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L'argilla, "il futuro del passato"

Wanda Marra

Intervista a Pablo Echaurren, l'autore della scultura simbolo del Future Film Festival

Il Future Film Festival quest'anno ha deciso di affidare a Pablo Echaurren la scultura emblema della manifestazione. Pittore, fumettista, illustratore, scultore, ceramista, scrittore, Pablo Echaurren, che si definisce un costruttore di immagini, è dalla parte della fusione delle forme e di ogni possibile sperimentazione.

Lei è l'autore dell' "Argilla di Stella", la scultura simbolo del Future Film Festival. Che cosa ha voluto rappresentare e significare?

L' "Argilla di Stella", che è fatta di terracotta, è quanto di più contraddittorio possibile si possa immaginare, laddove deve rappresentare le nuove tecnologie. La ceramica, la terracotta sembra il materiale più fragile, più deperibile, meno deputata a raffigurare l'idea di futuro. Ma invece, paradossalmente, è uno dei materiali che si trasporta nel futuro più di qualsiasi altro: ci sono intere civiltà di cui si ignora tutto, salvo magari un vasetto rimasto. Quindi si può dire che l'argilla rappresenta il futuro del passato.
La decorazione si ispira a uno schema cinquecentesco detto della "Grottesca", la cui idea fondamentale è quella di riempire uno spazio con mostruosità umane, vegetali, animali; si copre l'horror vacui, si ha uno spazio proliferato. La stella è un abitante dello spazio, a sua volta abitato.

Nella pagina scritta per il catalogo di questo festival, lei parla di forme espressive che entrano in relazione tra loro, senza distanze tra i generi, senza separazione tra i mezzi di comunicazione. Vorrei che spiegasse meglio questa affermazione.

Questo è il mio lavoro. È una provocazione. In Italia in realtà c'è un ostracismo a leggere le cose se non si incasellano. Quello che ho sempre cercato di fare è stato far saltare le caselle: fare fumetti, fare quadri, fare ceramiche, ho fatto anche un film, delle sigle digitali. Ma in Italia per un pittore io sono un fumettaro, per i fumettari sono un pittore, per entrambi, un illustratore, e così via. Adesso ho scelto di scrivere, perché mi diverto. Anche Internet e le nuove tecnologie possono contribuire a un discorso di contaminazione dei generi.

In che modo Internet e le nuove tecnologie influiscono sul suo lavoro?

Le mie mani e la mia testa non riescono a lavorare utilizzando questi strumenti. Ma so che moltiplicherebbero assolutamente le potenzialità delle cose che faccio: le mie cose mi piacciono sempre di più quando capitano nelle mani di qualcun altro che poi le manipola e ci fa qualcos'altro. Mi piacerebbe mettere qualcosa in Rete, fare un'opera virtuale, interattiva, che ognuno può costruire a modo suo.

Da illustratore, come rappresenterebbe Internet?

Penso a dei fili che si mettono uno dentro l'altro, uno "vomita" l'altro, a una sorta di "Grottesca" mediatica moderna in cui lo spazio viene virtualmente coperto con una sorta di horror vacui...una "Grottesca digitale".

Lei che cosa pensa della web art?

La trovo importantissima. Ma trovo sbagliato il fatto di stampare le proprie opere. Un'opera digitale a me piace se sta sullo schermo, al massimo si potrebbero stampare con dei materiali di supporto che riproducono - per esempio - la luminescenza dello schermo. Inoltre non condivido quando nella web art si tende a vendere l'oggetto. L'arte su Internet deve essere assolutamente gratuita. Io sono per il no copyright in Rete, altrimenti questo strumento si snatura, perde senso.