Mercoledi' 21 febbraio 2001

Revisione testi a cura della redazione internet di MediaMente

Vestire alla tecnologica

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 In principio era il tessuto. 
Dalla fibra naturale alla fibra chimica
- E in Italia? È l’ora del “nobilitatore tessile”
- Scarpe intelligenti
- Dalla forbice al mouse... sarti a scuola di computer
- ...ci sono da vestire 8 miliardi di consumatori, che aspettano...  

Vestiremo alla tecnologica  

Bitvestiti: dare corpo ad un'emozione

Col computer addosso

Il "nobilitatore tessile"

Tessuti tecnici a Pitti Immagine

Se il web fa moda, la moda entra nel web


Bitvestiti: dare corpo ad un'emozione

Per il sociologo Francesco Morace "alla fine quello che conta è la qualità dell'esperienza umana" che sta sotto (e dentro) i vestiti "tecnologici"

"Io penso che il wearable computer non sia una moda ma un'esigenza profonda e permanente, quella di avere un corpo arredato da una serie di prodotti che ci forniscono delle perfomances nuove". Vestirsi restando connessi in in Rete. Questo il futuro dell'abbigliamento secondo Francesco Morace, sociologo e presidente del future concept lab di Torino. Tanta tecnologia addosso, anche se poi, "alla fine quello che conta è la qualità dell'esperienza umana e dell'emozione, seppur filtrata dalla tecnologia. I wearable possono essere un utilissimo compagno di vita, se pensati e progettati in questa direzione".

Cosa è per te il wearable?

È un punto di partenza molto delicato e molto importante, che sta attirando molta attenzione in diversi settori anche nelle grandi aziende, perché la tecnologia indossabile e indossata deve fare i conti con molti linguaggi, con il linguaggio della tecnologia ma soprattutto con i linguaggi del corpo. Basti pensare a quanto la gestualità possa cambiare utilizzando questi prodotti, e quanto la comunicazione a distanza potrà diventare per noi un orizzonte definitivo. È importante considerarlo un laboratorio in cui diverse discipline, dall'ergonomia al design alla moda alle altre tecnologie dovranno convivere e progettare in modo interdisciplinare.

La chiave di volta è stata Internet, perché fino a qualche anno fa non era pensabile essere connessi in questa maniera così poliedrica, essere connessi con apparecchi, con altre persone…

Sicuramente Internet, e, in Europa, soprattutto in Italia, i telefoni cellulari, con gli sms, cioè con l'idea di condividere delle esperienze anche a distanza con gli altri. Questo elemento di nuova socialità ha aperto degli orizzonti impensabili fino a cinque anni fa.

All'inizio sembrava che dovesse essere la tecnologia ad influenzare la moda, adesso sembra debba accadere il contrario

Sì, perché nel momento in cui questi prodotti si avvicinano al corpo in maniera così rilevante, alla fine è la moda, il mondo dell'abbigliamento ad avere le chiavi per poter proporre delle estetiche compatibili con il nostro corpo, per cui sicuramente il mondo della tecnologia sta guardando con grande interesse a quello della moda.

È un grande business?

È un grande business, soprattutto in una proiezione di medio-lungo termine. È molto delicato trovare gli strumenti giusti per fare in modo che questi prodotti non diventino dei gadget. Ma diventino degli amici, dei partner quotidiani che ci portiamo addosso e di cui non sentiamo il peso.

C'è qualche rischio di campi elettromagnetici?

I rischi ci sono, e continueranno ad esserci, e non è un caso che nel mondo dell'abbigliamento, dei filati e dei tessuti, si stia lavorando su proposte schermanti, cioè sulla possibilità di compensare questo attraversamento magnetico che il nostro corpo dovrà subire con materiali che in qualche modo ci proteggano.

Per sconnettersi bisognerà spogliarsi completamente?

Questa è una bella domanda. Penso sarà molto importante progettare non solo l'abbigliamento e questi nuovi oggetti da indossare, ma i propri limiti, cioè bisognerà evitare questa sbornia da connessione partendo dall'emozione. Per fare un esempio, ci sono studi per creare prodotti non necessariamente legati alla connettività ma alla luminosità. C'è chi sta lavorando su progetti di fibre artificiali luminose. Oppure di capi d'abbigliamento che cambiano colore a seconda della temperatura. E quindi la presenza della tecnologia non sarà necessariamente da grande fratello, ma ci darà invece delle emozioni e delle esperienze nuove.

Quanto di questo rimarrà gadget e non si userà più, e cosa invece avrà una reale utilità nella nostra società?

Credo che tutto quello che punta sulla sorpresa dei gadget avrà una vita breve, però aprirà le porte ad altre applicazioni più discrete, direi di "smartware", di abbigliamento intelligente che magari è anche invisibile. E queste applicazioni cambieranno l'esperienza e la qualità della nostra vita. Rimarranno. E modificheranno, partendo dal nostro corpo, la nostra esperienza quotidiana.