mandrelli) rappresentano una ricerca non solo architettonica, ma anche antropologica, sociologica, etica del ruolo della città nel presente e nel futuro.

Sfogliando questo libro, si viene conquistati dalla magia delle immagini, dalla fantasia delle forme, dalla trasparenza dei materiali: si passa dalle Twin Towers di Vienna, alla sistemazione urbanistica dell'International Trade Center di Lu Jazui a Shangai, al Peace Center di Jaffa in Israele, al Centro Congressi dell'Eur di Roma, al New Concept for Armani a Hong Kong.

"È la tensione, la voglia, il desiderio, che dalle viscere si ricompone salendo verso l'alto, in due oggetti. Due mondi possibili. Tesi e antitesi qui convivono, ma sono staccate, allontanate. Il mondo del labirinto e della razionalità persa, sotto, la sua purificazione, sopra". Così Fuksas descrive le
Twin Towers di Vienna, il cui progetto riunisce ed esalta una serie di tematiche al centro della sua ricerca: lo sviluppo del paesaggio urbano, la connessione-transizione fra densità urbana e spazi verdi, la confluenza e contaminazione reciproca tra arte e architettura.

Se la tecnologia accresce le possibilità di comunicazione e rende possibile la realizzazione di progetti altrimenti impensabili, alla tecnologia si deve anche una mutazione epocale: la globalizzazione, che ha cambiato il volto e la funzione della città.

Nelle pagine centrali del libro - dedicate alla città - Fuksas definisce proprio questa connessione fortissima tra sviluppo tecnologico e trasformazione dello spazio urbano: "Tutto ha avuto inizio quando con la presidenza degli Stati Uniti d'America di Ronald Raegan è iniziata la seconda fase della sperimentazione delle comunicazioni nello spazio. La cosiddetta guerra stellare non era altro che un sistema di cablaggio satellitare del pianeta: il digitale che diventava un progetto globale".

La guerra del golfo ha reso possibile dare e ricevere informazioni ovunque: quello che è accaduto veramente è stato la perdita di importanza del luogo.

Gli spostamenti diventano più rapidi, le distanze si accorciano, le possibilità di contatti aumentano. Anche il cinema, la letteratura, l'architettura iniziano ad accorgersi delle mutazioni: l'internazionalizzazione delle grandi città prima, la globalizzazione, più tardi, cambiano i nostri gusti e i nostri modi di espressione.

Divertimento, informazione, shopping e landscape possono convivere nello stesso luogo. Diventa possibile concepire progetti come quello del Berna-Mall & Entertainment Center Bruennen (Svizzera 2000). Funsc@pe "rappresenta una dimensione che può essere compresa solo avendo presenti tre parole-chiave: integrazione, paesaggio, flessibilità"; il nome "racchiude tre diversi concetti che si armonizzano tra loro: divertimento (fun), informazione (@), e paesaggio (landscape)".

La città, che per almeno due secoli è stata il luogo in cui si esercitava potere e controllo, oggi ha perso la sua centralità, è diventata "estendibile", non ha più percorsi prestabiliti, si trova nel caos che "non è disordine ma ordine sublime". Illustrando la Biennale di Venezia 2000, Less Aesthetics more ethics, da lui curata, Fuksas afferma: "Stiamo passando da una posizione critica, forse aristocratica, esterna al 'magma' delle infinite relazioni ed interferenze, a navigare ed a muoverci insieme in una 'materia' sconosciuta, piena di energia e contraddizioni". Perché una città si può mostrare sia come stereotipo classico, turistico, pittoresco, etnico, sia con l'altra faccia, quella della crudeltà, dell'emarginazione.

Mutazioni epocali e cambiamenti strutturali si incrociano, si combinano.
L'uso del computer, la passione dell'architettura virtuale per le masse liquide, informi, oltre ad un diverso sistema di rappresentazione grafica, origina naturalmente una strana architettura organico/virtuale: sembra quasi scomporre e riprodurre nei dettagli più minuti la struttura molecolare della vita.

Le forme si trasformano, si scompongono: "L'idea mi è venuta in un momento particolarmente: ero al mare c'erano delle nuvole che passavano velocemente, spinte da un vento rapidissimo - ricorda Fuksas, parlando del progetto per il Centro Congressi dell'Eur di Roma - osservando le nuvole, mi è tornato in mente un mio vecchio sogno: quello, cioè, di costruire un edificio, un'architettura che non fosse però cristallizzata in alcuna forma".