Rubrica
30 marzo 2044:
la fine della moneta
di Antonio Caronia
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A cento
anni dagli accordi di Bretton Woods, a poco più di 40 anni dalla nascita dell'Euro, la
finanza mondiale sta forse per conoscere un nuovo scossone? È quanto sostiene non un
economista, ma un sociologo, il canadese Hendrick Sturm, continuatore dell'opera di McLuhan e di De Kerckhove, nel suo libro dal
titolo paradossale "La fine della moneta". Le reazioni degli economisti sono
state finora molto negative, se non apertamente derisorie; e tuttavia le tesi di Sturm
vengono discusse sui media
di tutta la Rete.
Secondo il canadese, infatti, in un mondo dominato dall'abbondanza, dalla flessibilità e
dalla comunicazione telematica, uno strumento di scambio così rigido come la moneta è
anacronistico; dovremmo anzi abbandonare del tutto l'idea di un "equivalente
generale".
Sturm sostiene che ci stiamo avviando verso pratiche di scambio sempre più dominate
dal baratto, sia pure da un baratto di tipo nuovo. L'esempio che fa è quello della
comunità telematica dei Net Scavengers, gli "spazzini della Rete", e del loro
successo economico. Gli Scavengers infatti vivono scambiando le merci e i servizi di cui
hanno bisogno con i vecchi software e le informazioni dimenticate che trovano sulla Rete
con i loro sofisticati strumenti di ricerca. La loro situazione, dice Sturm, ricorda
quella degli indigeni della Polinesia studiati dagli antropologi agli inizi del secolo
scorso, la cui moneta era rappresentata dalle conchiglie che si trovavano sepolte nella
sabbia dei loro atolli. Le tesi di Sturm, sinora, non hanno provocato alcun crollo delle
borse, ma per dovere di cronaca vanno riferite, e forse, chissà, vale la pena rifletterci
sopra. |
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