Mercoledi' 7 marzo 2001

Revisione testi a cura della redazione internet di MediaMente

Il fenomeno hacker

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Qualche numero
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Hack the planet

Hacker: fanatici sì, ma con ingegno (e tanta cooperazione)

Il software da guardia

Addio carta di credito

Il pirata "etico"

I laboratori degli hacker sociali


I laboratori degli hacker sociali

di Marta Mandò e Eleonora Giordani

Firenze 1998, Milano 1999, Roma 2000. Non sono campionati di calcio ma le date degli ultimi tre Hackmeeting italiani, l'appuntamento degli hacker sociali, i portavoce ribelli di una cultura tecnologica ma libertaria. Esperti d'informatica ma dall'occhio critico, coscienti dell'influenza delle nuove tecnologie per il mondo del lavoro, della politica, della società nel suo complesso. Non amano Windows, simbolo della globalizzazione, preferiscono i sistemi operativi "open source" e mettono la loro competenza al servizio della comunità. Come quando l'anno scorso a Berlino alcuni moderni Robin Hood hanno "smanettato" in Rete assegnando alloggi di proprietà del comune ai senza tetto.

In Italia questi pirati antagonisti si riuniscono negli Hacklab, laboratori che sono il crocevia delle culture digitali più avanzate della penisola, dove si discutono e si sperimentano le potenzialità del web. Sono le fucine di un movimento molto eterogeneo fatto di studenti, rappresentanti dei centri sociali, del volontariato, obiettori di coscienza, hacker underground un po' eremiti del modem, un po' videogiocatori cyberpunk, ossessionati dall'idea di utilizzare mezzi informatici liberi e inventati. Sono i rappresentanti di "Isole nella rete" punto di riferimento di gruppi, centri sociali, associazioni, che si riconoscono in parte nell'European counter network una rete di scambio di "contro informazione" a livello europeo.

"L'attività degli italiani non è propriamente hacking nel senso americano, cioè penetrazione nei sistemi di sicurezza. Si tratta piuttosto di un'azione sociale di formazione diffusa, per la conoscenza del software libero e per la creazione di circuiti d'informazione indipendente" spiega Franco " Bifo" Berardi, esperto dei meccanismi del web. "Le uniche mosse visibili in Rete sono i Netstrike, ovvero l'intasamento dei server delle multinazionali o delle istituzioni che si intendono colpire. Questo è dovuto anche ad un ritardo tecnico rispetto agli Stati Uniti. Per esempio durante l'ultimo Hackmeeting, quello di Roma, si è parlato soprattutto di Indymedia, il network d'informazione autonoma che ha ora anche un centro italiano".

Dopo l'incontro del '99, gli hacklab sono spuntati come funghi in tutta la penisola. Quasi tutti si trovano negli spazi dei centri sociali ed alcuni sono minacciati di sgombero, come quello di Firenze, che aveva ospitato il primo meeting. Dallo scorso mese di febbraio il quotidiano "il manifesto" ha dedicato delle puntate speciali a questi laboratori, intervistandone i protagonisti. Ecco per esempio come Blicero, uno "storico" pirata italiano del Loa Hacklab di Milano , ha definito la concretizzazione dell'etica hacker: "La passione che dedichiamo a tutto ciò che può insegnarci qualcosa sul mondo, l'idea di condividere i saperi per migliorare la vita di tutti, il rispetto delle competenze e l'intolleranza verso ogni forma di autoritarismo e gerarchia, sono tutti elementi presenti nelle cose che facciamo. Ad esempio i corsi e seminari sono di alto livello tecnico ma fatti all'insegna del desiderio di condividere ciò che è già patrimonio del gruppo con quanti sono interessati".

Più che sui sabotaggi dunque gli hacker di casa nostra sembrano piuttosto concentrati sullo sviluppo di una visione diversa e critica della tecnologia: non più pensata per pochi "sacerdoti", ma comprensibile, smontabile e ricomponibile per adattarla a fini individuali e collettivi. Ecco allora che nei centri si resuscitano vecchi computer, si costruiscono reti, si fa arte digitale, grafica, giochi, si costruiscono robot e si tengono seminari e corsi di Unix e Linux .

Gli hacker italiani, gli hacker sociali, hanno individuato dei "percorsi di lotta" propri. Primo passo software libero e gratuito per sottrarsi al potere del business, convinti invece che le tecnologie informatiche possano diventare un'opportunità di occupazione e di organizzazione nuova della produzione, del lavoro, del mondo dell'aggregazione sociale.

Prossimo appuntamento, Catania 2001.