Hack the planet
Delle imprese degli hacker di solito si sa molto poco. Se ne
sa poco perché gli enti attaccati hanno qualche resistenza a
confessare la fragilità dei propri sistemi, e se ne sa poco anche
perché gli hacker seri non hanno forte aspirazioni alla notorietà.
Quella è roba da principianti. Quando di hacker si parla, insomma,
è perchè qualcosa che sembra eclatante è arrivato alle orecchie
dei media, il tema intriga, il pubblico è interessato e, in breve,
si monta un caso.
www.cnn.com/2000/TECH/computing/04/18/hacker.arrest.01
E' quello che è successo poco più di un anno fa quando nel giro di
pochi giorni i siti web di alcune grandi compagnie statunitensi sono
stati messi in ginocchio. Yahoo, Cnn, etrade, eBay, Amazon, Excite.
In pratica tutto il salotto bene della new economy americana.
L'attenzione è tutta su un ragazzino canadese, il suo soprannome è
'mafiaboy'.
news.cnet.com/news/0-1006-200-4837854.html?tag=mn_hd
Intorno alla metà di febbraio 2001, ecco una replica degli eventi
dell'anno precedente. Un gruppo di hacker (ammesso che sia davvero
un gruppo), nome in codice Sm0ked Crew, assalta una serie di siti e
ne fa un defacement, cioè ne sostituisce la home page con una
versione, diciamo così, 'autopromozionale'. Cadono anche stavolta
vittime illustri: Hp, New York times, Avis, Compaq, Altavista, Intel,
Disney, Go e altri ancora.
www.attrition.org
La lista completa la fornisce attrition.org, sito dedicato al
monitoraggio delle imprese hackeristiche e all'informazione di
settore, all'interno del quale potete trovare anche le versioni
"alternative" delle home page piratate.
Ma il web è solo la parte più esposta. Chi attacca questo
genere di siti lo fa in massima parte per narcisismo. Le vere sfide
sono altrove. Nonostante ciò i due casi hanno una differenza
fondamentale: nel primo caso l'attacco aveva messo in ginocchio
alcuni siti web impedendone la comunicazione con l'esterno, senza,
però, violarne i sistemi.
abcnews.go.com/sections/tech/DailyNews/cyberattacks_archive.html
Il tipo di attacco usato in quell'occasione, il cosiddetto Ddos (Distributed
denial of service), consisteva in buona sostanza nel sommergere un
server Web di miliardi di richieste contemporanee fino a farlo
saturare e mandarlo in tilt. Un giochetto che ogni lamer, cioè ogni
hacker in erba, sarebbe in grado di fare
Nel secondo caso invece si è trattato di una intrusione a tutti
gli effetti e nel caso del NY times anche particolarmente
sofisticata. Sostituire una pagina con un'altra significa accedere
ad un file system con i privilegi necessari a rimuovere un file e
copiarne di nuovi. Le strategie d'attacco qui possono essere le più
diverse ma richiedono un ampio patrimonio di conoscenze.
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