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Apple vs Microsoft: giù le mani dalla scuola

Georgia Garritano

L'azienda del Mac si oppone al tentativo di Bill Gates di chiudere il processo per monopolio donando computer e software alle scuole

Mac contro Windows, Apple contro Microsoft: l'ultimo scontro tra due sistemi operativi, due aziende, due mondi del computer, è la battaglia legale sulla scuola. Se Bill Gates, presidente della software house più potente del mondo, propone di risolvere la sua vertenza giudiziaria per monopolio pagando le sue ammende sotto forma di donazioni di pc alle scuole, Steve Jobs, amministratore delegato di Apple, non ci sta e ribatte: "Gates paghi in contanti".

La vicenda ha inizio quando la corte d'appello ribalta la sentenza di primo grado che, accertata la posizione monopolistica di Microsoft, imponeva la divisione dell'azienda, e fissa a novembre la decisione in merito ai provvedimenti restrittivi. La compagnia predispone una proposta di accomodamento extragiudiziale offrendosi di fornire alle scuole più bisognose degli Stati Uniti computer e assistenza per cinque anni per un importo complessivo di un miliardo di dollari (2140 miliardi di lire), metà dei quali in software. L'accordo viene raggiunto col Dipartimento di Giustizia ma solo con la metà dei 18 Stati in causa contro Microsoft e passa al vaglio del giudice J. Frederick Motz del tribunale di Baltimora, nel Maryland. All'udienza preliminare sono convocati un centinaio di soggetti coinvolti nel caso. Tra questi Apple che ha presentato un esposto per denunciare che un simile provvedimento non farebbe che acutizzare la situazione di monopolio.

"Siamo sconcertati che una risoluzione imposta a Microsoft per aver violato la legge le permetta, anzi la incoraggi, a fare slealmente irruzione nel settore dell'educazione, uno dei pochi mercati rimasti di cui non detenga il monopolio" - dichiara Jobs. La contro-proposta della società di Cupertino è che Gates versi il denaro "a una fondazione indipendente che fornisca alle scuole le risorse tecnologiche di cui hanno bisogno". È ovvio che la formula proposta da Microsoft obbligherebbe, di fatto, le scuole a spendere 500 milioni di dollari in prodotti Microsoft-compatibili mentre devolvere l'intera somma a una fondazione che opera a favore delle scuole creerebbe nuovi acquirenti di tecnologie e quindi nuove possibilità anche per Apple e altre industrie.

"Solo un accordo cash assicura che non ci siano distorsioni" - ribadisce George Riley, consulente di Apple, avvertendo che "se Microsoft vince questa gara, prende tutto".
Nel settore dell'educazione, infatti, le due aziende sono competitive. Apple detiene quasi la metà (il 47 per cento) del mercato K-12, cioè dell'istruzione elementare e secondaria ed è chiaramente la compagnia che più potrebbe essere danneggiata dall'attuazione di una simile soluzione. Si troverebbe in una situazione di svantaggio rispetto al diretto concorrente, già più forte, e potrebbe essere addirittura minacciata la sua sopravvivenza.

La rivalità tra le due società, che aveva trovato una pausa qualche anno fa, quando nel 1997 Microsoft investì nella Mela 150 milioni di dollari (320 miliardi di lire), rilevando il 6 per cento del pacchetto azionario, si riaccende più che mai. Apple non può assolutamente rinunciare a un settore nel quale ha ancora una posizione di rilievo e, con la sua protesta, dà voce anche ai timori di buona parte dell'industria informatica che, da un lato è dipendente dalla società che produce il sistema operativo che fa funzionare nove computer su dieci, dall'altro è preoccupata dell'accrescersi del suo potere.
Tra le società che si associano alle obiezioni di Apple, Oracle, per voce del suo amministratore delegato Larry Ellison, dichiara che questa soluzione "è una completa vittoria per Microsoft e una totale sconfitta per il governo" mentre Sun, per bocca del suo leader Scott McNealy, manifesta "indignazione". Naturalmente le critiche arrivano anche dal mondo Linux: "Questo accomodamento non rimedia al monopolio ma lo legittima" - afferma Michael Tiemann, direttore tecnico di Red Hat.

Mike Housfeld, uno dei legali che ha elaborato l'accomodamento, ribatte che esso servirebbe a colmare il "digital divide", il divario di accesso alle risorse tecnologiche esistente tra le scuole. Ma anche molti rappresentanti delle istituzioni e della società civile considerano le possibili conseguenze dell'accordo in modo negativo, temendo che esso leghi ai prodotti Microsoft buona parte del sistema scolastico americano e degli utenti più giovani. La donazione interesserebbe, infatti, ben 16mila scuole e circa 7 milioni di studenti.
Tra i più duri gli avvocati delle associazioni di consumatori della California, secondo i quali questa operazione è una vera e propria "impostura". Per lo Stato del Minnesota, uno dei nove che hanno rifiutato l'accordo e deciso di proseguire la battaglia legale, questa soluzione "rinforza ancora di più il monopolio di Microsoft". Il ministro della Giustizia del Connecticut, altra parte in causa, vede "troppe lacune e ambiguità".
C'è, inoltre, chi sottolinea - ad esempio il docente di economia dell'università del Michigan Jeffrey Mackie-Mason - che è assurdo fare una negoziazione del genere senza perizie sul reale valore dei termini dell'accordo. Una contestazione, questa, mossa anche da Apple che ha sostenuto che la proposta di Microsoft non è contestabile solo nel principio ma anche nel merito. Microsoft offre il suo software stimato 830 milioni di dollari per pagare un'ammenda da un miliardo di dollari - accusa Jobs - e per di più i margini di profitto sul software sono così elevati (fino al 90 per cento) che in realtà il costo per Microsoft si riduce davvero a "poco".
I nove stati ancora in causa (California, Florida, Utah, Iowa, Connecticut, Minnesota, Kansas, West Virginia, Massachusetts, cui si aggiunge il distretto di Columbia) avanzano ulteriori richieste: che venga garantita la produzione del pacchetto Office anche nelle versioni destinate ai sistemi operativi concorrenti; che il linguaggio di programmazione di Sun Java sia inserito in Windows e che il codice del browser Explorer sia reso noto. Il processo si terrà a marzo. In quello stesso periodo un giudice federale dovrà valutare - dopo le riserve sulla gestione del caso da parte del Dipartimento di Giustizia espresse dalla Commissione d'inchiesta del Senato - se l'accordo accettato dal governo risponda al pubblico interesse.

In risposta alle critiche, pochi giorni fa Microsoft presenta alcune modifiche alla proposta originaria. Due le concessioni principali: che sia una fondazione e non l'azienda a sovrintendere allo stanziamento dei 90 milioni di dollari (192 miliardi di lire) destinati alla formazione dei docenti e che nel consiglio di amministrazione della fondazione siedano anche due produttori di software - Connectix e Key Curriculum Press - che sviluppano programmi in grado di rendere Windows compatibile coi prodotti Apple.
"Questo è un accordo che non impone niente a nessuno ma che permette alle scuole di dotarsi di tecnologia avanzata mantenendo la propria libertà di scelta" - sostiene l'avvocato di Microsoft Tom Burt - "È un accordo neutrale dal punto di vista della piattaforma". Apple se ne convincerà?