Gli e-book sono davvero dei libri?
Otto tesi su cosa i libri elettronici non
dovrebbero essere
di Gino Roncaglia
L'Università della Tuscia è il primo ateneo italiano a
sperimentare la diffusione di testi, dispense universitarie e atti
di convegni anche nel nuovo formato e-book. I primi libri
elettronici sono già disponibili all'interno del sito
Web dell'università.
Per presentare l'iniziativa, e discutere del futuro dei libri
elettronici come strumento per la didattica e la ricerca, il
prossimo 8 maggio si svolgerà a Viterbo una giornata di studio con
la partecipazione dei maggiori protagonisti italiani del settore.
Grazie alla collaborazione con il portale Web del programma
televisivo MediaMente,
l'incontro sarà trasmesso in rete in diretta audio-video, mentre un
forum Web ne riprenderà i temi, allargando la discussione a un
pubblico assai più vasto.
Ad avviare il dibattito, sia nell'incontro fisico sia in quello
virtuale, sarà un intervento di Gino Roncaglia. Un intervento che
solleva non pochi dubbi su alcune fra le prime scelte effettuate dai
protagonisti del settore e-book, e propone polemicamente otto tesi
su cosa i libri elettronici non dovrebbero essere.
In occasione dell'incontro sarà anche presentato il primo e-book
realizzato dalla RAI, nato proprio dal vivace dibattito sviluppatosi
in uno dei forum di MediaMente sul tema dell'usabilità dei siti
Web.
Il termine 'libro' è - lo sappiamo bene - un termine ricco di
significati e dalla connotazione assai ampia. In particolare,
possiamo usarlo per parlare dell'oggetto fisico che funge da
supporto dell'informazione ("questo libro ha una pessima
rilegatura"), o per parlare dell'oggetto informazionale, del
testo ("questo libro mi ha commosso fino alle lacrime").
Si tratta di due significati in parte distinti, ma generazioni di
studi e interventi sul tema della 'cultura del libro' ci hanno
insegnato a non considerarli così indipendenti come potrebbe
sembrare. Da un lato, infatti, nel parlare di un tipo di oggetto
forniamo in realtà spesso informazioni anche sull'altro. Nel dire
"questo libro ha 736 pagine" mi riferisco al supporto
materiale (o forse, più esattamente, a un concetto intermedio,
quello di 'edizione', che potrebbe a sua volta essere fatto
corrispondere o a una classe di oggetti fisici dotati di specifiche
proprietà comuni o a un oggetto astratto), ma fornisco, attraverso
una serie di ragionevoli assunzioni sulla quantità di testo
contenuta in media in una 'normale' pagina di libro, informazioni
che riguardano anche il testo ("è un libro piuttosto
lungo"). Dall'altro, certe caratteristiche strutturali dei
testi sono strettamente legate alle caratteristiche del tipo di
supporto fisico che sarà usato per leggerli e ai suoi meccanismi di
produzione materiale: opere come l'Encyclopedie di Diderot e d'Alembert
non sarebbero state concepibili non solo senza certi specifici
cambiamenti nella composizione, nelle competenze e nelle aspettative
del pubblico dei lettori, ma anche senza la disponibilità di
specifiche tecnologie di stampa.
Quando parliamo di 'leggere un libro', ci riferiamo a entrambi i
significati sopra ricordati: leggere un testo, e leggerlo su un
supporto di un certo tipo. Un supporto che di norma ha dimensioni
fisiche abbastanza standard, che compriamo in libreria, conserviamo
negli scaffali della nostra biblioteca, leggiamo magari in poltrona
o a letto prima di addormentarci, possiamo portare con noi in
viaggio, possiamo prestare o regalare a un amico, e possiamo
riprendere in mano a distanza di anni per rileggere un passo o
controllare una citazione, magari riscoprendo le note a margine che
avevamo aggiunto, a matita, all'epoca della prima lettura. Questo
spazio di possibilità fa parte della connotazione che attribuiamo
abitualmente al termine 'libro'.
Non occorre troppa fatica per osservare che quando parliamo di testi
elettronici e di documenti elettronici parliamo (o abbiamo finora
parlato) di qualcosa di diverso. Il testo elettronico della Divina
Commedia non è un libro: permette di compiere operazioni diverse da
quelle possibili attraverso un libro a stampa - operazioni spesso
preziose per l'analisi e la miglior comprensione del testo - ma,
almeno fino alla diffusione dei primi lettori per e-book, non
permetteva di compiere (o non permetteva di compiere in maniera
semplice) operazioni che fanno parte delle abitudini quotidiane di
generazioni di lettori, come leggere a letto. Non stupisce dunque
che uno degli argomenti più usati (e abusati) nella disputa
ininterrotta fra sostenitori della testualità stampata e
sostenitori della testualità elettronica sia quello della
scomodità del supporto: "chi leggerebbe un libro sullo schermo
di un computer?". E non a caso molti profeti della 'nuova
testualità' cadono miseramente sul più semplice banco di prova,
affrettandosi a stampare su carta i risultati più interessanti
delle loro navigazioni in rete.
Il libro elettronico, o e-book, nasce per modificare questa
situazione, e avvicinare l'esperienza di lettura di un testo
elettronico a quella di un testo su carta. Non a caso anche il
termine 'e-book' può riferirsi sia all'oggetto fisico, il 'lettore'
di libri elettronici (strumento dall'aspetto assai diverso da quello
dei computer ai quale siamo abituati, e che dovrebbe avere il peso,
le dimensioni e la portabilità di un normale libro a stampa) sia
all'oggetto informazionale, il testo elettronico che viene
conservato nella memoria del 'lettore' e visualizzato sul suo
schermo. Si tratta di una sfida che può essere vinta? Gli e-book
sono davvero in grado di insidiare l'editoria cartacea sul terreno
che le è proprio, offrendo - prima ancora delle mirabolanti
possibilità di archiviazione, manipolazione e integrazione
multimediale del testo - uno strumento che possa essere letto
comodamente, senza far rimpiangere il libro su carta? I libri
elettronici, insomma, possono essere davvero dei libri?
La risposta a queste domande - evidentemente centrali per capire se
e quale futuro abbiano gli e-book - sarà a mio avviso, sul lungo
periodo, positiva. Ma nell'immediato la situazione è assai più
complessa. Non tanto, si badi, per un problema tecnologico: i primi
'lettori' per e-book sono pieni di difetti e ancora piuttosto
primitivi (come ci si può aspettare da oggetti di prima
generazione), ma indicano chiaramente che il cammino è
percorribile. Il problema è altrove. Ferratissimi sul piano delle
tecnologie e dei modelli di business, i protagonisti del settore
sembrano talvolta aver dedicato minor attenzione alle
caratteristiche del libro come oggetto culturale. Proprio questa
carenza, temo, getta alcune ombre sul futuro immediato del libro
elettronico, e rischia di condannare al fallimento i primi sforzi in
quest'ambito.
Proverò a esporre i miei dubbi proponendo otto tesi, che riassumono
cosa secondo me i libri elettronici non dovrebbero essere.
1) Il libro elettronico NON è un formato alternativo per
visualizzare del testo sullo schermo di un computer tradizionale.
Né il computer da tavolo né i normali computer portatili possono
competere col libro a stampa in quanto a facilità d'uso e
portabilità. I libri elettronici - se vogliamo che abbiano un
futuro - devono poter essere letti utilizzando strumenti che per
dimensioni, peso, portabilità siano più vicini al libro che al
computer. Chiamare (come troppo spesso si tende a fare, anche da
parte dei protagonisti del settore) 'libri elettronici' testi
destinati a essere visualizzati attraverso programmi disponibili
solo per i computer tradizionali confonde le idee ai lettori,
conferma i pregiudizi contro l'effettiva usabilità degli e-book, e
in definitiva danneggia il settore.
2) Il libro elettronico NON nasce per essere stampato. Se leggendo
un testo su un dispositivo informatico sento il bisogno di
stamparlo, vuol dire che non sto leggendo un libro elettronico, o
almeno non sto leggendo un libro elettronico 'riuscito'. Corollario:
i formati di visualizzazione per e-book sono (dovrebbero essere)
cosa diversa dai formati per l'impaginazione e la stampa (su carta)
di documenti elettronici.
3) Il libro elettronico NON deve essere un oggetto 'volatile', che
rischia di scomparire ogni volta che devo cambiare dispositivo di
lettura o sistema operativo. I libri sono oggetti persistenti:
quando compro un libro mi aspetto di poterlo conservare nella mia
biblioteca per anni ed anni. Si buttano giornali e riviste, dopo
averli letti, ma di solito non si buttano i libri. L'uso di
meccanismi di protezione che rendono illeggibile il libro
elettronico dopo un certo numero di cambiamenti nel dispositivo di
lettura o di reinstallazioni del relativo software è incompatibile
con queste abitudini, e scoraggia il lettore dall'investire soldi
nella costruzione di una propria biblioteca. In definitiva, dunque,
anche questa impostazione danneggia le prospettive di sviluppo del
settore.
4) Corollario: i meccanismi di tipo 'pay per view' possono
funzionare per film, giornali, riviste (in generale, per
informazione 'di flusso'), ma NON per i libri. Non a caso, nel caso
degli stessi film noleggiamo le videocassette che desideriamo vedere
una volta, ma acquistiamo quelle che amiamo di più.
5) Il libro elettronico NON deve basarsi su formati chiusi e
proprietari. L'esperienza del Web insegna che l'uso di standard
pubblici ed aperti è la migliore garanzia per la diffusione e
l'affermazione di un medium elettronico. Nel caso degli e-book, gli
standard aperti sono quelli proposti dall'Open E-book Forum (formato
OEB). Occorre dunque che i programmi di lettura offrano la
possibilità di importare e, per le opere non protette, di esportare
direttamente il testo elettronico da e verso tali formati.
6) Il libro elettronico NON deve essere un oggetto chiuso neanche
dal punto di vista della fruizione: deve poter essere commentato,
annotato, prestato, regalato proprio come è possibile fare nel caso
dei libri su carta, sfruttando anzi le maggiori possibilità di
circolazione e condivisione dell'informazione messe a disposizione
dalle nuove tecnologie. E' tecnicamente possibile garantire la
salvaguardia dei diritti di autori ed editori senza bisogno di
impedire queste operazioni, che sono del resto fondamentali per
aiutare la diffusione dei libri.
7) Il libro elettronico NON deve essere pensato come strumento
destinato unicamente alla lettura di informazioni testuali: deve
essere possibile, come già accade nel caso dei libri a stampa,
l'inserimento di illustrazioni, tabelle, formule scientifiche e
matematiche, e deve essere inoltre possibile - se l'autore ritiene
opportuno farne uso - l'inserimento di contenuti multimediali come
suoni e video.
8) Il libro elettronico NON deve orientarsi unicamente verso la
visualizzazione o la lettura di testi lineari, così come NON deve
orientarsi programmaticamente verso la visualizzazione o la lettura
di ipertesti: deve essere aperto a entrambe le possibilità,
permettendo all'autore di strutturare il proprio testo nel modo da
lui considerato più conveniente. Se le ultime due tesi, che
riguardano la potenza espressiva degli e-book, sembrano abbastanza
condivise, le prime sei - almeno a giudicare dalla situazione
attuale - sembrano esserlo solo in minima parte. Sarebbe
interessante sapere, dai protagonisti del settore, quali di queste
condizioni ritengano effettivamente condivisibili e quali no, e le
ragioni delle loro scelte.
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