David Knowles: il libro diventa multimediale
Le riflessioni dello scrittore statunitense
David, in questo periodo stai lavorando a una versione in
formato e-book 'arricchito' da contenuti multimediali del tuo
romanzo Il segreto della camera oscura. Puoi spiegarci come è nato
questo progetto?
Ho cominciato a pensarci intorno al 1996 quando una casa editrice
specializzata in CD-ROM ed editoria elettronica, la Voyager,
mostrò interesse per l'idea di una versione multimediale del libro.
La 'mente' dietro alla Voyager era quella geniale e un po'
visionaria di Robert Stein, impegnato nella realizzazione di CD-ROM
di qualità, con una grande attenzione per i contenuti, e molta
voglia di sperimentare. L'idea era di provare ad applicare questo
modello - che aveva portato alla realizzazione di CD-ROM davvero
notevoli, come The Complete Maus, dal fumetto di Art
Spiegelman, o Puppet Motel di Laurie Anderson - a un testo di
fiction.
Non volevamo trasformare il libro in ipertesto, modificandone la
struttura, ma piuttosto arricchirlo con suggestioni sonore e visive
che si inserissero all'interno del flusso narrativo. Ci pensammo su,
progettammo qualcosa, e facemmo qualche conto: con gli strumenti
disponibili allora, per fare bene quello che avevamo in mente
serviva circa un milione di dollari. Provammo a cercare
finanziatori, ma nel frattempo il mercato dell'editoria elettronica
su CD-ROM iniziava mostrare i primi segni di debolezza. La
realizzazione di buoni CD-ROM costava molto, e i ricavi non
coprivano le spese: in quelle condizioni, chi avrebbe rischiato di
finanziare con una cifra così alta un'opera di fiction,
avventurandosi in un campo relativamente nuovo per un mercato che
aveva in un altro settore - quello dei giochi per computer - il suo
punto di forza, e che si stava mostrando invece estremamente
pericoloso, dal punto di vista della redditività economica, per
ogni altro tipo di prodotto editoriale?
Come conseguenza di queste difficoltà, per un paio d'anni non
pensai più all'idea. A un certo punto, però, una fortunata serie
di circostanze la fece tornare attuale. Robert Stein aveva
cominciato a lavorare a TK3, un authoring tool per e-book
multimediali distribuito dalla Nightkitchen
, che nasceva con l'intento di rendere semplice ed economica la
realizzazione di prodotti che in precedenza richiedevano
programmatori specializzati e notevoli risorse economiche. Proprio
quello che serviva per il progetto legato al mio libro: potevamo
concentrarci sull'organizzazione dei contenuti e sugli aspetti
artistici e creativi, anziché sulla programmazione e su dettagli
tecnici. Nel libro avevo fatto un riferimento indiretto alle musiche
di Brian Eno, e in un incontro lo stesso Brian Eno si dimostrò
incuriosito dal progetto e disponibile a collaborare. Un analogo
interesse venne da Hsin-Chien Huang, che aveva già collaborato al
CD-ROM di Laurie Anderson. Altri suggerimenti arrivarono da diverse
persone, alcune delle quali lavoravano nel settore dei videogiochi:
non volevo realizzare niente di simile a un videogioco, ma le
esperienze fatte in quel settore erano comunque preziose.
Hai accennato alla differenza fra il tuo progetto e gli
esperimenti di letteratura ipertestuale. Puoi approfondire questo
aspetto? In cosa si differenzia il tuo lavoro da quello di autori
come quelli raccolti attorno alla Eastgate,
ad esempio Michael Joyce o Robert Coover?
In realtà non sono molto interessato al concetto di ipertesto,
almeno in ambito letterario. Certo, con gli ipertesti si possono
fare cose interessantissime, almeno in certi settori, ma in campo
letterario continuo a pensare che debba essere l'autore a condurre
il gioco. Mi viene chiesto spesso: "Non vorresti lasciare più
spazio ai lettori?". La risposta è semplice: no. Quando legge
letteratura, il lettore vuole essere accompagnato in un viaggio, ma
la responsabilità del percorso è dell'autore. La 'dittatura'
dell'autore è parte del nostro concetto di romanzo, e abdicando a
questo ruolo si indebolisce, a mio avviso, la costruzione narrativa.
Tenere insieme le parti di un ipertesto narrativo continuando ad
offrire al lettore un viaggio, un percorso unitario è, almeno per
me, troppo difficile, forse impossibile.
Per questo la mia idea è diversa: non abbandonare l'idea di
percorso narrativo, di narrazione, ma allargarla a contenuti non
testuali. Nella versione elettronica del libro vi saranno immagini,
aree del testo attive che avvieranno brevi brani musicali, altri
brani musicali che partiranno automaticamente quando si passa da una
pagina a quella successiva, e tutte queste suggestioni si
intrecceranno in maniera in parte diversa per ogni lettore (giacché
ciascuno avrà i suoi ritmi di lettura e interagirà in modo diverso
con il libro). Ma tutto questo sarà interno al flusso narrativo,
non proporrà deviazioni o percorsi secondari. E nel contempo sarà
evocativo più che illustrativo: so bene che una parte del lavoro
del lettore è lavorare di fantasia nell'immaginare situazioni e
contenuti che gli vengono proposti dalla scrittura: e questo lavoro,
che costituisce la specifica attività creativa del lettore, è
fondamentale per il funzionamento dell'opera letteraria. Non voglio
renderlo inutile, non voglio delle illustrazioni che 'obblighino' il
lettore a pensare "ah, allora questo è fatto così". E
anche se il modello cinematografico ha certo un ruolo, non voglio
trasformare il libro in un film. Del resto, ci saranno pagine e
sezioni del libro in cui il lettore procederà come ha sempre fatto,
semplicemente leggendo.
Tutto questo è legato al concetto di interazione: il concetto di
interazione è un concetto complicato, può voler dire molte cose
diverse. A volte penso sia semplicemente un concetto confuso. Un
ipertesto è interattivo, e anche la versione elettronica del mio
libro vuole essere interattiva, ma in una maniera molto diversa da
quella propria di un ipertesto.
Dal punto di vista tecnico, cosa puoi dirci sul software
utilizzato per creare l'e-book?
Il bello di TK3 è, dal mio punto di vista, l'estrema semplicità
d'uso. Bastano due o tre ore per imparare a usare il
programma-autore, e tuttavia si tratta di uno strumento estremamente
potente per l'integrazione di contenuti multimediali attorno a un
nucleo testuale. E' possibile attivare 'eventi' visivi e sonori
collegati a qualunque operazione di lettura: sfogliare una pagina,
aggiungere un'annotazione, sottolineare qualcosa, cliccare su una
parola o su una frase. La semplicità d'uso significa la libertà di
liberarsi dagli aspetti strettamente tecnici, concentrandosi sul
lavoro creativo e artistico.
Al momento, i 'libri' TK3 possono essere letti - attraverso
l'apposito programma di lettura - su computer Windows e Macintosh,
ma non su lettori dedicati; da un certo punto di vista sembra dunque
un po' improprio parlare di e-book, dato che il concetto di libro
elettronico dovrebbe essere legato strettamente a dispositivi di
lettura maneggevoli e portatili, e non alla lettura sullo schermo di
un computer. Cosa puoi dirci su questo aspetto?
In realtà, non ho mai dedicato un'attenzione specifica al
problema delle interfacce 'fisiche' per la lettura. Io credo che col
tempo sarà possibile leggere i libri TK3 anche su dispositivi
portatili; del resto i dispositivi portatili che ho visto finora -
ad esempio il Rocketbook - non mi hanno particolarmente
impressionato. Chissà, forse nel futuro di TK3 c'è un incontro con
Microsoft: un software come questo, che permette una maggiore
integrazione di contenuti multimediali, potrebbe sostituire quello
Microsoft per la creazione e la lettura di libri elettronici. Ma al
momento questo non mi interessa tanto: mi interessa di più la
possibilità di creare e strutturare contenuti. Non credo sia così
grave se per leggerli dobbiamo utilizzare uno schermo. La vecchie
generazioni forse non sono abituate a farlo, e si lamentano di non
poter leggere a letto, o in poltrona. Ma le giovani generazioni sono
abituate a leggere sullo schermo, per loro non si tratta di
un'operazione innaturale ma di una modalità assolutamente
quotidiana di rapporto col testo.
C'è una relazione fra la produzione di questa versione
'multimediale' del tuo libro e le tue pratiche di scrittura? Il
lavoro per il nuovo libro che stai scrivendo ne è influenzato in
qualche modo?
No, non direi. Le mie abitudini di scrittore sono abbastanza
tradizionali, e quando scrivo un romanzo penso solo al testo che sto
scrivendo, non alle sue eventuali 'integrazioni' multimediali. Il
lavoro che stiamo facendo attorno a Il segreto della camera
oscura è un lavoro creativo, ma è un lavoro di tipo
assai diverso da quello legato alla scrittura del mio nuovo romanzo,
Le ultime lettere di Amedeo Modigliani. Anche se, in forme
diverse, il tema della contaminazione - ad esempio della
contaminazione fra più testi - torna anche nei miei romanzi.
Biografia
David Knowles ha trentaquattro anni, vive a Brooklyn Heights con
la moglie Jennifer e il figlio Eli, ed è considerato uno dei più
interessanti scrittori statunitensi dell'ultima generazione. Il suo
primo libro, I segreti della camera oscura, è stato tradotto
in diversi paesi ed è pubblicato in Italia da Fazi editore, così
come il successivo Il terzo occhio, appena uscito nel nostro
paese. Attualmente Knowles sta lavorando a un nuovo romanzo dal
titolo Le ultime lettere di Amedeo Modigliani: la narrazione
si svolge tra Parigi e New York, tra i primi del novecento e i
nostri giorni.
Knowles è il direttore della Ledig House International Writer's
Colony a Ghent, nello Stato di New York, una specie di casa-scuola
nella quale scrittori e traduttori possono sostare per qualche
settimana, mangiare, dormire, giocare a tennis, nuotare,
chiacchierare con editor e letterati. David scrive per Travel and
Leisure, una rivista di viaggi, e insegna scrittura creativa al West
Side YMCA. Suona la tromba con i Champdale e ha una sua band, gli
Anchor Tattoo, coi quali suona la chitarra. Ha viaggiato in lungo e
in largo quasi tutto il mondo.
Il sito web italiano di David Knowles è all'indirizzo www.fazieditore.it/knowles.
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