Leggi gli altri articoli

"La fabbrica dei virus"

"Apple vs Microsoft: giù le mani dalla scuola"

"Raccolto discreto per la mela"

"La top ten dei virus"

Scheda: "Dal verme al cavallo di Troia"

"In principio fu Creeper"








La top ten dei virus

Wanda Marra

Secondo un rapporto della società antivirus Sophos i virus sono sempre di più e sempre più pericolosi

Circa 11.160 tra virus, worm e Trojan sono apparsi nel 2001.

La società antivirus Sophos PLC ha diffuso in questi giorni il suo rapporto annuale, che conferma un dato incontrovertibile: i virus sono in ottima salute, e continuano a crescere e a prosperare; ne nascono 40 al giorno, circa 1.200 al mese, per un totale di 70.000 virus esistenti.

Sophos, che si distingue non solo per l'accuratezza delle analisi, ma anche per l'attitudine ad osservare il fenomeno con una curiosità vicina al collezionismo, ha rilasciato la top ten dei virus più pericolosi del 2001: agli onori della cronaca balza il Nimda worm, colpevole di aver causato il 27 per cento del totale delle infezioni, seguito immediatamente da Sircam, con il 20,3 per cento.

Al numero tre è Magistr, colpevole del 12 per cento degli attacchi riportati, seguito da Hybris con il 6,2 per cento, Apology con il 3,8 per cento, VBSWG-X con il 3,6 per cento, Kakworm con il 3,1 per cento, SST-A con il 2 per cento, Badtrans e Navida ex-aequo con l'1, 8.
Il rimanente 18 per cento delle infezioni riportate è venuto fuori da una varietà di virus più piccoli.

Nel suo rapporto, Sophos utilizza il termine virus per indicare sia i virus propriamente detti, che i worm e i Trojan.

Da un punto di vista informatico, un virus è un programma che si attiva e comincia a diffondersi, soltanto se viene "toccato": dunque, un virus informatico si può definire come un insieme di istruzioni eseguibili su un computer.
I worm, invece, sono programmi che creano copie di se stessi su altri sistemi ai quali sono connessi in Rete, senza bisogno di un "portatore". Nell'ultimo periodo, i worm sono diventati il flagello di Internet, perché la loro propagazione diventa sempre più rapida e incontrollata.
I Trojan, infine, sono dei software che sembrano un'applicazione conosciuta, ma una volta dentro il Pc, possono prendere il controllo e danneggiarlo.

I virus della top ten di Sophos sono tutti worm, che utilizzano soprattutto la posta elettronica per replicarsi, spedendo messaggi a tutti gli indirizzi contenuti nella rubrica di un computer infettato: basta aprire uno degli allegati dai nomi ammiccanti e invitanti e il danno è fatto. Si è invece al riparo da ogni rischio, se si riesce a resistere a questa tentazione.

I worm più agguerriti sono in grado, comunque, di mettere in campo anche una serie di altre armi: Nimda, per esempio, che è in grado di infettare sia i personal computer, sia i server, si propaga non solo attraverso la posta elettronica, ma anche attraverso le reti Intranet o semplicemente navigando in Rete.

Graham Cluley della Sophos, sottolinea che l'allarme non è ingiustificato: la creazione e la diffusione di virus, worm e Trojan l'anno prossimo aumenterà in senso esponenziale, perché i virus stanno diventando sempre più facili da scrivere. Gli strumenti per generarli, infatti, si possono scaricare gratis da Internet, con delle istruzioni talmente chiare, che è relativamente semplice per ogni cracker scrivere il proprio worm. Inoltre, sempre più persone si stanno procurando l'accesso ad Internet permanente e veloce: anche questo causerà un incremento degli attacchi.

Non è una sola, dunque, ma sono decine le epidemie che minacciano i computer. Ma sono davvero pericolosi questi virus?

In termini economici, la risposta è senza dubbio positiva: sono costati oltre dieci miliardi di dollari nei primi mesi del 2001, secondo una stima fatta dall'istituto Computer Economics di Carlsbad. Qualcuno, pero', ha avanzato l'ipotesi che si tratti di cifre "gonfiate" allo scopo di spingere le aziende a investire in prodotti antivirus e nella sicurezza informatica.

D'altra parte, i versanti da tenere in considerazione quando si calcolano i costi di un virus sono due: i danni veri e propri (la perdita di dati di computer o reti informatiche, soprattutto aziendali, i programmi antivirus o i 'patch' per coprire buchi di sistema, le operazione di pulizia e risistemazione dei sistemi stessi) e la mancata produttività (per esempio, il tempo perso dai dipendenti senza poter lavorare normalmente).

In Italia, lo scorso anno il 78 per cento degli enti ha subito contaminazioni da virus, secondo
i dati italiani raccolti nel 2000 su un campione di 200 tra imprese e pubbliche amministrazioni, ma resi noti dall'Osservatorio sulla criminalità Ict alla fine di novembre.
Nel corso del 2000, inoltre, gli attacchi informatici, destinati a ledere la sicurezza (intesa come protezione dei requisiti di integrità, disponibilità e confidenzialità delle informazioni trattate) sono apparsi legati all'invio di virus elettronici per il 39 per cento dei casi.