Col computer addosso
Al MIT di Boston si investono fondi per la
progettazione di abiti computerizzati e scarpe intelligenti
di Stefano Salimbeni, Antonia Moro
Centro di ricerca avanzata e punto di riferimento per la cyber
evolution, nel Media Lab di Boston si si studiano da anni strutture
di abbigliamento in grado di modificare automaticamente la propria
consistenza adattandosi perfettamente all'attività svolta da chi le
indossa. E i progetti diventano realta' e si sfila in passerella con
collier e orecchini che nascondono microfoni e ricevitori, mentre
negli occhiali da sole si celano monitor e telecamere. Sono le
creazioni di Charmed, una ditta di Beverly Hills nata come naturale
conseguenza delle ricerche del Media Lab. Qui si lavora sui computer
indossabili da quasi dieci anni. Ora, però, si sta cercando di
farli belli oltre che funzionanti. La ricerca e' stata fondamentale
e si e' scelto di spostare l'attenzione dai computer, scatole grigie
multifunzione, allo stile di vita di chi indossa giacche o vestiti
computerizzati. Il salto e' grosso. Il direttore accademico del
media Lab del MIT evidenzia come i computer indossabili sfruttano il
concetto di realtà aumentata, da non confondere con quella
virtuale. E siamo solo agli inizi. Secondo il professor Pentland, i
potenziali utenti dei computer da passeggio, per così dire, sono
praticamente ovunque: "sono essenziali a tutti coloro che
devono svolgere mansioni importanti in cui servono tutte e due le
mani, il problema con i computer normali è che bisogna sedersi e
usare una tastiera. Anche con i palm top servono entrambe la mani ed
entrambi gli occhi, dunque se stai scambiando azioni, o se sei un
dottore e stai operando, o se stai riparando un aereo, in tutti
questi casi le tue mani devono essere libere".
Ma anche i piedi non scherzano quanto a tecnologie applicate. Con
150 dollari si può, infatti, acquistare su Internet un paio di
scarpe cosiddette pensanti. Quest'idea è venuta Ronald Demon, un
ventitreenne laureato anche lui proveniente dal Mit, che ha fondato
la Vectra Sense e dal 1999 ha cominciato a produrre la tecnologia
"thinkshoe" ( scarpa pensante): "nella suola c'è un
piccolo computer grande come una monetina, che mentre ti muovi sente
il cambiamento di pressione nella scarpa, capta le frequenze delle
pressioni del piede, in pratica vede quante volte la scarpa colpisce
il terreno e l'intensità di quei colpi. Basandosi su questi dati,
fa un'analisi abbastanza complicata per determinare l'assetto
ottimale della scarpa". I processori ai piedi sono molto utili
anche nelle manifestazioni sportive: ad esempio tenere gli atleti
sotto controllo, specie quando i corridori in questione sono
migliaia. Nella scorsa edizione della maratona di Boston erano in
16000. Ogni corridore ha un microchip nella scarpa, ed appena
attraversa certi punti del tracciato il chip registra sia il nome
dell'atleta che il suo tempo. La Boston Athletic Association
archivia i nomi e i tempi e li archivia direttamente sul sito
Internet. Per rintracciare gli atleti uno per uno e' sufficiente
infatti digitarne il nome o la provenienza sul sito web, dove una
banca dati veniva aggiornata in tempo reale, man mano che i
processori inviavano i loro segnali. Per ora il sistema sviluppato
da Microsoft e Digital è un'esclusiva della Boston Athletic
Association. I coniugi infedeli sono avvisati: con una tecnologia
simile in circolazione, il pretesto del jogging per recarsi
dall'amante potrebbe non funzionare più.
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