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Quanto dura un e-book?
Un mezzo che si adatta all’utente e che permette di destrutturare radicalmente forme e contenuti. Ecco cosa dovrebbe essere un e-book. Per il momento, invece, non lo è: l’attuale libro elettronico mi sembra un oggetto ancora involuto, legato alla tradizione del libro cartaceo e alla ricerca di una propria identità.
L’e-book dovrebbe favorire i processi di conoscenza evolutivamente primari, basati sull’esplorazione e sull’esperienza, sull’osservazione e la messa in pratica. Dovrebbe, insomma, esaltare tutte le proprietà dell’ipertestualità, compresa quella più estrema: la “riscrivibilità”.
Se il libro elettronico non ci offrirà queste opportunità, non ci offrirà molto di più – anzi ci darà sicuramente di meno – della comoda tecnologia del libro di carta.
Se, poi, l’ipotesi di un’evoluzione dell’e-book che realizzi pienamente le potenzialità della scrittura e della lettura ipertestuali sia, per il suo carattere eversivo, da auspicare o da respingere, è un altro discorso.
A questo proposito si deve ricordare che il testo scritto non risponde solo a esigenze di comunicazione ma anche, se non soprattutto, di conservazione, registrazione, memoria. Da questo punto di vista, quali garanzie offre un libro elettronico? Potremo leggere, non dico tra qualche generazione ma tra qualche anno, gli e-book che abbiamo acquistato? Saremo costretti dall’incessante e rapidissimo progresso tecnico ad aggiornare continuamente i sistemi di lettura?
Ammesso, quindi, che la prospettiva di avere una biblioteca in tasca sia economica ed ecologica, è anche stimolante? Avere a disposizione su uno stesso supporto testi, immagini e suoni, ci renderà più attivi? Riusciremo davvero a costruire dei percorsi di ricerca autonomi o ci limiteremo a “dissotterrare” sentieri già tracciati da altri? Metteremo sempre di più la realtà dietro uno schermo?
gar
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