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Il microcredito: un'opportunità per sognare



Un'economia al servizio dei poveri: intervista a Mohammad Yunus, fondatore e direttore della Grameen Bank

Che cos'è il microcredito?

È un piccolo prestito conferito ai poveri in particolare alle donne, per avviarli ad un'attività. La restituzione avviene a piccole tranches, con interessi bassi.

Chi finanzia il microcredito?

Esistono tre stadi. Prima di tutto, si deve trovare un garante, poi creasi un piccolo fondo, infine entra in campo il mercato. Se il garante è un'organizzazione non governativa, servono delle basi da cui partire: la persona che riceve gradualmente il prestito, è in grado di restituirlo e piano piano riesce a rientrare in un sistema normale di finanziamento. Chiunque può creare un fondo per supportare il microcredito. Il 70 per cento del denaro arriva dalle stesse persone che all'inizio hanno chiesto il prestito: il sistema, così, si autofinanzia.

Il microcredito è sostenibile?

Sì, perché si inizia con piccole somme di denaro per poter fare dei profitti dopo quattro o cinque anni. All'inizio, c'è bisogno di una base per iniziare, ma subito, grazie agli interessi bassi, ci si inserisce nel mercato normale. Se si coinvolgesse anche il mercato in questo sistema, non avremmo bisogno di quel periodo iniziale.

Quando le è venuta l'idea della Grameen bank?

È stata la frustrazione causata dalla povertà in Bangladesh, la carestia. Volevo fare qualcosa per aiutare la gente in difficoltà, la gente troppo povera per avere i prestiti dalle banche, con elevati tassi di interesse. In principio, cominciai a fare prestiti di tasca mia e andai nelle banche a chiedere di concedere prestiti ai poveri; ma queste erano mal disposte in assenza di garanzie, e allora mi offrii come garante. Così cominciò a crescere l'idea del microcredito.

Quali difficoltà avete incontrato?

Prima di tutto, la scarsa fiducia delle persone, sia delle banche che dei poveri, che non avevano mai potuto disporre di somme, per quanto piccole, di denaro. Insomma, fu difficile convincere la gente che il sistema avrebbe funzionato. In Bangladesh, anche i ricchi chiedono prestiti e non li restituiscono, figuriamoci i poveri! Io mi sforzavo di far capire che i poveri hanno più interesse a restituire, perché la loro vita dipende da quello, diversamente dai ricchi, che sono potenti. La cosa più difficile è stata cambiare la mentalità.

Quali sono le caratteristiche dei beneficiari del credito?

Si tratta di persone molto povere; il loro grado di miseria si rispecchia nelle case in cui vivono: non hanno un tetto solido, non hanno pentole, possiedono solo pochi vestiti.

È vero che lei concede prestiti più volentieri alle donne?

All'inizio, me la prendevo con le banche convenzionali perché rifiutavano la gente povera e soprattutto le donne: solo l'1 per cento di coloro che accedevano al credito erano donne, si trattava di un sistema discriminatorio. Così, cominciando a pensare al mio programma, volli che almeno il 50 per cento delle donne avesse accesso al microcredito. Le donne erano titubanti, perché non avevano mai toccato dei soldi in vita loro, dicevano: " lo dia a mio marito, io non ho mai avuto del denaro...". Iniziai a spiegare che il microcredito avrebbe cambiato la loro vita, così molte donne cominciarono a frequentare la Grameen Bank. Oggi, degli oltre 2 milioni di persone finanziate dalla Grameen Bank, il 95 per cento sono donne.

Qual è la più grande lezione che hai imparato tramite il tuo lavoro alla Grameen?

I poveri sono persone molto abili, più di chiunque altro. Se ci fossero istituzioni a supportare la gente povera, questa potrebbe realmente cambiare la propria esistenza. Nella povertà assoluta, infatti, la gente non ha il controllo della propria vita, l'esistenza diviene un circolo vizioso, non si trovano porte aperte. Il microcredito ha creato un'apertura, ha reso possibile cominciare a sognare. Se dai alla gente un'opportunità, questa esce facilmente dalla povertà.

La Grameen Bank opera anche in altri Paesi?

In questi ultimi 25 anni, la Grameen Bank si è espansa nei Paesi asiatici, in qualche punto dell'Europa, in Africa, in America del Nord; è arrivata sia nei paesi ricchi che nei paesi poveri, in ogni tipo di struttura politica (sia in paesi comunisti come Cina e Vietnam, che in Indonesia e nelle Filippine, in India, in Pakistan e nel Nepal). In Italia, con la missione Arcobaleno, abbiamo sostenuto il microcredito in Kossovo. In due anni, abbiamo fatto 4.000 prestiti, molti beneficiari sono vedove. Grameen Bank è arrivata ovunque ci sia popolazione bisognosa nel mondo. Tre miliardi di persone al mondo non hanno accesso al credito finanziario: fare in modo che questa sia considerata una questione di diritti umani sarebbe un primo passo.

La globalizzazione, secondo lei, è un'opportunità o una minaccia?

È un'opportunità, ma bisogna far sì che sia indirizzata in modo da diventare un'opportunità per i poveri, altrimenti diventa nefasta.

Cosa pensa del movimento no-global?

Il movimento no-global è dalla parte dei poveri e contro la globalizzazione "sbagliata". È necessario concentrarsi contro la globalizzazione "sbagliata" e indirizzarla verso la giusta via.

Il microcredito funziona anche nei paesi ricchi?

Il microcredito è un'idea universale, che va bene in tutti i paesi in cui la gente povera non è aiutata da istituzioni finanziarie. Se sei povero, il problema è lo stesso sia nei paesi ricchi che nei paesi poveri.

Che ruolo gioca la Banca mondiale?

Inizialmente, era molto sospettosa verso il progetto Grameen. Successivamente, il presidente ha tentato di sostenere i nostri progetti, ma la Banca mondiale ha delle difficoltà strutturali a supportare nuove idee. C'è un rapporto misto di tensione e di supporto al microcredito.

Che cosa pensa, in generale, della Banca mondiale?

La Banca mondiale è un'istituzione molto importante, nella quale ci sono anche persone valide, ma vorrei aiutarla a cambiare. La sua è una struttura monolitica. Dovrebbe indirizzarsi di più verso le politiche di sviluppo dei paesi poveri.

Qual è il ruolo delle Organizzazioni non governative?

In Bangladesh, c'è una certa tensione tra governo ed Ong, perché il governo è sospettoso e le Ong lo accusano di ostacolare il loro lavoro. Ma in generale, le Ong danno un grosso contributo soprattutto nell'aiutare le donne e nell'istruire i bambini. Bisognerebbe migliorare i rapporti tra queste organizzazioni e il governo.

Cosa ne pensa del ruolo del Fondo monetario internazionale per la diminuzione della povertà?

Il Fondo monetario internazionale viene meno alle istanze che lo fondarono. La gente di potere non è interessata al futuro dei poveri. Grazie all'azione della Banca mondiale e alle forme di protesta che ci sono state, il Fondo monetario in qualche modo ha iniziato ad orientarsi di più verso le persone, ma il sistema è ancora molto lontano dall'alleviare la povertà.

Quale ruolo crede che le nuove tecnologie giocheranno nel futuro della Grameen bank e nella riduzione della povertà?

Le tecnologie informatiche rappresentano una grande opportunità per cambiare il futuro dei poveri. Noi abbiamo creato la Grameen phone e fornito i telefonini alle donne povere. Ora in Bangladesh abbiamo più di 10.000 donne con il telefonino, che aiutano 20.000 villaggi. Internet è importante perché mette in relazione tutto il mondo per le ragioni più svariate: sicurezza, salute, lavoro.

Che cosa pensa del digital divide?

Il digital divide è un problema reale di distanza tra ricchi e poveri: chi non ha accesso alla tecnologia informatica, è veramente primitivo. Si tratta di una situazione dannosa: bisogna rendere accessibile a tutti la tecnologia, ed è possibile.

Lei pensa che i poveri siano in grado di usare la tecnologia informatica?

È molto facile anche per il Terzo mondo usare la tecnologia informatica. Oggi è possibile parlare con il computer, che risponde anche, senza il bisogno della tastiera: va bene per tutti, è una sorta di lampada di Aladino: la macchina è il tuo genio e ti aiuta.

Lei sta cercando di creare un centro internazionale per la tecnologia informatica. Ce ne può parlare?

Senza la tecnologia informatica, i poveri non saranno mai liberi di crescere economicamente. Miliardi di persone hanno bisogno di questo. Così, il microcredito e la tecnologia informatica costituiscono una meravigliosa sinergia ed un'enorme opportunità, come la globalizzazione. Questo centro potrebbe realizzare l'istanza di utilizzare la tecnologia per risolvere i problemi dei poveri.