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Martin Khor, direttore del Third World Network, avanza alcune ipotesi per superare il digital divide

I sostenitori della globalizzazione neo-liberista ritengono che questa porti dei vantaggi anche ai Paesi del Terzo mondo. Lei cosa ne pensa?

L'attuale sistema commerciale e finanziario lavora a vantaggio dei paesi ricchi e di qualche paese povero. La maggioranza di questi ultimi, invece, soffre per la liberalizzazione troppo veloce delle importazioni, che fa sì che nei paesi ricchi in Europa e in America arrivi cibo a basso costo, mentre milioni di contadini del Terzo mondo perdono la terra. Molti Paesi in via di sviluppo, come Cina, Thailandia, Argentina, Indonesia sono sprofondati nel baratro per la globalizzazione troppo veloce. Così credo che l'intero modello della politica di globalizzazione sia sbagliato.

Quali sono i fini del "Third World Network"?

Si tratta di un network di movimenti sociali e di gruppi di cittadini di molti paesi del Terzo mondo - Asia, Malesia (dove abbiamo il segretariato) Africa e America Latina - che porta la voce di questi nell' "arena" globale; abbiamo constatato, infatti, che molte decisioni vengono prese dalle istituzioni in conferenze globali. Con questo network intendiamo rappresentare tutti i punti di vista, quando vengono prese le decisioni.

Qual è il ruolo di Internet nel processo di globalizzazione e nel movimento no-global?

Internet ha alcuni aspetti positivi e alcuni aspetti negativi. Il lato positivo è che mette in connessione tra di loro persone e Ong di tutto il mondo; il lato negativo è sicuramente che ha accentuato l'aspetto sbagliato della globalizzazione: attraverso gli e-mail ed Internet si possono trasferire miliardi di dollari da un confine all'altro velocemente e rendere meno trasparente il sistema finanziario. Ma per le Ong si tratta di una cosa positiva perché attraverso i computer e la Rete si possono scambiare velocemente le informazioni e questo permette lo sviluppo del movimento.

Cosa pensa del digital divide?

È un problema reale. Sempre più informazioni circolano tramite Internet. Quelli che hanno accesso ai computer ed ai software saranno abili nell'usare sempre meglio le informazioni. Molti Paesi in via di sviluppo sono troppo poveri per avere questo tipo di accesso: anche quando hanno i computer, i software sono troppo costosi.


Esistono delle possibilità di superare il digital divide? E come?

Io penso che si dovrebbero fare due o tre cose. Prima di tutto, dovremmo far scendere i prezzi dei software.
Non vedo perché la Microsoft debba guadagnare così tanti soldi a spese dei consumatori. In secondo luogo, deve crescere la capacità delle Ong e delle istituzioni nei paesi del Terzo mondo di produrre materiali e di metterli in Internet, in modo che le informazioni confluiscano dai paesi ricchi ai paesi poveri.

C'è un modello economico alternativo a quello che si basa sul mercato e le sue domande?

C'è un'alternativa verso la quale devono convergere i mercati ricchi. I leader politici, soprattutto negli Stati Uniti ed in Europa, hanno delle responsabilità nel controllo del mercato: c'è bisogno di una leadership forte, in grado di disciplinare il potere che essi hanno, così da regolare anche il mercato; in secondo luogo, serve un' "arena" internazionale. Bisogna riformare e disciplinare il sistema finanziario per essere in grado di prevedere il futuro dei prezzi: si può fare se i paesi del G8 adottano delle politiche adeguate. Bisogna, inoltre, trasformare drasticamente le regole ed i principi del Wto, che al momento sono molto sbilanciate a sfavore dei paesi in via di sviluppo.