Contratti di lavoro per i call center
Le confederazioni sindacali allo studio del
fenomeno dei nuovi lavoratori del call center
Grazie alla riduzione delle tariffe di telefonia e alle nuove
tecniche informatiche di organizzazione delle attività telefoniche,
il Call Center si propone come uno straordinario strumento che le
aziende possono gestire rivolgendosi direttamente al mercato, per
mantenere in modo diretto il contatto con i clienti ed operare il
telemarketing, effettuare vendite telefoniche e attivare un mirato
customer service. Il mix giusto di tecnologia, organizzazione e
risorse umane si concentra in una struttura di call center
efficiente. Una struttura di lavoro dove l'unità di misura alla
quale si fa più spesso riferimento per valutare le prestazioni è
il tempo e i servizi che si svolgono sono di tipo telefonico con
eventuali servizi accessori come l'invio di mailing e le attività
di preparazione e consuntivazione dei lavori in corso. L'altra
faccia della medaglia di questa nuova professionalità, simbolo dei
bisogni e dei servizi creata dalla new economy è fatta da una
giungla contrattuale e retributiva, che da poco comincia a vedere un
po' d'ordine grazie ad accordi quadro sul lavoro cosiddetto atipico.
I pareri di sindacalisti e alcuni lavoratori. Lavoratori che possono
dirsi fortunati: da poco la loro società ha concluso un accordo che
ha portato ad un netto miglioramento della loro situazione di
lavoro. Ma per il 90 per cento dei call center non è così.
Cesare Minghini, responsabile nazionale Cgil nuove identità
lavoro, mostra listini sindacali che parlano di circa sessantamila
operatori di call center e altrettanti lavoratori online: "il
rapporto di lavoro ha bisogno di essere regolato, gli interessi del
datore di lavoro nella new economy sono diversi da chi opera
quotidianamente. Poi, vi sono lavori assolutamente gratificanti che
realizzano la creatività, l'autonomia del lavoratore, ma anche dei
lavori molto ripetitivi che hanno bisogno di risposte precise".
Già da tempo si tenta di dare un quadro normativo, ma il
dibattito parlamentare è estremamente complicato, perché ci sono
diversi approcci alla soluzione del problema. Carmelo Prestileo, del
coordinamento nazionale Uil per l'occupazione, fa il punto della
situazione: "Quello che per ora, in questa vacanza del quadro
legislativo, si sta realizzando, è una modalità di lavoro, che
viene detta, rispetto al sistema legislativo in essere, a metà tra
il lavoro subordinato e il lavoro autonomo".
Secondo Ivan Guizzardi, rappresentante dell'associazione
lavoratori atipici e interinali della Cisl, queste possibilità di
lavoro, più che essere un nuovo segmento del mercato del lavoro,
sono state usate da parte delle aziende per abbattere i costi.
"Bisogna dare ai nuovi professionisti la possibilità di
lavorare, riconoscendo però la tutela dei loro diritti".
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