Mercoledi' 14 febbraio 2001
Revisione testi a cura della redazione internet di MediaMente

I "New Workers"

Nuove generazioni verso il lavoro-avventura

Il mito infranto del posto fisso

Gallino: "Crediti professionali per i lavoratori nomadi"

Cresce negli Usa la voglia di sindacato

Contratti di lavoro per i call center

L'Università si rinnova

Collocamento online


Contratti di lavoro per i call center

Le confederazioni sindacali allo studio del fenomeno dei nuovi lavoratori del call center

Grazie alla riduzione delle tariffe di telefonia e alle nuove tecniche informatiche di organizzazione delle attività telefoniche, il Call Center si propone come uno straordinario strumento che le aziende possono gestire rivolgendosi direttamente al mercato, per mantenere in modo diretto il contatto con i clienti ed operare il telemarketing, effettuare vendite telefoniche e attivare un mirato customer service. Il mix giusto di tecnologia, organizzazione e risorse umane si concentra in una struttura di call center efficiente. Una struttura di lavoro dove l'unità di misura alla quale si fa più spesso riferimento per valutare le prestazioni è il tempo e i servizi che si svolgono sono di tipo telefonico con eventuali servizi accessori come l'invio di mailing e le attività di preparazione e consuntivazione dei lavori in corso. L'altra faccia della medaglia di questa nuova professionalità, simbolo dei bisogni e dei servizi creata dalla new economy è fatta da una giungla contrattuale e retributiva, che da poco comincia a vedere un po' d'ordine grazie ad accordi quadro sul lavoro cosiddetto atipico. I pareri di sindacalisti e alcuni lavoratori. Lavoratori che possono dirsi fortunati: da poco la loro società ha concluso un accordo che ha portato ad un netto miglioramento della loro situazione di lavoro. Ma per il 90 per cento dei call center non è così.

Cesare Minghini, responsabile nazionale Cgil nuove identità lavoro, mostra listini sindacali che parlano di circa sessantamila operatori di call center e altrettanti lavoratori online: "il rapporto di lavoro ha bisogno di essere regolato, gli interessi del datore di lavoro nella new economy sono diversi da chi opera quotidianamente. Poi, vi sono lavori assolutamente gratificanti che realizzano la creatività, l'autonomia del lavoratore, ma anche dei lavori molto ripetitivi che hanno bisogno di risposte precise".

Già da tempo si tenta di dare un quadro normativo, ma il dibattito parlamentare è estremamente complicato, perché ci sono diversi approcci alla soluzione del problema. Carmelo Prestileo, del coordinamento nazionale Uil per l'occupazione, fa il punto della situazione: "Quello che per ora, in questa vacanza del quadro legislativo, si sta realizzando, è una modalità di lavoro, che viene detta, rispetto al sistema legislativo in essere, a metà tra il lavoro subordinato e il lavoro autonomo".

Secondo Ivan Guizzardi, rappresentante dell'associazione lavoratori atipici e interinali della Cisl, queste possibilità di lavoro, più che essere un nuovo segmento del mercato del lavoro, sono state usate da parte delle aziende per abbattere i costi. "Bisogna dare ai nuovi professionisti la possibilità di lavorare, riconoscendo però la tutela dei loro diritti".