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Il mais transgenico della Novartis

Margherita Mearelli

NovartisFondata nel 1996, la ditta svizzera Novartis è una delle aziende che ha contribuito di più allo sviluppo dell'agricoltura di prodotti geneticamente modificati in Italia.

Tra i suoi prodotti in campo agroalimentare, il mais transgenico è sicuramente il più noto, ma non l'unico: lattuga, meloni e pomodori resistenti a virus e varietà di cotone e di riso resistenti a insetti sono altre sperimentazioni che la Novartis sta portando avanti.
Riguardo alle polemiche che questo tipo di sperimentazioni suscita da parte degli ambientalisti, l'azienda, tende soprattutto a sottolineare i vantaggi di queste coltivazioni rispetto alle colture tradizionali; e questo vale soprattutto per prodotti come il mais, che sono elementi fondamentali nella catena alimentare.

"Con questo tipo di prodotti - sostiene Terry Tyzack, direttore Comunicazione Novartis Italia - si raggiungono essenzialmente due obiettivi: vengono ridotti i danni degli antiparassitari e l'impatto dei pesticidi, e allo stesso tempo vengono creati prodotti con alto valore nutritivo".

La coltura transgenica è basata sulla tecnica del Dna ricombinante, ovvero su quella tecnica che consente di estrarre il Dna da una cellula di un organismo, isolarne i geni che interessano e inserirli in cellule di altri organismi. Nel caso del mais, ad esempio, viene inserito un gene proveniente da un microrganismo il bacillus thuringiensis, che permette di sviluppare una proteina dannosa per il parassita del mais ma, secondo le dichiarazioni della Novartis, assolutamente innoqua per l'uomo e le altre specie. Tutte queste sperimentazioni, assicura la Novartis, sono sottoposte a rigorosi controlli da parte delle autorità competenti.
E il mais transgenico sarebbe addirittura più sicuro da certi punti di vista, rispetto al mais non trattato.

"I prodotti sono approvati dall'autorità sanitaria e sono privi di tossine, e quindi, per questo sono più sicuri dei prodotti normali - ha spiegato ancora Terry Tyzack". Anche rispetto all'impatto ecologico, la posizione di Novartis è assolutamente rassicurante. Uno studio della facoltà di agraria dell'Università di Milano ha infatti rilevato che il mais transgenico ha lo stesso impatto del mais tradizionale.

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