La parola all'oncologo
Effetti non ancora ben studiati, e letteratura
medica ancora insufficiente. Ma è vero che è così difficile
stabilire una relazione tra le leucemie, per esempio, e le
radiazioni elettromagnetiche? Alla fondazione Ramazzini di Bologna,
negli studi oncologici, si è posta da sempre grande attenzione
all'inquinamento ambientale come causa del cancro. Ricerche che in
passato si sono orientate sulla pericolosità di solventi,
pesticidi, materiali plastici e quant'altro riusciamo a immettere
sul mercato senza volerne verificare preventivamente e pubblicamente
la nocività. Quella che segue è la testimonianza di Morando
Soffritti, vice direttore scientifico della fondazione Ramazzini.
Testo raccolto da Umberto Contasta
Innanzitutto, per quanto riguarda la bassissima frequenza, cioè
i campi magnetici generati dalla corrente elettrica, le conoscenze
in letteratura sono molto più diffuse. Molti studi sono stati
condotti, e hanno dimostrato che bambini esposti a campi magnetici a
bassissima frequenza, ad un'intensità superiore a 0,4 microtesla
sono a maggior rischio di sviluppare la leucemia. Poi ci sono anche
gli effetti sulle persone che possono essere particolarmente
sensibili ai campi elettromagnetici, per i quali ci sono da rilevare
non soltanto gli effetti a lungo termine, ma anche i cosiddetti
effetti acuti, cioè le conseguenze della particolare sensibilità
al campo magnetico che un tempo venivano considerate manifestazioni
isteriche e che invece oggi hanno una caratterizzazione clinica
molto più precisa. Molto meno invece si sa per quanto riguarda le
radio frequenze, perché le esposizioni delle popolazioni a queste
radiazioni sono molto più recenti. Nello stesso tempo non sono
state fatte le ricerche di laboratorio che avrebbero consentito, se
adeguatamente condotte, la eventuale anticipazione del rischio. Nel
lontano 1996 le avevamo suggerite, ma non fummo ascoltati. A
tutt'oggi noi possiamo fruire su alcune indagini condotte su
operatori radar e su radio amatori, le quali avrebbero messo in
evidenza un aumento del rischio di leucemie e linfomi in queste
categorie esposte.
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