Venerdì 4 Maggio 2001



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David Knowles: il libro diventa multimediale

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( di Fabio Ciotti, da Frontiere di Rete ed. Laterza)

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(Intervista a David Kolb)

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(MediaMente.it)


David Knowles: il libro diventa multimediale

Le riflessioni dello scrittore statunitense

David, in questo periodo stai lavorando a una versione in formato e-book 'arricchito' da contenuti multimediali del tuo romanzo Il segreto della camera oscura. Puoi spiegarci come è nato questo progetto?

Ho cominciato a pensarci intorno al 1996 quando una casa editrice specializzata in CD-ROM ed editoria elettronica, la Voyager, mostrò interesse per l'idea di una versione multimediale del libro. La 'mente' dietro alla Voyager era quella geniale e un po' visionaria di Robert Stein, impegnato nella realizzazione di CD-ROM di qualità, con una grande attenzione per i contenuti, e molta voglia di sperimentare. L'idea era di provare ad applicare questo modello - che aveva portato alla realizzazione di CD-ROM davvero notevoli, come The Complete Maus, dal fumetto di Art Spiegelman, o Puppet Motel di Laurie Anderson - a un testo di fiction.
Non volevamo trasformare il libro in ipertesto, modificandone la struttura, ma piuttosto arricchirlo con suggestioni sonore e visive che si inserissero all'interno del flusso narrativo. Ci pensammo su, progettammo qualcosa, e facemmo qualche conto: con gli strumenti disponibili allora, per fare bene quello che avevamo in mente serviva circa un milione di dollari. Provammo a cercare finanziatori, ma nel frattempo il mercato dell'editoria elettronica su CD-ROM iniziava mostrare i primi segni di debolezza. La realizzazione di buoni CD-ROM costava molto, e i ricavi non coprivano le spese: in quelle condizioni, chi avrebbe rischiato di finanziare con una cifra così alta un'opera di fiction, avventurandosi in un campo relativamente nuovo per un mercato che aveva in un altro settore - quello dei giochi per computer - il suo punto di forza, e che si stava mostrando invece estremamente pericoloso, dal punto di vista della redditività economica, per ogni altro tipo di prodotto editoriale?
Come conseguenza di queste difficoltà, per un paio d'anni non pensai più all'idea. A un certo punto, però, una fortunata serie di circostanze la fece tornare attuale. Robert Stein aveva cominciato a lavorare a TK3, un authoring tool per e-book multimediali distribuito dalla Nightkitchen , che nasceva con l'intento di rendere semplice ed economica la realizzazione di prodotti che in precedenza richiedevano programmatori specializzati e notevoli risorse economiche. Proprio quello che serviva per il progetto legato al mio libro: potevamo concentrarci sull'organizzazione dei contenuti e sugli aspetti artistici e creativi, anziché sulla programmazione e su dettagli tecnici. Nel libro avevo fatto un riferimento indiretto alle musiche di Brian Eno, e in un incontro lo stesso Brian Eno si dimostrò incuriosito dal progetto e disponibile a collaborare. Un analogo interesse venne da Hsin-Chien Huang, che aveva già collaborato al CD-ROM di Laurie Anderson. Altri suggerimenti arrivarono da diverse persone, alcune delle quali lavoravano nel settore dei videogiochi: non volevo realizzare niente di simile a un videogioco, ma le esperienze fatte in quel settore erano comunque preziose.

Hai accennato alla differenza fra il tuo progetto e gli esperimenti di letteratura ipertestuale. Puoi approfondire questo aspetto? In cosa si differenzia il tuo lavoro da quello di autori come quelli raccolti attorno alla Eastgate, ad esempio Michael Joyce o Robert Coover?

In realtà non sono molto interessato al concetto di ipertesto, almeno in ambito letterario. Certo, con gli ipertesti si possono fare cose interessantissime, almeno in certi settori, ma in campo letterario continuo a pensare che debba essere l'autore a condurre il gioco. Mi viene chiesto spesso: "Non vorresti lasciare più spazio ai lettori?". La risposta è semplice: no. Quando legge letteratura, il lettore vuole essere accompagnato in un viaggio, ma la responsabilità del percorso è dell'autore. La 'dittatura' dell'autore è parte del nostro concetto di romanzo, e abdicando a questo ruolo si indebolisce, a mio avviso, la costruzione narrativa. Tenere insieme le parti di un ipertesto narrativo continuando ad offrire al lettore un viaggio, un percorso unitario è, almeno per me, troppo difficile, forse impossibile.
Per questo la mia idea è diversa: non abbandonare l'idea di percorso narrativo, di narrazione, ma allargarla a contenuti non testuali. Nella versione elettronica del libro vi saranno immagini, aree del testo attive che avvieranno brevi brani musicali, altri brani musicali che partiranno automaticamente quando si passa da una pagina a quella successiva, e tutte queste suggestioni si intrecceranno in maniera in parte diversa per ogni lettore (giacché ciascuno avrà i suoi ritmi di lettura e interagirà in modo diverso con il libro). Ma tutto questo sarà interno al flusso narrativo, non proporrà deviazioni o percorsi secondari. E nel contempo sarà evocativo più che illustrativo: so bene che una parte del lavoro del lettore è lavorare di fantasia nell'immaginare situazioni e contenuti che gli vengono proposti dalla scrittura: e questo lavoro, che costituisce la specifica attività creativa del lettore, è fondamentale per il funzionamento dell'opera letteraria. Non voglio renderlo inutile, non voglio delle illustrazioni che 'obblighino' il lettore a pensare "ah, allora questo è fatto così". E anche se il modello cinematografico ha certo un ruolo, non voglio trasformare il libro in un film. Del resto, ci saranno pagine e sezioni del libro in cui il lettore procederà come ha sempre fatto, semplicemente leggendo.
Tutto questo è legato al concetto di interazione: il concetto di interazione è un concetto complicato, può voler dire molte cose diverse. A volte penso sia semplicemente un concetto confuso. Un ipertesto è interattivo, e anche la versione elettronica del mio libro vuole essere interattiva, ma in una maniera molto diversa da quella propria di un ipertesto.

Dal punto di vista tecnico, cosa puoi dirci sul software utilizzato per creare l'e-book?

Il bello di TK3 è, dal mio punto di vista, l'estrema semplicità d'uso. Bastano due o tre ore per imparare a usare il programma-autore, e tuttavia si tratta di uno strumento estremamente potente per l'integrazione di contenuti multimediali attorno a un nucleo testuale. E' possibile attivare 'eventi' visivi e sonori collegati a qualunque operazione di lettura: sfogliare una pagina, aggiungere un'annotazione, sottolineare qualcosa, cliccare su una parola o su una frase. La semplicità d'uso significa la libertà di liberarsi dagli aspetti strettamente tecnici, concentrandosi sul lavoro creativo e artistico.

Al momento, i 'libri' TK3 possono essere letti - attraverso l'apposito programma di lettura - su computer Windows e Macintosh, ma non su lettori dedicati; da un certo punto di vista sembra dunque un po' improprio parlare di e-book, dato che il concetto di libro elettronico dovrebbe essere legato strettamente a dispositivi di lettura maneggevoli e portatili, e non alla lettura sullo schermo di un computer. Cosa puoi dirci su questo aspetto?

In realtà, non ho mai dedicato un'attenzione specifica al problema delle interfacce 'fisiche' per la lettura. Io credo che col tempo sarà possibile leggere i libri TK3 anche su dispositivi portatili; del resto i dispositivi portatili che ho visto finora - ad esempio il Rocketbook - non mi hanno particolarmente impressionato. Chissà, forse nel futuro di TK3 c'è un incontro con Microsoft: un software come questo, che permette una maggiore integrazione di contenuti multimediali, potrebbe sostituire quello Microsoft per la creazione e la lettura di libri elettronici. Ma al momento questo non mi interessa tanto: mi interessa di più la possibilità di creare e strutturare contenuti. Non credo sia così grave se per leggerli dobbiamo utilizzare uno schermo. La vecchie generazioni forse non sono abituate a farlo, e si lamentano di non poter leggere a letto, o in poltrona. Ma le giovani generazioni sono abituate a leggere sullo schermo, per loro non si tratta di un'operazione innaturale ma di una modalità assolutamente quotidiana di rapporto col testo.

C'è una relazione fra la produzione di questa versione 'multimediale' del tuo libro e le tue pratiche di scrittura? Il lavoro per il nuovo libro che stai scrivendo ne è influenzato in qualche modo?

No, non direi. Le mie abitudini di scrittore sono abbastanza tradizionali, e quando scrivo un romanzo penso solo al testo che sto scrivendo, non alle sue eventuali 'integrazioni' multimediali. Il lavoro che stiamo facendo attorno a Il segreto della camera oscura è un lavoro creativo, ma è un lavoro di tipo assai diverso da quello legato alla scrittura del mio nuovo romanzo, Le ultime lettere di Amedeo Modigliani. Anche se, in forme diverse, il tema della contaminazione - ad esempio della contaminazione fra più testi - torna anche nei miei romanzi.

Biografia
David Knowles ha trentaquattro anni, vive a Brooklyn Heights con la moglie Jennifer e il figlio Eli, ed è considerato uno dei più interessanti scrittori statunitensi dell'ultima generazione. Il suo primo libro, I segreti della camera oscura, è stato tradotto in diversi paesi ed è pubblicato in Italia da Fazi editore, così come il successivo Il terzo occhio, appena uscito nel nostro paese. Attualmente Knowles sta lavorando a un nuovo romanzo dal titolo Le ultime lettere di Amedeo Modigliani: la narrazione si svolge tra Parigi e New York, tra i primi del novecento e i nostri giorni.
Knowles è il direttore della Ledig House International Writer's Colony a Ghent, nello Stato di New York, una specie di casa-scuola nella quale scrittori e traduttori possono sostare per qualche settimana, mangiare, dormire, giocare a tennis, nuotare, chiacchierare con editor e letterati. David scrive per Travel and Leisure, una rivista di viaggi, e insegna scrittura creativa al West Side YMCA. Suona la tromba con i Champdale e ha una sua band, gli Anchor Tattoo, coi quali suona la chitarra. Ha viaggiato in lungo e in largo quasi tutto il mondo.
Il sito web italiano di David Knowles è all'indirizzo www.fazieditore.it/knowles.